Un'altra settimana travagliata

Un'altra settimana travagliata

  • di Redazione
  • 8 Settembre 2020
  • Rita, poesie e non solo

È martedì e ritorna l’imperdibile appuntamento con la rubrica curata dalla nostra magica Rita Meleddu

Anche questa settimana appena trascorsa è stata pesante, innanzitutto mi voglio scusare con voi che mi seguite, siete stati tantissimi a preoccuparvi per me e a scrivermi. Io purtroppo non sono riuscita a rispondere, sono stata male praticamente ogni giorno da domenica scorsa. Solo sabato sono stata bene, poiché venerdì ho fatto la chemio, e quando si fa la terapia, si sa che ci riempiono di cortisone, che tiene lontano dolore e nausea, almeno per il giorno della cura, e nel mio caso, anche il giorno dopo, poi cominciano i fastidi e gli effetti collaterali che sono ogni volta sono diversi e più o meno intensi. Tornando ai vostri commenti sempre molto affettuosi nei miei confronti, trovo educato rispondere. Anzi, io credo che se una persona ha perso parte del suo tempo per commentare ciò che scrivo, ho il dovere di rispondere, magari solo con un "grazie", vedo invece che molte persone scrivono, postano qualcosa, poi non rispondono a nessuno, non capisco che significato abbia la cosa, in pratica scrivono per loro stessi, mah, il mondo è bello perché è vario e anche avariato, anzi molto avariato... 
Ma vediamo cosa mi è capitato di questi tempi, tanto ormai, come dico spesso, ogni giorno ce n'è una. Ma in tutto il caos che provoca la malattia, ogni tanto ho una lieta sorpresa, almeno una piccola rivincita sul tumore. Ho fatto l'ecocolordopper alla gamba sinistra per accertarci che si trattasse di trombosi, visto che i sintomi c'erano tutti, e invece con mia grande sorpresa la dottoressa che ha eseguito l'esame, mi dice che non c'è nessun trombo, ma tutto quel gonfiore può essere dovuto al gran caldo di quei giorni, le dico che ho dolore e fastidio al ginocchio, soprattutto dietro e ho l'impressione che quando mi sdraio, non riesca a stendere bene la gamba soprattutto al livello del ginocchio, ma è solo una mia sensazione, perché in realtà riesco a stendere la gamba benissimo. Lei allora decide di rifarmi l' eco perché in base ai sintomi da me descritti, le ho fatto venire in mente che potrebbe trattarsi di cisti articolari, che non ho capito bene cosa sono, ma per fortuna neppure queste cisti sono presenti. Allora perché la gamba sinistra rimane sempre più gonfia e dura della destra? Perché all'altezza dell’inguine è presente la malattia che schiaccia e comprime proprio in quel punto, per cui, questo regalino me lo dovrò tenere per sempre, ma vi assicuro che il gonfiore persistente, sebbene non più eccessivo come le scorse settimane, è fastidioso. Comunque il giorno dell'eco, lascio l'ospedale contenta, ormai si può dire che sono anni che faccio esami, sempre con esiti negativi, con negativi intendo brutti, cioè c'era sempre qualcosa che non andava, quindi il risultato dell'eco mi ha incoraggiato e dato la forza per continuare la battaglia che, come dico spesso, non ho scelto io di combattere, mi è piovuta addosso tra capo e collo e io faccio di tutto per contrastarla e difendermi; non indosso elmo, né armatura, non possiedo scudo e lancia, le mie armi sono le terapie, i medici, soprattutto la mia dottoressa che mi segue e trova sempre le soluzioni anche nelle fasi più critiche, e la mia determinazione associata a una grande forza di volontà, la vicinanza di tutta la mia famiglia, che a differenza di finte amiche, non ti abbandona mai, tanta pazienza e speranza, quest'ultima, insieme alla fede, è forse l'arma più potente. Quando vedo le cose evolvere al peggio, come in effetti sta succedendo, mi attacco alla speranza, sono ben cosciente che giunti a un certo punto solo questo rimane... 
Cos' è successo dunque questa settimana? Non ricordo se è stato all' inizio di questa settimana, in ogni caso non più di una decina di giorni fa, ho avuto ancora una volta gli spasmi muscolari, cioè io immagino che siano muscolari, improvvisi, come al solito, arrivano senza che nulla li scateni, almeno in apparenza. Era forse una ventina di giorni che mi avevano lasciato in pace, tuttavia sentivo sempre il braccio sinistro come in agitazione, non posso fare nulla per prevenirli o prevederli, così una mattina, dopo aver fatto qualcosa in casa, da fare ce n'è naturalmente sempre e non mi annoio di certo, mi sono seduta sul divano e ho messo l'ossigeno; ero rilassata e non avevo in alcun modo sforzato il braccio, quando improvvisamente comincia a muoversi. Ero sola, mio marito era uscito per fare la spesa, e al solito a ritirare dei farmaci, nell'ospedale di un paese vicino, i miei figli non sentono neppure se esplode una bomba vicino, perché indossano quasi sempre le cuffie con la musica a volume alto, ma non mi avrebbero sentito lo stesso, perché io in quei momenti sono lucida, ma tremo tutta, soprattutto la parte sinistra. Riesco a parlare, ma non a gridare. Ho cercato di mantenere la calma, col braccio destro tenevo quello disubbidiente e lo massaggiavo. Mentre le altre volte la gamba e il piede tremavano e si muovevano ma non quanto il braccio, questa volta si alzavano anche 20 cm da terra, poi sbattevano violentemente sul pavimento. Anche la testa viveva di vita propria e ondeggiava a destra e a sinistra. La mia paura, ogni volta, è che questi attacchi non si fermino come finora grazie a Dio è sempre successo, e continuino all'infinito. Sono attacchi che durano pochi minuti, ma sembrano attimi eterni. Quando terminano, il braccio e la gamba rimangono insensibili a lungo, come morti, ricadono inermi; ed è una bruttissima sensazione, poi piano piano riprendono vita. Avevo paura che durante l'attacco mi telefonasse mio marito, in quanto non avrei potuto rispondere, e lui si sarebbe spaventato tantissimo, invece con un tempismo perfetto, mi ha chiamato proprio appena terminate queste specie di scosse che hanno sicuramente origine neurologico. Non appena ha saputo mi ha detto che sarebbe arrivatosubito, al che gli ho risposto di stare tranquillo che stavo bene, ma lui, per essere certo che non restassi sola, ha chiamato nostro figlio Luca al telefonino. Niente, aveva il cellulare staccato e parole sue "l' ho riavviato e staccato proprio adesso". Anche qui tempismo perfetto. Mio marito, vedendo che non era rintracciabile al cellulare, chiama al fisso di casa sperando in una sua risposta, di mio figlio intendo. Sì, credici...

