La malattia progredisce rapidamente e io arranco per starle dietro, ma non mollo!!!
- di Redazione
- 17 Novembre 2020
- Rita, poesie e non solo
La nostra Rita Meleddu non è certo la tipa da perdersi d'animo! E soprattutto non si lascia abbattere dalla malattia
Come si evince dal titolo del racconto di questa settimana, parlerà della "leggera" progressione (ironico) della malattia. Per 2 o 3 settimane, nella mia rubrica, ho preferito parlare di argomenti non dico frivoli; perché valuto sempre bene quello che vado a scrivere, e anche negli argomenti che sono andata a trattare, alla fine vado a trattare, la malattia è sempre sullo sfondo. Oggi volevo raccontarvi di cosa mi è capitato all'inizio di Ottobre, una nuova scoperta di qualche cosa di brutto, non si tratta di nuove metastasi, questo lo scopriremo solo al momento in cui farò la TAC. Si tratta di un qualcosa di molto serio, che però è legata alle continue cure che faccio e alla malattia stessa. Questo che vado a raccontare è successo mercoledì della scorsa settimana. Ecco di che si tratta. Come ormai sapete, mi piace molto cucinare, e mi rilassa anche se poi mi costa fatica ripulire tutto. Talvolta anche la ricetta che sto realizzando in quel momento, mi porta via molto tempo, creando appunto fatica, ma io non cedo, spesso preparo tutti gli ingredienti stando seduta, e così fatico molto di meno, perché non posso stare a lungo in piedi. C'è da dire poi che io anche per una ricetta semplice, sporco una quantità incredibile di stoviglie, che vado a lavare subito, non mi piace vedere in giro pentole e pentolini sporchi. Certo, se sto cucinando in quel momento e non posso lasciare i fornelli, allora il pentolame aspetta, ma non appena finisco lavo e pulisco tutto e mi sento subito meglio.
Dicevo però che per un lungo periodo (2 ore al massimo) ho cercato di cucinare poco, e invece non vi dico cosa tutto ho prodotto in pochi giorni, solo ho evitato le zucchine, ormai le sto detestando pure io che ne mangerei continuamente, ma devo essere obiettiva, ho esagerato di brutto, e a Elio, al solo nominarle, viene la pelle d'oca, diventa paonazzo, poi si lancia a dire che non ne può più di zucchine e fa il duro. "Okay faccio io, ho capito il messaggio, niente più zucchine, almeno per ora!" Ih, mai dica così, che non ne vuole vedere più neppure in fotografia. E torna a infervorarsi, tornando a diventare rosso, manco avesse infilato la testa dentro il caminetto, o in un forno acceso, dove ci sono come minimo 300 gradi centigradi. Qualche volta gli verrà un coccolone, e ci rimarrà secco, e a dire il vero, trovo stupido, morire di questioni di lana caprina come le zucchine, che notoriamente non sono note appunto per la loro spettacolare intelligenza. Mercoledì però ho deciso di preparare una torta di mele, uno dei miei dolci preferiti. Ho fatto già diverse torte, nel giro di 2 settimane, e mi sono venute una più bella dell'altra. Elio naturalmente ha avuto da ridire. Che stavo facendo tanti dolci (bello mio, rssegnati, non hai ancora visto niente, però poi il maritino gradisce, e invece di una sola fetta di torta, noooo, ne mangia anche 2 o 3. Non sono io che non devo più fare torte, ma tu che ne devi mangiare di meno). Aldilà di questo però, mi aiuta molto nella preparazione dei dolci, e anche mercoledì l'ha fatto.
Lavorando in due si fa decisamente meglio. Improvvisamente mentre mettevo gli ingredienti dentro la ciotola per la preparazione, comincio a vedere doppio e sfocato. "Elio faccio, ci vedo malissimo" e gli dico i sintomi insorti con la velocità del fulmine. Lui si preoccupa immediatamente e consiglia di recarci l'indomani in ospedale. Io rispondo che saremmo dovuti andare il venerdì come previsto, in fondo mancavano solo neanche 2 giorni, visto che preparavamo la torta a pomeriggio inoltrato. Mi rendo subito conto che è una roba seria, sicuramente dipende dalle metastasi cerebrali, e che farei meglio ad attivarmi al più presto. Intanto la vista peggiorava sempre di più, vedevo tutto sempre più sfocato, non riuscivo neppure a leggere il calendario che tenevo a distanza di neanche 40 cm, e gli oggetti e tutto quello che riuscivo seppur male a vedere era raddoppiato. "Mah, faccio a mio marito, se tanto mi da tanto, da doppi ingredienti verranno fuori doppie torte, dai vediamo "sempre il lato positivo della cosa".
