Torregrande, Pica Uda Beach, il nostro bar preferito!

Torregrande, Pica Uda Beach, il nostro bar preferito!

  • di Redazione
  • 10 Novembre 2020
  • Rita, poesie e non solo

La nostra meravigliosa Rita Meleddu ci racconta delle sue passeggiate domenicali

Oggi parlerò del nostro bar preferito, meta di tanti viaggi, ma prima racconterò di qualcosa legato alla malattia, sempre più in progressione, che mi sta mettendo in crisi, e io sono una che non conosce la parola "scoraggiarsi". Vengo subito al sodo, la settimana appena trascorsa, mi ha vista stare bene, ma che dico? Bene, benissimo, tutto questo tenendo conto della malattia non grave ormai, di più!!! Sono talmente fiduciosa nelle cure che faccio, che quando sto bene, io mi sento guarita. Potrebbe accadere, perché no? Come dico sempre, bisogna avere fede, non sappiamo mai cosa ci riserva la vita, dunque... Fatto sta che fino a giovedì notte sono stata benissimo, poi durante la notte è precipitato tutto. Ora spiego perché chiedo il vostro aiuto, e badate, non bisogna essere malati oncologici per quello che mi sta succedendo. Come ho accennato, vado a letto senza nessun disturbo, certo il respiro è un po' così, e infatti devo sempre tenere l'ossigeno, ma fortunatamente avevo sempre un'ottima saturazione, fino a 98, che spesso neppure una persona sana delle volte ha così. Tornando a giovedì notte, verso le 4 mi alzo, e prendo la protezione per lo stomaco, il Lansox da 30 mg, che utilizzo da quasi 12 anni e non mi ha mai dato problemi. Giovedì, invece, non faccio in tempo a tornare a letto che vengo colta da un bruciore fuori dalla grazia di Dio alla gola, alle orecchie e al tratto esofageo, infatti questo disturbo mi ha fatto subito pensare a quella che sembra un'esogite, o un reflusso esofageo, che poi alla fine credo siano la stessa cosa. Un fatto improvviso e molto violento. Questo fatto si era verificato in precedenza, sempre in concomitanza dell'assunzione del Lansox. È un dolore, un fastidio così brutto che non si attenua o scompare, neppure con l'assunzione di un antiacido come può essere la Citrodosina, o il Gaviscon. Prima mi aiutavano molto, ora decisamente meno. Anche stanotte mi è successo, e i malesseri tra cui la nausea mi hanno lasciato solo poche ore fa, a pomeriggio inoltrato. Vi chiedo questo: "È successo anche a voi, che l'assunzione di un medicinale che avete utilizzato per molto tempo, senza avere nessun problema, improvvisamente si sia rivelato un nemico, e vi abbia provocato i sintomi che sta causando a me il Lansox ?" Ve ne sarei veramente grata se mi vorreste rispondere; naturalmente non deve essere necessariamente il Lansox, ma un qualsiasi farmaco. La prima volta che ho avuto questi disturbi è stato in seguito all'assunzione di un integratore che mi avrebbe dovuto aiutare ad alleviare i sintomi della grave neuropatia che ha colpito l'estremità di mani e piedi, le dita intendo. Purtroppo i pazienti oncologici in seguito alle pesanti cure, sono soggetti a questi disturbi molto fastidiosi. Ecco, lo scompenso che mi sta causando ora il Lansox l' ha provocato per primo questo integratore. Si accettano tutti i consigli, grazie!!! Allo stesso modo quel giovedì di questa ultima settimana, vengo colta da grave crisi respiratoria, tanto da dover ricorrere all'ossigeno in maniera molto più consistente di quello che faccio solitamente. Fate conto che avevo la saturazione a 70, e già quando la saturazione scende a 90, si dovrebbe chiamare il medico. Mi conoscete un po', credete che lo abbia fatto? Certo che no!!! Nella mattina di venerdì si aggiunge la febbre a 38, di male in peggio, mio marito spaventato mi dice: "Chiamiamo il medico". E io: "Non ci penso nemmemo, sai bene che febbre e saturazione, nel mio caso, dipendono dalla malattia. Sono sicura che la febbre e le molteplici metastasi diffuse ai polmoni, sono aumentate di numero e di dimensione, e provocano tutto questo. Poi mi accorgo, il corpo è mio e ormai colgo anche la più piccola sfumatura. Sai bene che se chiamo il nostro medico, volente o nolente lui mi deve segnalare a chi di dovere, e non ho alcuna intenzione di finire in ospedale!" Del resto con una Tachipirina ho sfebbrato subito, e la febbre non è più tornata, per cui ne deduco che non si tratta di Covid che non credo si fermi davanti a una semplice Tatachipirina, figuriamoci! Alla fine, però, sono stata bene, ieri stavo benino e da stanotte invece si è ricominciato da capo, ma non ho voluto rinunciare alla passeggiata domenicale nel nostro luogo preferito. Sono mesi che, a parte le nostre gite domenicali e le uscite (una al mese), non metto il naso fuori dalla porta, ed erano 15 giorni esatti a domenica che me ne stavo chiusa in casa. Pur stando male, sono voluta uscire, non ce la facevo più... Mio marito temeva per me, ma lui sa bene che ogni volta in cui usciamo riusciamo a staccare, ed io, forse, perché si cambia aria, seppur per poco tempo, manco mi ricordo di stare male. Dunque domenica partenza per Torregrande, destinazione mare (anche se lo vedo da lontano) e destinazione bar (per noi più il bello in assoluto di Torregrande). Abbiamo fatto bene ad uscire, la giornata era stupenda, primaverile, mi pare che ci fosse anche anche qualche bagnante, e abbiamo visto tantissime roulottes, segno che in tanti si sono ritrovati a Torregrande. Inoltre a me mette allegria il fatto che è sempre (estate e inverno) pieno di gente, giovani, anziani e tantissime famiglie con bambini al seguito. I bimbi giocano felici ed è una gioia guardarli. Almeno loro non hanno problemi e paure da contrastare, e guai se non fosse così. Domenica ho chiesto a Riccardo che è il proprietario o comunque gestore del locale, la licenza di scrivere sul suo bar e lui mi ha detto di sì. Sarebbe stato maleducato da parte mia non informarlo, aveva facoltà di dire di no. Ma come abbiamo trovato il Pica Uda Beach, la prima volta? Beh, Torregrande non è enorme, poi il locale rimane quasi all'ingresso del paese, nei pressi della famosa torre, sulla destra, poi il bar ha delle scritte visibili da lontano.  Dunque, dopo avere visitato molti bar del posto, e tutti carini, un giorno entriamo nel locale di Riccardo, c'erano ancora gli altri gestori; e da allora non lo abbiamo mai lasciato. In questi anni non posso dimenticare le due volte (in 2 diverse occasioni, quindi in tempi diversi), che proprio il Pica Uda Beach, scelto da noi, ha visto l'incontro tra un gruppo di metastatiche con mariti e amici al seguito, che non si conoscevano fisicamente. Ricordo una ragazza, mi pare di Olbia, che però per fortuna sta bene; ricordo la dolcissima Chiara con la quale sono sempre in contatto, Monica di Sassari, che conoscevo per la prima volta e la mia grande amica Enza di Brescia con la quale ero sempre in contatto. Ma la nostra gioia!!! Siamo poi andati a mangiare in un ittiturismo della zona. Il marito di Raffaella di Olbia è il cantante di uno dei gruppi derivanti dai "Collage", gruppo olbiese, che ha riscosso grande successo alla fine degli anni 70, ma sempre in auge. Dopo aver mangiato, scherzato e goduto della reciproca compagnia, paghiamo, salutiamo e usciamo. Ci fermiamo nel cortile e convinciamo, dopo lunghe trattative, il marito di Raffaella che è molto timido, a cantare "Tu mi rubi l'anima", grande successo del gruppo e ci uniamo a lui. Lui ha una voce strepitosa, e ma noi mica eravamo da meno! Stonate o no tiriamo fuori il fiato e cantiamo con lui. Che bello!!! Il personale del ristorante che era fuori in quel momento ci deve aver preso per matte, e Monica, quasi a scusarci, se ne esce col suo bell'accento sassarese: "Lui è il cantante dei Collage, quello vero!" Che ridere... La cosa bella, inoltre, è che non avevamo assolutamente l'aria di essere malate, per di più metastatiche. Due anni dopo il Pica Uda Beach vedeva un altro incontro tra me, Monica, Enza, e Antonella, anche lei bresciana che non coniscevo ancora dal vivo. Con Elio aspettavamo fuori dal bar, e non scorderò mai il momento in cui li vedemmo sbucare dall'angolo della strada. Istintivamente mi sono messa a correre e abbracciare per prima Monica, forte forte. Ho letto negli occhi di Enza gioia per la nostra felicità e la volontà di farsi da parte quasi a farci godere a lungo questo momento magico. Naturalmene abbracci e baci anche per lei e Antonella e che dolore ancora grande per me, quando in poco tempo le ho perse tutte! Ho una foto stupenda di noi 4 insieme, emblema della salute e invece ora sono sola. Amiche carissime vi amerò per sempre. Il Pica Uda Beach per me è anche questo, ha un valore affettivo e regala tanti bei ricordi. Ma perché amiamo tanto questo bar?

