

L'Epifania si porta via tutte le feste
- di Redazione
- 7 Gennaio 2020
- Rita, poesie e non solo
La nostra meravigliosa Rita Meleddu ci regala un altro splendido racconto
E anche l'Epifania è arrivata e conclude le tradizionali feste natalizie anche se per l' anno liturgico della Chiesa, il tempo di Natale va dal 25 dicembre, nascita di nostro Signore, e si conclude la prima domenica successiva all'Epifania, con il battesimo di nostro Signore. Dura quindi 14/20 giorni, io sto ancora augurando Buon Natale alle persone e non sbaglio, è ancora Natale. Eppure, credo che sia per tutti così, subito dopo il 25 dicembre cominciamo a stufarci di alberi di Natale, decorazioni, addobbi vari e non vediamo l'ora di tornare alla normalità. Certo, i bambini aspettano con trepidazione l'arrivo dei re Magi al presepe, ma ancor più attendono la Befana che non li lascerà di certo a corto di doni. Va beh, dipende da come si saranno comportati, altrimenti non sfuggiranno al carbone seppur di zucchero. Anche io ormai non vedo l' ora di disfare tutto e rimettere ogni cosa in ordine fino al prossimo Natale, se Dio vuole. Eppure ogni anno, all'avvicinarsi di quell' aria tipica, unica e insostituibile dei tersi e freddi giorni dicembrini che precedono il Natale, vengo pervasa da un' euforia che mi fa desiderare di illuminare e addobbare la casa per le feste. Non mi piace invece iniziare i preparativi a novembre, a parte il fatto che mi stuferei ancor prima di vedere albero e quant' altro per tanto tempo, per me è assolutamente inconcepibile iniziare a preparare tutto prima dell' 8 dicembre, giorno dell'Immacolata. Dopo sì, prima no. Sarò strana, ma sono fatta così. Mi rendo conto che presa dalla frenesia dell'attesa dei preparativi e dello stress che queste feste comportano, talvolta perdo il senso del Natale, allora un bellissimo Gesù Bambino e un'altrettanto bella Natività che mi sono state regalate, contribuiscono a farmi tornare in mente cos' è il Natale e il suo mistero.
L' ho detto altre volte, per me Natale vuol dire freddo intenso, gelo direi, e invece quest' anno a Natale era una bellissima giornata, sì, ma sembrava più primavera che inverno. È stato tuttavia un bel giorno passato in famiglia con mia sorella, mio marito e i figli. Pochi ma buoni e del resto in Sardegna abbiamo un detto : "Pagu genti bona festa!" Tradizione più o meno: "Con poca gente la festa è bella!"
Anche la vigilia è stata trascorsa molto piacevolmente, ospiti di mia cognata, con figli, nipoti, nipotini che giustamente non vedevano l' ora che passasse Babbo Natale, e la famiglia di un'altra sorella di mio marito. Una serata in armonia e allegria, con quattro bambini piccoli e vivaci che hanno fatto fracasso per dieci, ma hanno resa allegra tutta la serata. E meno male che ci sono i bambini che non hanno i pensieri, almeno loro...Gli adulti, chi più chi meno, hanno i loro problemi, e allora è giusto che almeno qualcuno non li abbia. Sarà per l'età che avanza, o per il fatto che i ricordi avvolgono tutto in una patina di nostalgia, ma penso spesso alle feste natalizie dell'infanzia e della giovinezza e mi sembra tutto bello. Ma era veramente così? Se confronto la mia vita attuale con quella di tanti anni fa, certamente per alcune cose sto meglio adesso, per altre prima, una fra tutte tanti anni fa non ero malata. Però pativo il freddo, mi ci ha fatto ripensare un racconto letto oggi. In questo racconto l'autore, che non immagino giovanissimo, racconta della Sardegna di tanti anni fa, dice che all'epoca insegnava alle scuole serali di un paesino sardo, che non era il suo però. Lui arrivava in bicicletta e un giorno, finite le lezioni e lasciata la scuola che quanto ad aspetto lasciava un po' a desiderare, si apprestava a far ritorno al suo paese, senonchè un giorno nevicò così tanto durante l' ora di lezione che non fu possibile tornare a casa in bicicletta. Fortunatamente un collega o un conoscente lo invitò a passare la notte a casa sua. L'autore pone l' accento sull'ospitalità, credo graditissima, ricevuta in quel frangente, allo stesso tempo descrive benissimo la casa e la camera da letto che lo avrebbe poi ospitato, in tutta la sua semplicità direi quasi spartana. Non c'era quasi nulla, né in cucina, né nelle camere. C' era l'essenziale e assieme all'essenziale, cioè al poco e niente, un freddo terribile. L'autore scrive che per un attimo pensò di spogliarsi per entrare nel letto, ma poi non solo dovette desistere dal proposito ma si mise a letto vestito e calzato, si picchiava per cercare di scaldarsi. Naturalmente non dormì e non vedeva l' ora che albegiasse per alzarsi e scaldarsi ai raggi del pallido sole invernale. Mi è venuto in mente a quanto freddo ho provato in passato, e fino a pochi anni fa, ma non perché vivessimo in una stamberga, tutt' altro, ma perché in quasi tutte le case del paese era in uso il camino e solo questo; non camino caldaia o stufe o riscaldamenti vari, no no, proprio il camino e basta, al limite qualche braciere e te lo raccomando per la sua pericolosità e inefficacia, nel senso che se era freddo davvero il braciere non risolveva nulla.