Mio marito ormai si è rassegnato alle mie uscite, e a non voler mai andare dal nostro medico di famiglia o in ospedale, a meno che non mi trovi in punto di morte, ma sono sicura che anche allora non dirò nulla, non mi è mai piaciuto rompere le scatole ad alcuno, meno che meno a chi mi cura. Sono fatta così e ormai non credo che cambierò a 60 anni suonati. La vista intanto andava sempre peggio. Se leggevo o scrivevo al telefonino, togliendomi gli occhiali e guardando da vicino, riuscivo benissimo a farlo, viceversa se solo rimettevo gli occhiali e guardavo la televisione, non vedevo assolutamente nulla o quasi e quel poco che vedevo era tutto annebiato. Il giorno dopo peggio mi sento!! Non vedevo nulla e se cercavo di camminare da sola, era come se fossi in alto mare, come quando chi porta gli occhiali lo sa bene, quando si cambia gradazione alle lenti, perché c'è stato un peggioramento della vista, per le prime ore, sembra di camminare sulla sabbia dove si affonda, e se ad esempio abbassiamo lo sguardo o cerchiamo di scendere le scale, si vede tutto tremolante e avvolto in una sorta di nebbia. Diventa quindi molto pericoloso in quel momento salire o scendere le scale. La discesa è naturalmente più pericolosa. Io stessa sono caduta quando sono arrivata in cima alla scala, non mi sono fatta male fortunatamente, a Elio non ho detto nulla, si sarebbe alterato più che se mi avesse visto trasformata in zucchina...
Ma ha ragione lui, sono caduta diverse volte e a lui non ho detto nulla, perché mi avvisa continuamente di non scendere in cantina dove teniamo la spesa e visto che il posto giù ce lo abbiamo, mi lascio in cucina solo ciò che mi serve giornalmente, lo stesso dicasi delle stoviglie di grandi dimensioni, o che non adoperiamo di frequente, e io ho, anzi avevo l'abitudine di scendere o salire le scale almeno 20 volte al giorno. Tenendo conto poi che in una zona del garage tengo 2 stendini, sempre pieni naturalmene, e che io provvedevo a riempire di biancheria e tutto ciò che si utilizza appena lavati e a ritirarla appena asciutta. Ora poiché appunto sono caduta più volte, anche se mio marito non lo sa, ma vede bene come perdo facilmente l'equilibrio (anche questo dono gradito ma mica poi tanto, da parte delle note metastasi cerebrali) non vuole assolutamente che scenda giù o salga in mansarda, meno che meno carica di roba. Fa tutto lui, mi aiuta tantissimo; io lo ringrazio ogni volta che mi accudisce, e lui: "perché mi ringrazi? Tu non lo faresti per me?" E io molto sinceramente: "eh, non lo so mica, ma credo di no, troppo faticoso!" Ormai mi deve assistere in tantissime azioni quotidiane che come ho detto in altra occasione, non riesco più a compiere. Deve quindi praticamente lavarmi lui, anche se io quando posso lo faccio da me, è mio marito ma trovo lo stesso umiliante dover dipendere così tanto da lui, anche per gesti intimi come appunto farsi lavare da lui. Delle volte mi deve togliere o mettere calze, leggins e scarpe. Non riesco più, e la notte mi mette il pigiama come si fa con un bimbo piccolo che naturalmene non riesce. Mi mette a letto e mio marito seppur con un carattere volubile che ci fa bisticciare continuamente, è l'uomo più buono del mondo. Previene i miei desideri, tanto è vero che non posso dire che so che desidero qualcosa anche di molto caro, che lui si precipita a cercarlo e a comprarlo. Naturalmene io sto zitta, altrimenti finiremmo sul lastrico (non che ci voglia molto) in men che non si dica... Gli devo davvero tutto e lo ringrazierò per sempre.