1. Fanno un cappuccino strepitoso, in pochi altri locali l'ho bevuto così buono. Evidentemente adoperano solo ingredienti più che genuini. Poi rimane spumoso come piace a me. Ricordo a Cagliari un locale in cui un cameriere che vi lavora da un sacco di anni, fa un cappuccino ignobile con ingredienti scarsi, il caffè rimane sul fondo della tazza, è praticamente imbevibile. Schiuma zero! Un giorno una cliente gli disse: "Se questo è un cappuccino... Se avessi voluto un caffelatte lo avrei bevuto a casa." Il cameriere ci rimase malissimo ma non ha imparato nulla.

2. Invece quando arrivo nei pressi del Pica Uda Beach, mi punto come un segugio a caccia di una preda. Manca solo che poggi il naso a terra alla ricerca di aromi piacevoli che mi portino dritta dritta alle paste e scodinzoli felice. Ok, non ho la coda ma potrei agitare la mascherina tutta fiera. 

3. Il locale è pulitissimo cosa non secondaria.

4. E’ molto spazioso all'esterno, sia appena fuori dal bar, vi è una specie di dependance grande in plexiglass, o almeno mi sembra.  Si può stare dentro sia in estate che in inverno. 

5. Si rispettano le distanze sociali, insomma si lavora in sicurezza.  Un altro motivo per farci una capatina? 

6. La simpatia e la cortesia di Riccardo e i suoi ragazzi. Certo, direte, lavorano in un bar, dev'essere così. Lo so ma non sempre accade. 

Mando un saluto e un abbraccio grande a Riccardo e ai suoi ragazzi con la promessa di tornare presto a fargli visita.