Naturalmente non ha sentito, anche se a onor del vero, quel telefono fa uno squillo così basso, che è difficile sentirlo anche in soggiorno. Io però lo sentivo, ma non riuscivo ad alzarmi per rispondere in quanto la gamba era ancora offesa e non mi reggeva. Alla fine mettendoci tutta la forza possibile, mi sono alzata e trascinando nel vero senso della parola la gamba sinistra che ancora non dava segni di vita, ho raggiunto il telefono e gli ho risposto. Giustamente o forse non era giusto, era incavolato col figlio, e mi chiedeva di dirgli di venire da me e stare con me. Sempre a passo di lumaca raggiungo la sua camera, gli spiego cosa mi è appena successo e gli chiedo di venire ogni tanto a vedere come sto, e lui: "Perché non stai tu qui?" In quel momento non avevo neppure voglia di mandarlo a quel paese, però devo dire che ogni tanto veniva a vedere se esistevo ancora o meno. Tuttavia mi sentivo bene, e come sempre accade quando mi vengono questi spasmi, appena terminano io riprendo la mie faccende come niente fosse, tanto non è in mio potere fermarli e se mi devono tornare mi tornano che io lo voglia o no. Questi attacchi non si sono mai ripetuti nella stessa giornata, il giorno invece sì! Avevo preparato il pranzo, tortellini alla panna e salmone, peraltro buoni, e pranzavamo tranquillamente. Faccio appena  in tempo a mangiare qualche boccone, che riconosco i sintomi, degli spasmi, ma non faccio in tempo neppure a dirlo, che riparte l'attacco. Questa volta è stato così violento che per quanto mi muovevo scivolavo dalla sedia. Mio marito più spaventato di me, perché la cosa fa veramente spavento a chi la subisce e a chi la vede. Mi teneva il braccio massaggiandolo, e Luca la gamba sinistra che, come era successo in mattinata se ne andava per i fatti suoi. Per fortuna non ha fatto come il fratello che in un attacco avuto giorni prima, mi teneva sbagliando, la gamba destra che per ora grazie a Dio non è interessata da questo fenomeno che ha quasi del paranormale, ma che in realtà ha una causa specifica che lo provoca. Il fatto che mio figlio avesse scambiato la gamba sana per quella malata, una volta terminato l'attacco, scatenò in me la ridarella. 