Arriviamo ora, finalmente direte, al mio arrivo in ospedale. Arrivati in reparto verso le 7 del mattino, faccio presente a un'infermiera quello che sta succedendo. Capendo immediatamente quello che provavo e da cosa dipendeva, mi spedisce senza porre tempo in mezzo, alle sale d 'infusione, mi dice di spiegare tutto alle ragazze e di accomodarmi in una poltrona. Lasciano persino Elio con me, perché da sola non ero indipendente, anche se lui educatamente rimane si in reparto, ma fuori dalla porta che porta all'accesso delle sale. Di questo periodo bisogna essere più che prudenti. Ma è potuto rimanere nei paraggi perché se tentavo di alzarmi, perdevo l'equilibrio. Ero praticamente ubriaca. Però per la mia solita stupida testardaggine, mi sono recata da sola 2 o 3 volte in bagno senza l'aiuto di nessuno. I servizi igienici distano nulla dalla stanza nella quale mi trovavo, eppure non vedevo nulla, mi dovevo appoggiare al muro per non cadere, vedevo gradini e dislivelli laddove non c'erano, e per fare la pipì, stando in piedi naturalmene, perché nei bagni in uso nelle sale d'infusione, entrano maschi e femmine, e non mi pare giusto, maschi e femmine non sono uguali, e sopratutto ora l'igiene conta tantissimo. Ho dovuto pulire il water anche se ho usato massima attenzione nel farlo, ma si sa che col Covid non si è mai tranquilli. Come ho detto ho da sempre fatto la pipì da stando all'in piedi per i noti motivi, ma venerdì ero talmente confusa da questa nebbia che rendeva la vista completamente azzerata, che scusate l'argomento poco elegante, ma il nostro corpo è fatto anche di certi busogni che dobbiamo soddisfare, che io per fare quello che dovevo fare, ho rischiato ogni volta, di non centrare il water al momento del bisogno. Non lo vedevo proprio, non so neppure io come ho fatto a far pipì, e a non sporcare nulla.
Le infermiere mi avevano già detto che la dottoressa era stata avvisata e sarebbe venuta da me quanto prima. Arriva e le spiego cosa mi sta succedendo. Quando apprende che sto così da 2 giorni, si mette le mani in testa e mi sgrida per non aver telefonato subito o essermi recata in ospedale. Ma non si piange sul latte versato e la dottoressa mi richiede una TAC del capo urgente. Appena refertata ci viene a prendere e la seguiamo in ambulatorio. Ho percorso tutto il tragitto verso l'ambulatorio, sempre appiccicata a Elio. Io ero in alto mare, non riuscivo a camminare dritta, ma sbarellavo da una parte all'altra. Comunque la TAC non è molto diversa dall'ultima effetuata a luglio, questo mi dice è un bene, però poiché persiste l'edema ossia c'è liquido nella mia testa che non riusciamo a eliminare, deve essere per questo che sono scioccata, decide di aumentarmi di brutto il cortisone, e mi aggiunge un altro diuretico. Queste sono le uniche armi che possediamo, e mi consiglia di contattare al più presto Milano, per sentire cosa ne pensano e vedere se le metastasi e l'edema si possono togliere finalmente. Vedremo...Non mi fa fare la chemio, ci proveremo venerdì prossimo, per vedere se una settimana di cura, cambia qualcosa. Io avevo già deciso che il giorno non avrei fatto la chemio, sarei dovuta rimanere altre 3 o 4 ore, e stavo così male e stanca che non ero nelle condizioni ideali.
Ho visto la dottoressa, le infermiere, Elio, preoccupati, e io al solito seppur dolorante ero sempre fiduciosa e sorridente, anche se meno di altre volte. Non sapevamo ancora nulla di ciò che mi aspettava, e la cosa era preoccupante, ma io posso essere in fin di vita, per ora grazie a Dio, per ora non ho mai perso l'appetito. Elio aveva un viso che non vi dico, non voleva farmi capire quanto era preoccupato, ma io capisco tutto solo guardandolo. Senonche comincio ad avvertire un certo languorino, e me ne esco: "Elio, siccome il bar dell'Oncologico è chiuso, non appena usciamo, andiamo di filato al bar del Conad e mi compro una bella pasta, ma grandeeeeee!!!" Lui se avesse visto un extra terrestre; avrebbe avuto uno sguardo più intelligente di quello che aveva in quel momento. Sembrava lo sguardo vacuo di un totano fritto. Ora non ho mai visto lo sguardo di un totano fritto o bollito, che forse sarà ancora meno sveglio, e se ne esce: "No, tu sei matta, ma ti pare il momento di pensare a mangiare, con quello che ti sta capitando?" E io: "ebbe' cosa c'entra questo? Ho fame e mangio, del resto se dovessi morire ora, preferisco farlo a stomaco pieno!"