Le Pasque dei miei ricordi
- di Redazione
- 1 Dicembre 2020
- Rita, poesie e non solo
La magica Rita Meleddu ci racconta qualche aneddoto della sua infanzia legato alle festività
In altri racconti ho parlato dei miei Natali e dei Capodanni della mia infanzia. Ho cercato di ricreare quell'atmosfera che si respirava in quegli anni belli. Ogni occasione rappresentava però un'atmosfera diversa. Più sentita però per Natale, più seria, più raccolta, più umile. Del resto a Natale si aspetta con trepidazione l'arrivo di Gesù Bambino tra noi. Appunto, l'aria è più rarefatta, seria, quasi oscura. Capodanno invece è festa. Il veglione della festa della vigilia, i giochi, a carte o a tombola ecc...Si attende tutto l'anno per goderne, ed è tutto un susseguirsi di sorrisi, canzoni e risate. Non si vedeva l'ora di buttare fuori dalla finestra problemi economici, oggetti reali, e tutto quanto durante l' anno appena trascorso, ci ha fatto soffrire.
Ero piccola, arrivata che fosse la mezzanotte, via con i giochi. Tutto era realmente più bello. I miei occhi innocenti e belli non vedevano l' ora di dare fondo a una bella fetta di panettone, anche più di una fetta se è per quello.
Ma cosa capitò per un Capodanno? Ero affezionatissima a mia zia Emma. Con mio cugino Giuseppe, abbiamo solo un anno di differenza, e siamo praticamente cresciuti insieme. Una sera volendo far uscire da sole le mie sorelle molto più grandi di me, mettiamo subito le cose in chiaro, e cioè, che sono più giovane di loro, anche se sono la peggio presa. Dunque loro, erano ragazze alle prese con le prime cotte, e volevano uscire da sole, com'è logico! Io predico bene e razzolo male, prima avevo promesso e spergiurato, che avrei dormito da mia zia, invece tra il dire e il fare... Da quando comincia a far buio, fino più o meno alle 22, comincio a frignare ed aver paura. Una paura immotivata. Al che mia zia deve aver pensato: "Brutto auspicio!" E visto che ormai ero disperata, incarica mio cugino maggiore, di accompagnarmi subitissimo dalle mie sorelle. E io lì volevo andare. Volevo solo loro, e in quel momento mi sembravano persino simpatiche...
Arriviamo nel luogo della festa, e faccio il mio ingresso trionfale, ma a tratti mesto; ero piccola ma non fessa, e ho capito subito che dovevo fare meno la sbruffona e più la vittima. Ci cascavano sempre tutti! Appena quelle streghe mi vedono!!! Manco avessi commesso un omicidio! E come avrei potuto io, povera innocente... mi guardavano con sguardi che mandavano strali. Per carità, neanche le sorellastre di Cenerentola e la perfida matrigna erano così cattive. Esagerate, e che avrò fatto mai! Voglio che capiate bene come mi potevo sentire io, povera ed indifesa bambina...
Comunque, appena giunta, la mia vista viene attratta da 3 fantastici panettoni posizionati sotto l'albero di Natale, assieme a delle bottiglie di spumante e scatole di cioccolatini. I panettoni di quelli buoni, quelli dei tre marchi in uso in quel periodo, e li miravo con ingordigia. Attendo annoiata che arrivi la mezzanotte per poter gustare non una ma almeno 3 fette. Aperti che furono, attendo pazientemente di avere le mie 3 fette che mi aspettavano di diritto. E certo, come no? Presuntuosetta la bambina? Avrete già capito che ormai ero annoiata, il mio scopo l'avevo ottenuto e volevo essere accompagnata a casa. Le mie sorelle giustamente essendo anche alle prese con i primi amori, mi riportarono a casa di gran carriera e tornano alla festa. Mi metto a letto dove dormo il sonno dei giusti e degli innocenti, ma mica tanto, un sonno ristoratore e dei giusti. Il giorno dopo ero più pimpante di prima. Naturalmene mi do subito da fare per rompere le scatole alle mie sorelle. Mi attivo subito, ah, qui non si ha tempo da perdere. Gioco poco, ma agisco tanto. La giornata si trascina così, tra un gioco e un altro. Mi vesto e gioco.