Ricordo che a casa, quando ero piccola o ragazza, l'inverno, soprattutto le notti si stava intorno al fuoco, a lavorare a maglia, guardare la televisione o a raccontare aneddoti ed era bello, le notti erano lunghe e i racconti tanti...
Spesso ospitavamo amici, vicini, parenti, per una partita a carte, e tra una chiacchiera, e una partita passava la serata ed era molto piacevole. A un certo punto il fuoco cominciava a languire, e si lasciava spegnere tanto tra un po' saremmo andati a letto e dunque a che pro lasciarlo acceso? Già, a che pro? Il pro...Il pro c'era ed era l' opposto del contro. Se il fuoco fosse stato più vivace, diciamo così, il momento di andare a letto sarebbe stato meno traumatico. Bisognava prepararsi a catapultalsi in stanze da letto e letti altrettanto gelidi. Devo dire che in casa tutto poteva mancare (anche se non ci è mai mancato nulla), ma non le camere da letto: 5 camere da letto, eravamo in 8 con mia nonna, anche dormendo in 2 per camera, ne avanzavano. Ma di tutte queste stanza ce ne fosse stata una riscaldata. Giammai!!! Un freddo, ma un freddooooo. Bisognava avere la determinazione, la spavalderia e la risolutezza di un kamikaze per entrare nel letto. Coperte su coperte non riuscivano a riscaldare il corpo, eppure, forse per spossatezza alla fine si dormiva. Al mattino per un certo verso era anche peggio. Del relativo tepore del camino, ormai non c'era neanche l' ombra e anche al risveglio ricominciavano le contrattazioni con me stessa: "Mi alzo o non mi alzo?" Brutta cosa il freddo! Ricordo anche che avendo con la tante lucidità mentale del mattino, ho quasi sempre studiato al pomeriggio, ma ottenevo la resa maggiore alzandomi nel cuore della notte o molto presto e facendo un ripasso generale molto approfondito e per me redditizio. Mi è sempre piaciuto studiare e fino alle superiori ho adottato questo metodo. Incaricavo mio padre di svegliarmi nel cuore della notte o all' alba e lui lo faceva. Ora, già era un dramma svegliarmi perché naturalmente avevo dormito pochissime ore, ma io da sempre, e credo sarà così per sempre, mi sveglio in un attimo; mai nessuno mi ha vista con gli occhi gonfi dal sonno, magari casco dal sonno ancora un momento prima, ma un momento dopo sono completamente sveglia e lucidissima. Però ai tempi dei lunghi inverni degli anni scolastici cosa accadeva? Mi svegliavo e dovevo decidere se studiare stando a letto, o andare in cucina. Visto che tanto il freddo era dovunque mi alzavo e me ne andavo in cucina. Il fuoco certo ormai era spento e ricordo sempre e solo il freddo, mi ripeto, un freddoooooooo, niente riusciva a scaldarmi. Allora mi mettevo a studiare, studiavo a mente fresca come spesso consigliavano gli insegnanti, questo era poco ma sicuro. Ma alla fine poiché mi interessava solo studiare cercavo d'ignorare il freddo e quello facevo. Il gelo mi ha perseguitato nelle case in cui ho abitato da sposata, sempre per lo stesso motivo: con il camino è più ciòsi che butta via di calore che quello che si mette in circolo ed è stato così anche nella nostra casa fino a una decina d' anni fa quando una provvidenziale stufa a pellet ha risolto, se non del tutto, almeno in parte, il problema del freddo. Ormai sono abituata a trovare quasi sempre la stufa accesa quando mi sveglio, mio marito provvede a pulirla e accenderla sin dal primo mattino, in genere lui si alza molto presto e non vuole che io prenda freddo vista la mia delicatezza. Ma io a stare senza far nulla scalpito sia pur stare a letto, e allora non appena sento che la stufa è pronta per essere accesa o delle volte lo è già, mi alzo e vengo accolta da un piacevole tepore che mi fa iniziare bene la giornata. Certo riscaldarsi costa, e molto anche, però non mi sembra il caso di patire ancora il freddo, mi dispiace ma ho già dato. Ho altre stufe disseminate in casa, in bagno perché non mi sembra il caso di lavarmi con temperature vicine allo zero e in camera da letto, poiché devo medicarmi frequentemente e non voglio che mi trovino ibernata. Dunque per tornare all'argomento del racconto, trovo sempre presente il freddo, oggi come ai tempi che furono, del resto siamo a gennaio e a dirla tutta non si è mai vista una Befana arrivare col ventaglio o con trenta gradi, eh no, e poi l'Epifania si porterà pure via tutte le feste ma il freddo no, quello rimane altrimenti che inverno sarebbe?