Un po' di sollievo...

Un po' di sollievo...

  • di Redazione
  • 25 Febbraio 2020
  • Rita, poesie e non solo

La nostra cara Rita Meleddu ci regala un altro momento della sua vita quotidiana nel ricordo di Mon Piscion

Mi è venuto un dolore in corrispondenza del rene destro, l'unico che ho, l'altro infiltrato dalla malattia, è ormai escluso, non funziona più e capite bene che avendo un solo rene e pure lui interessato da malattia, mi sono leggermente allarmata, ma voglio sperare che non sia niente di che...
Questo povero rene sta reggendo la baracca, dall'ultima tac sembrerebbe più libero da malattia rispetto a un annetto fa e spero che continui così, niente più catetere renale esterno per venirgli in aiuto nella sua funzione e niente disagi. Riflettevo e mi dicevo che sono sei mesi esatti che il catetere esterno uscito dalla sua sede accidentalmente non mi accompagna e non mi fa più  penare. Ho pensato che la malattia non è mai sazia e in tutti questi anni mi ha fatto tantissime cattiverie, cerca di farsi un baffo di tutte le cure fatte, che pure in tutti questi anni sono riuscite a ostacolarla e qualche volta pure a bloccarla o a farla tornare indietro, cosa non scontata.

Penso ad esempio a quando la carcinosi peritoneale era diventata imponente e mi aveva ridotto a uno scheletro, e non per modo di dire. Quel periodo facevo il Carboplatino che non fu in grado di frenare l'avanzata della carcinosi peritoneale, ma mi fece letteralmente scomparire una metastasi piuttosto grande al polmone destro, fino a quel momento mai interessato da malattia. Quando con la mia dottoressa visionammo la tac, quasi non credevamo ai nostri occhi.  In tanti anni di cure mai avevamo avuto un risultato così eclatante. In genere la mia malattia progredisce invece che regredire, poteva capitare naturalmente di avere miglioramenti, altrimenti non sarei qui a scrivere, ma risultati così soddisfacenti e inaspettati mai.  Ho sentito pazienti  che hanno avuto risultati sorprendenti con il Carboplatino, altri no, o comunque meno,  ma questo dimostra una teoria già risaputa, ognuno reagisce in modo diverso alle cure; ma bisogna farle sempre con grande fiducia, i nostri oncologi sanno quello che fanno quando ci propongono una cura piuttosto che un'altra, e io sono la dimostrazione che una certa cura che io non vedevo l'ora di smettere, perché sapevo perfettamente che c'era progressione di malattia al livello del peritoneo, per un certo verso aveva invece fatto un miracolo, o il suo dovere.

Riflettevo dicevo su quanto mi abbia e mi stia mettendo ancora alla prova la malattia e ripensavo ai tanti disagi a cui mi ha sottoposto in questi anni, uno di questi è appunto dovuto al catetere renale esterno, che per fortuna ci ha pensato da solo a togliersi di mezzo, ma andiamo per ordine...Ho portato il catetere per un anno, e lo sostituivo all'incirca ogni tre mesi, sempre in ospedale naturalmente. Mi ha aiutato e lo devo ringraziare, anche il rene destro come detto era stato colpito da malattia, e come mi rammentava la mia oncologa, correvo il rischio di andare in blocco renale e finire in dialisi. L'inserimento del catetere ha scongiurato queste possibilità, e da quel punto di vista ero si può dire tranquilla, mi ero poi abituata a portarlo e facevo la vita di sempre cercando di non farmi condizionare da quello che era pur sempre un corpo estraneo, che però ogni tanto faceva capricci. Quante volte si è aperto o staccato, il più delle volte fortunatamente è accaduto a casa, ma è successo anche fuori casa, lascio immaginare...
Mio marito era diventato un esperto infermiere e cambiava il catetere velocemente, ma sempre prestando attenzione a che il catetere non si sfilasse dalla sua sede. Non bisognava assolutamente tirare il tubicino che collegava il rene al sacchetto che raccoglieva le urine, ma spesso questo tubicino sottile si incollava quasi al sacchetto ed era un'impresa liberarlo cercando di non tirare. Più facile a dirsi che a farsi, mio marito andava in panico, io gli dicevo di stare sereno, che non sarebbe uscito; ma una volta capitò che un po' di tubicino fuoruscii nonostante le precauzioni, e presi dalla paura che il catetere  potesse essersi sfilato dal rene, filammo di corsa in ospedale a Cagliari (non l'Oncologico, dove non è presente il reparto di Urologia), dove trovammo una dottoressa che ci rassicurò subito, il tubicino intanto era tornato al suo posto, ma la paura è brutta e meglio farsi un viaggio a Cagliari per nulla, piuttosto che stare nel dubbio.

Ma quanti viaggi di punto in bianco abbiamo fatto. La prima volta che venne inserito il catetere, essendo completamente digiuna in materia, chiesi che problemi avrei potuto avere nell'immediatezza, o i giorni seguenti. L'inserimento del catetere è un intervento minore, ma pur sempre un intervento. Il rene che deve ricevere il catetere viene punto una o più volte prima che il catetere sia inserito nel giusto modo. Si fa in anestesia locale, ma l'ho fatto anche senza anestesia e non mi è piaciuto ma quella volta andava fatto così. Si capisce che il rene punto ripetutamente ne risenta e quando passa l'anestesia si avverta dolore. Dunque chiesi agli urologi che problemi avrei avuto e mi dissero che avrei potuto avere dolori ma non forti. Finito l'intervento ero felice come una Pasqua, non avevo dolori se non un leggero fastidio. Mi tennero in osservazione fino a tarda sera, poi visto che tutto era andato per il meglio mi rimandarono a  casa. I guai cominciarono il giorno dopo, avevo dolori ma pensavo fosse normale, e così per i giorni seguenti, chi aveva fatto l'intervento prima di me, a cui mi rivolsi per avere un consiglio,  aveva pareri discordi, chi diceva che era normale avere dolori, chi che non avrei assolutamente dovuto avere dolori.  A chi credere?