Non riuscivo a smettere di ridere, e mio marito mi diceva: "Anche nei momenti più difficili riesci a trovare il lato buono" , "e certo rispondevo, è sempre meglio ridere che piangere, per quanto sono viva, rido, poi certo non riderò più!". Povero mio marito, quante ne deve sopportare. C'è da dire che gli ultimi attacchi sono stati molto più violenti degli altri avuti in precedenza, che già lo erano, e ho notato che i sintomi sono sempre più accentuati e corrono veloci ogni volta di più. Le prime volte era interessato solo il braccio sinistro e tutta la parte sinistra del mio corpo, gli spasmi erano forti, ma non come adesso, la gamba sinistra tremava, ma con minore intensità, anche il viso era interessato, sempre e solo da una parte, mi spaventai molto la primissima volta; ricordo che pensai che mi stavo paralizzando, o peggio che stessi per avere un ictus, perché purtroppo quando sono presenti metastasi cerebrali, può accadere. Mi stupiva però il fatto che io fossi lucida e presente, e pensavo: "Sto per morire ma non soffro, morire dev'essere così". Mio marito era in panico, mi ero  rovesciata sul divano e non parlavo a voce alta, non potevo, però cercavo di tranquillizzarlo dicendo che non avevo dolore, ma sentendo come una sensazione di morte imminente, gli chiesi di chiamare i ragazzi perché volevo parlargli o almeno salutarli. Naturalmente come sempre hanno sentito dopo un bel po' dopo e a quel punto l'attacco era bello che terminato, io ero già tornata in me e davo ordini a destra e sinistra. Non sono morta, evidente non era ancora giunta la mia ora, dal primo attacco sono passati almeno 5 mesi e sto sempre qui; seppur sempre più malconcia. Visto il ripetersi dell'evento; e non potendo sapere se in quel momento sarò sola, mio marito ha deciso di comprarmi un campanello, in modo che se dovessi star male, e sempre se faccio in tempo a schiacciare il pulsante che lo attiva, i miei figli possano venirmi in soccorso. Così facciamo la prova, mettiamo il campanello in camera di Luca e il pulsante lo tengo io in soggiorno. Ecco che bella pensata, ora se mi sposto mi devo portare dietro oltre al telefonino e il cordless anche questo pulsante che è abbastanza grandetto... Facciamo la prova, tutto a posto, il campanello si sente benissimo e mio marito esce di casa un po' piu tranquillo. Ma cosa succede? Il pulsante che tengo vicino a me, è molto sensibile, così io non mi accorgo di averlo toccato fino a che vedo Luca appalesarsi in soggiorno e chiedermi se stavo male, alla mia risposta negativa mi fa : " E allora lo fai apposta". (E certo, come no?) "Non suonare se non stai male." Sto zitta per quieto vivere, passano alcuni minuti e si ripresenta: "Stai male?" Io: "No, perché?" "E allora perché suoni quel campanello?" "Non l' ho suonato" " E certo, ha suonato da solo..." Questa faccenda si è ripetuta diverse volte in questi giorni, se solo sfioro il pulsante, parte con un'allegra musichetta. Non ho capito se mio figlio è più contento se non sto male, o più seccato dello scampanellino involontario, purtroppo succede spesso e non è colpa mia. Mi viene in mente però la storiella di Gianni e il lupo, che ci insegnavano a scuola, per farci capire che uno scherzo stupido si può trasformare in qualcosa di poco piacevole. Tutti ricorderanno Gianni che per far spaventare gli abitanti del suo paese gridava al lupo, al lupo. Tutti gli credettero, si spaventarono, per poi scoprire che non era vero. Così per una, due, tre volte. Lui rideva fiero dello scherzo da lui ideato, fino a che il lupo arrivò davvero, anche questa volta gridò: "Al lupo, al lupo", ma le persone pensando ad un suo ennesimo scherzo lo lasciarono nel suo brodo. Sinceramente non ricordo come finì la storia, ma non certo bene. Ecco non vorrei far la fine di Gianni e cioè la volta che mi sento male davvero non accorre nessuno pensando che il campanello abbia suonato da solo. Vabbè, vorrà dire che me la caverò ancora una volta da sola.