Ora si va alla messa del primo dell'anno. I vestiti della festa, pochi ma buoni, che vanno tolti affinché non si sporchino, appena tornata a casa, subito riposti con cura nell'armadio. Lo stesso accadeva per le scarpette e le calzine di un lucente delicato filo in cotone. Mi pare di vederle. Le scarpette bianche alla bambola bianche, o in vernice nera con la fascetta sul piede tenuta ferma da una bella fibia dorata. Avevo pochi vestitini ma buoni, originali, comodi e pratici e molto ben confezionati. Alcuni li ricordo ancora. Ancora emozionata per la messa e le emozioni suscitate dai riti, sistemo i miei vestitini che avrei indossato la settimana seguente. Ma oggi il mio racconto è dedicato alle Pasque dei miei ricordi e ora ne parlerò. Per me era speciale. Tra le mie feste preferite. Nei giorni della settimana Santa, per non perdere neppure un minuto, mi recavo in chiesa con largo anticipo. Le persone occorrevano numerosissime e pur essendo la nostra chiesa abbastanza capiente, pur tuttavia non riusciva a contenere i tanti fedeli. Ora partecipano pochissime persone. Una scelta di vita, le persone non si sentono più attratte dalle cerimonie, dalle sensazioni, dalle emozioni che suscitano certe scelte di vita. Non giudico la vita di nessuno, ci mancherebbe...Assistito a tutte le cerimonie, me ne torno a casa ancora emozionata. Ho sempre preso con grande serietà la Passione di Cristo e la Pasqua.
I giorni precedenti e seguenti la Pasqua, con Anna la mia amichetta del cuore, e con altre amichette ci recavamo a portare il mangiare a zio Nino, il papà di Anna, che pascolava le sue pecore, fuori paese. A dire il vero non ricordo se zio Nino tornasse a casa per mangiare, ma noi andavamo super contente a trovarlo sia perché per noi era una sorta di gita, sia perché ci faceva davvero piacere. Zio Nino lavorava in un posto bellissimo. Lui era la bontà la gentilezza, il savoir faire fatto a persona. Un'eleganza innata, la calma e la sobrietà uguale. Chi lo ha conosciuto lo può confermare. Questo conferma il fatto che la classe non è acqua, o ce l'hai o non ce l'hai. Lo vedo ancora. Pantaloni e giacca in bellissimo velluto nero, che delle volte portava quasi con nonchalance, appoggiata quasi casualmente sulla spalla. Zio Nino era bellissimo, un viso bellissimo e capelli nerissimj. Gli stivali alti, neri, che brillavano talmente erano lucenti. La camicia di cotone bianchissima, che portava quasi sempre raccolta sulle braccia, e un gilet nero. Per il suo portamento zio Nino non aveva nulla da invidiare ai fotomodelli più pagati.
Il luogo del suo lavoro era come detto stupendo. Si era ormai in primavera, dunque in prossimità di quel luogo magico, si scorgeva questa immensa distesa di erba verdissima che pareva dipinta, quasi completamente sommersa di deliziose margheritine spontane gialle e bianche, con fasce di fiori spontanei dei più bei colori. Il cielo terso di un azzurro intenso, stupendo! A macchiarlo solo sporadiche nuvolette bianche che parevano cotone. Pareva tutto un dipinto di un'artista divino. Il venticello caldo che accarezzava la pelle, appena si arrivava si scorgeva questa radura immensa, dove l'aria appariva tremolante, come accade in un sogno, dove gli oggetti hanno un bordo sfumato, come immersi in una nebbia che mano mano si dirada col procedere del sogno.
