

Ringraziare sempre per ciò che si riceve
- di Redazione
- 19 Novembre 2019
- Rita, poesie e non solo
Ritorna l’atteso appuntamento del martedì con la rubrica curata dalla nostra amica Rita Meleddu "Rita, poesie e non solo"
Ormai da quasi un anno, a 48 ore dalla fine della somministrazione della chemio devo fare una piccolissima puntura per ridurre la durata della neutropenia (basso numero di globuli bianchi , e sappiamo che i globuli bianchi sono importanti perché aiutano l'organismo a combattere le infezioni. Insomma, questa puntura serve per farli risalire. Devo dire che fortunatamente in tanti anni di chemio ho fatto ricorso al Neulasta, questo il nome del farmaco pochissime volte, solo quando feci le primissime chemio, poi una sosta di quasi 9 anni, nonostante le tantissime chemio fatte, ma da quasi un anno ormai devo far ricorso ad essa per aiutare e stimolare il mio povero midollo abbastanza provato e spremuto, a produrre i globuli bianchi. Per me come per tanti altri pazienti è fondamentale fare questa puntura. Niente globuli bianchi nella norma, niente terapia, e Dio solo sa se mi servono queste cure.
Questa puntura è minuscola, si fa sottocute e produce tantissimi effetti collaterali sgradevoli, e adopero un eufemismo, che si possono contrastare e alleviare con l'assunzione di alcuni farmaci. Ma oggi non voglio parlare degli effetti collaterali di certi farmaci che mi curano, ma del loro altissimo costo. Tra il costo del farmaco originale e il generico c'è una differenza enorme. Finora per far risalire i globuli bianchi, avevo ricevuto il farmaco originale, che costa più di 1600 euro, una cifra astronomica, venerdì scorso invece per la prima volta ho ritirato il farmaco generico e ho visto che costa "solo" 968,16 euro. Perché una differenza di costi così importante? Devo avere fiducia nel generico, o temere che sia deficitario rispetto all'altro? La verità? Ho fatto la puntura con tanta fiducia come faccio con qualsiasi farmaco assuma, cioè non posso pensare che farmaci generici che curano patologie così serie, siano carenti rispetto agli originali. Non è la prima volta che in ospedale mi sono stati prescritti farmaci generici. È capitato con la terapia ormonale, delle volte ho ritirato il Femara, farmaco originale, altre volte il Letrozolo, che è il principio attivo.
Quando facevo la chemio orale, in pastiglie per capirci, ho ritirato l'originale Xeloda, come il generico Capecitabina, che è appunto il principio attivo. Xeloda, tanti anni fa ormai, lo facevo in associazione al Tyverb, sempre farmaco originale, e ricordo che costavano un pacco di soldi, una cifra esagerata, Io potendo facevo il generico, se possiamo contribuire anche minimamente a ridurre la spesa pubblica per la sanità, perché no? Vedete bene che non sono ancora morta, per cui i farmaci siano essi generici o originali agiscono sempre. Perché allora una differenza tra gli stessi così impressionante? Certo chi produce il farmaco per la prima volta, deposita il marchio e se ne prende i diritti, almeno credo, ma sono allo stesso modo cifre esorbitanti. Si sa che le case farmaceutiche più importanti hanno un giro d'affari impressionante, e pensano più ai loro interessi che alla pelle dei pazienti, ma a me i costi di certi farmaci mi sembrano spropositati. Praticamente da quando ho iniziato le cure, dunque da tantissimo tempo, faccio l'Herceptin, un farmaco monoclonale, specifico per il mio tipo di tumore. L'ho fatto a lungo in vena, da qualche anno lo faccio sottocute, con una semplice puntura con notevole risparmio di tempo, rispetto a quando lo facevo in vena. Sapevo bene che è un farmaco costoso, ma non conoscevo il suo prezzo. Recentemente ho visto il prezzo impresso sulla confezione e corrisponde alla bellezza di 2.728 euro. So che le chemio hanno costi elevatissimi e tutti i farmaci adoperati per curare noi malati oncologici in genere, ma forse non tutti se ne rendono conto, e non si rendono conto della fortuna che abbiamo di essere nati e risiedere in Italia, che comunque pur con tutte le contraddizioni, truffe, corruzioni, magna magna, e quant'altro, riesce ancora a garantire ai propri cittadini, tutte le cure di cui hanno bisogno, senza distinzione di reddito o censo. Se fossimo nati negli Stati Uniti, per curarci avremmo dovuto stipulare una copertura assicurativa, o avere i soldi per poterci assicurare un intervento chirurgico, le visite mediche o un ricovero. Certo, ora anche in America per i cittadini meno abbienti, una parte dell'assicurazione la paga lo Stato di appartenenza, o in altri casi il datore di lavoro, ma non hanno comunque le cure gratuite come le abbiamo qui in Italia, e che sono estese giustamente a chiunque in un momento di difficoltà si trovi sul suolo italico, sia esso un cittadino italiano o straniero.
Vero è che i nostri lavoratori pagano le tasse per garantirci una sanità che tutti criticano ma che comunque riesce a far fronte a moltissimo, se non a tutto. E allora perché non ringraziare per ciò che si riceve? Io ho anche l'assistenza domiciliare, e ho diritto ad avere gratuitamente tutti i farmaci medicamentosi che mi servono, più l'accesso tre volte alla settimana, o più se dovessi avere bisogno, di un'infermiera che viene a casa a medicarmi, se ho bisogno di un prelievo di sangue, o altro esame fattibile tra le mura domestiche, posso farlo standomene comodamente nell'intimità della mia casa, se ho bisogno di una visita specislistica e non voglio o non posso spostarmi, ecco che lo specialista viene da me. Cosa voglio di più? Mi dà fastidio lo spreco (perché quello che spreco io può servire a chi non lo ha), anche perché tutte le medicazioni sono costose, e sto molto attenta alla richiesta dei farmaci, chiedendo solo il giusto, no ne faccio nulla di scatoloni di medicazioni che non potrò mai utilizzare. Certo, averne di scorta serve perché può capitare che un mese l'ospedale per vari motivi, non riesca a fornire tutti i farmaci ai pazienti, e allora meglio averne sempre qualcuno in più, ma non in eccesso. Non credo poi che una volta cessata l'assistenza domiciliare, per qualsiasi motivo, le medicazioni e i farmaci possano essere resituiti all'ospedale che li fornisce. Tutto ciò che si butta o si spreca si ripercuote sulla nostra economia e anche talvolta sulla salute di alcuni, che magari per lo spreco causato da altri, non possono usufruire di taluni farmaci. Mi sembra che siamo un po' tutti abituati a pretendere e a prendere e basta, come se tutto ci sia dovuto. In parte è vero, ma è pur vero che ringraziare sempre per ciò che si riceve gratuitamente, siano essi farmaci o servizi prestati da tanti operatori sanitari coscenziosi, è doveroso oltre che bello.