Intanto i dolori aumentavano, ricordo che una notte i dolori divennero talmente violenti da non riuscire ad andare a letto. Le gambe erano come paralizzate e me le dovette tirare sul letto, mio marito. Passai una notte d'inferno, nulla poterono gli antidolorifici assunti, e la mattina presto manco a dirlo, di corsa in ospedale. I dolori nel frattempo erano leggermente diminuiti, mi vide una dottoressa, che però mi visitò solamente, senza farmi almeno un'ecografia, e mi disse di stare tranquilla e tornare a casa, era tutto a posto. Era talmente così a posto  che il giorno dopo tornammo nuovamente in ospedale. Fortuna volle che trovassi un urologo più scrupoloso che mi fece immediatamente un'ecografia e vide che un minuscolo grumo di sangue ostruiva il tubicino, e questo mi provocava i dolori tornati nel frattempo di nuovo forti. Chiamò un'infermiera e si mise all'opera per cercare di disostruire il tubicino. Mentre lui faceva l'eco, l'infermiera con una siringa mandava acqua sterile attraverso il tubicino esterno, per tentare di liberare quello interno. Niente da fare. Provarono e riprovarono non so più quante volte, ma nulla, Non si contano le ecografie che mi fece. Durante l'esecuzione delle eco mio marito aspettava fuori, poi il medico lo faceva accomodare e gli spiegava tutto, vedeva quanto era preoccupato e lo era anche lui. In quei momenti ho percepito da parte del medico e dell'infermiera, amore verso di me, volevano aiutarmi ma non riuscivano, a un certo punto l'urologo mi disse che avrebbe aspettato l'arrivo dei colleghi che prendevano servizio di lì a poco e poi mi avrebbe riportato in sala operatoria per risolvere il problema. 

Ma non si voleva dare per vinto, tentò un'altra strategia. Prese a massagiarmi il fianco, nel punto d'inserimento del catetere, schiacciando leggermente. Nulla, ormai stava per desistere quando sento "ce l'abbiamo fatta"! Mio marito in quel momento era presente e aveva visto anche lui la causa dei miei dolori, come detto, un minuscolissimo grumo di sangue, così piccolo, eppure capace di fare tanti danni. Il medico mi lasciò non prima di dire all'infermiera di procedere al posizionamento del sacchetto avendo cura di spiegare per filo e per segno a mio marito come procedere, visto che non ci era stato spiegato nulla se non molto velocemente al momento del primo posizionamento del sacchetto. L'infermiera incaricata allora, quasi seccata, aveva perso poco tempo in spiegazioni, dando per scontato che noi dovessimo sapere. Ma quando mai!!! Ringraziammo davvero tanto quel medico scrupoloso, certo il giorno prima sarebbe bastato che la dottoressa fosse stata più attenta e avesse fatto un'ecografia, ma tant' è, andò così..

Non si contano le volte che in un anno di catetere siamo finiti in ospedale, fortunatamente ogni volta una visita accurata e un'ecografia risolveva la questione, e tornavamo a casa rassicurati, ma capitò anche una volta che andammo in ospedale ma all'Oncologico, sempre per la faccenda del rene però, tutto bene. Tornati a casa mi accorgo che l'urina era fuoriuscita direttamente dal fianco, dal foro d'ingresso del catetere per capirci. Panico!!! Non era normale. Che fare? L'unica cosa logica, si torna di corsa  in ospedale, stavolta al Brotzu in Urologia, dove dopo un'ulteriore ecografia mi dissero che era tutto a posto, il catetere era  in sede e poteva capitare che un po' di urina fuoruscisse dal fianco.  Insomma non sto a dire le volte che il catetere ci ha fatto correre in ospedale o mi ha messo a disagio aprendosi anche nei posti mano opportuni, come successe una volta in un negozio, e mi fece uscire dallo stesso più veloce di un fulmine, fino a che un giorno ha deciso che era tempo di lasciarmi e si sfilò per conto suo.

Era una domenica mattina (classico, sempre nei fine settimana mi accadono le cose), mio marito mi aveva appena sostituito il sacchetto, uscimmo, percorsi pochi chilometri sento un gran calore al fianco, capisco che il sacchetto si è aperto, cerco di tamponare e si torna urgentemente a casa per sostituirlo, mentre mi spoglio, ero zuppa di pipì che per quanto fosse la mia, piacere non mi faceva, faccio per togliermi i pantaloni, e sento "Plofffff"!!! Sulle prime non realizzo, poi guardo a terra e vedo il mio amico, il mio aiutante, il mio fidato cateterino, praticamente morto... mi fa pena, ma più pena mi faccio io, mio marito non appena vede quello che è successo tira fuori la macchina dal garage e via di corsa, dopo essermi lavata e rivestita, in ospedale, dove una dottoressa accertatasi che potevo urinare spontaneamente e stavo bene, decide di farmi tornare il giorno dopo per riposizionare il catetere. Il lunedì mi presento prestissimo, come d'accordo e quale non fu la mia sorpresa, quando dopo un'ecografia a cui ne seguirono altre per sicurezza, mi fu detto che il mio amato rene stava funzionando benissimo e non avevo bisogno, almeno per il momento, del catetere. Non ci credevo e anzi insistevo affinché mi venisse riposizionato. Diversi urologi mi rassicurarono, e allora finalmente convinta, salutai senza rimpianti, ma con molta gratitudine il mio grande alleato che per un anno aveva fatto le funzioni del mio caro sfortunato rene.