La mamma di Anna sapeva fare tutto. Cucinava benissimo e di tutto. Per Pasqua ci preparava "Su cocoeddu cun s'ou , un piccolo pane tutto lavorato, con al centro un uovo sodo che si sarebbe cotto in forno. Is Piruchittus, dolci enormi pieni di glassa e is Pardulas dolci tipici Pasquali. Sapeva fare di tutto. Famiglia numerosa ma niente di già pronto. A quei tempi poi non si avevano ancora i freezer per poter conservare i cibi, ma credo che avrebbe fatto lo stesso. Con Anna abitavamo vicinissime, le nostre case erano praticamente attaccate, tanto è vero che se da una portoncino di casa, a una finestra della loro, se stendevamo le braccia ci toccavano e ancora è così. Anna e la sua famiglia, pochi anni fa, hanno subito una perdita gravissima, la morte di un amatissimo fratello, il più giovane, a causa di un tumore che lo aveva colpito all'esofago, che lo ha fatto terribilmente soffrire, lui e la sua famiglia. Toto era di un'ironia irresistibile, simpatico, solo al vederlo ti faceva ridere. Allora le famiglie erano numerose, e le mamme avevano un gran daffare, e a noi piccole mettevano senza tanti complimenti i bambini in braccio. Toto era adorabile, grassoccio, biondo, con gli occhi verdi. Per noi Toto era un altro bambolotto. Lo cullavamo, gli davamo da mangiare, lo addormentavamo, lo cambiavamo e gli facevamo il bagnetto. Felici noi!!! Lui si faceva fare tutto. Ancora adesso in occasione delle sagre paesane, o le feste in onore del Santo Patrono, o altre feste, arrivano gli ambulanti con le loro bancarelle, piene di ogni ben di Dio, e quelle con dolci vari, allettanti per noi bambini. Ogni anno arrivavava un torronaio, con una voce particolare, roca. Si chiamava Boelli. Toto lo imitava alla perfezione. Ma le risate che ci ha fatto fare!!! Fino a che era ormai molto malato e sofferente, gli chiedevo: "Toto, fammi un po' ziu Boelli!" Lui si lanciava nel suo numero ed erano risate a non finire. Toto, generoso fino alla fine.
Quando dunque arrivavano le bancarelle con i giocattoli, noi bambini ci accalcavamo di fronte alla bancarella, e compravamo un bambolotto. Erano carini, tutti uguali ed erano neonati. Indossavano la mutandina e non facevano nulla. Non piangevano, non camminavano, non ridevano, ma a noi piacevano tantissimo, ci giocavamo per anni e anni, e l'anno seguente ne compravamo un altro, meglio averne tanti. Era il periodo dei film "Musicarelli", e Gianni Morandi, con altri cantanti del momento, era il più gettonato. Giovane, bravo, bello, aveva l'aria tipica del bravo ragazzo della porta accanto. Sposato con la giovane, bella e brava attrice Laura Efrikian, avevano allora già un bambino, ed erano felici. Noi tutte innamorate di loro, usavamo battezzare i nostri bambolotti e a tutti davamo il loro nome. Facevamo tutto noi. Battesimo, Prima Comunione e Cresima, la fantasia non ci mancava di certo. Sceglievamo le bomboniere e tutto. E come ogni cerimonia che si rispetti non poteva mancare l'invito. Compravamo dei cioccolatini piccoli, gli scioglievamo, poi li versavamo nelle piccole vaschette di plastica bianca che contenevano la Nutella. Ve le ricordate? Quelle vaschette che contenevano la paletta bianca, che buona la Nutella, a chi non piace? Oppure facevamo il contrario; scioglievamo la Nutella, poi cercavamo il cioccolato nelle formine più piccole, e mettevamo in frigo a solidificare. Compravamo le caramelle e altri dolcetti e non potevano mancare, e i rosolii. Presto fatto. Ci facevamo dare dai nostri genitori, un po' di liquore rosso e giallo, aggiungevamo un po' d'acqua, riempivamo i bicchierini tutti carini e lavorati, e iniziavamo la festa. Per salatini compravamo i cracker, se ricordate all'epoca erano in vendita i cracker quadrati in confezione rossa e quelli in confezione gialla, quelli rossi erano salati, quelli gialli erano sciapi. Ci divertivamo davvero con poco, ma a noi bastava...
Per concludere tornando alla Pasqua, il lunedì dell'angelo, noi bambine facevamo la gitarella, e talvolta si faceva poca strada. Una volta scendemmo dalla cucina di casa, che si trovava al primo piano, a una camera al piano terra. Questa gitarella, si chiama "Sa sciallixedda" ed era appunto una breve gita. Tutte portavamo qualcosa ma le più attese erano le buone cose preparate dalla mamma di Anna. Una volta ci recammo sempre presso casa, in una casetta che sembrava da fiaba. Un piccolo giardino rigoglioso e intricato, tutto verde, con le fronde degli alberi che svolazzavano e toccavano terra. Tanti fiori e verdure. Era una vera e propria magia. Ricordo che mio zio ci regalò una lattuga che fu presto mangiata, era così buona... Rimaste ancora poi a giocare, tornavamo a casa, ma dopo 5 minuti ci si ritrovava tutte insieme a giocare. Ecco i miei ricordi. Spero di aver riportato alla vostra mente solo ricordi belli.