Il favoloso mondo di Franceschin

Il favoloso mondo di Franceschin

  • di Redazione
  • 12 Gennaio 2021
  • Ma, soprattutto, vivere

Nuovo esilarante racconto dell'amica Francesca che non smette mai di stupirci

DISCLAIMER: SCRIVO IN UN MODO PARTICOLARE, A VOLTE USO  PAROLE DURE O CRUDE, MA NON C’È ALCUN INTENTO OFFENSIVO  VERSO NESSUNA COSA O PERSONA 

A Franceschin Tocchèin NON PIACE quando qualcuno smette improvvisamente di prestare attenzione alle sue velocissime e astrusissime parole, sorprendere uno sguardo di disapprovazione nei riguardi della sua traballosissima ciccia, scoprire di avere probabilmente meno tempo degli altri perché ha un tumore ovarico. A Franceschin Tocchèin PIACE, alla fine del caffè, raccogliere col cucchiaino i granelli del troppo zucchero che ci ha messo e che ovviamente non si sono sciolti, aprire l’armadio e scegliere ogni giorno uno stile d’abbigliamento completamente diverso, le piace poi fare della sua vita, di qualsiasi lunghezza essa sia, un qualcosa di meraviglioso. A Franceschin Tocchèin piace la magia delle piccole cose: accarezzare le sue gatte mentre fanno le fusa e anche mentre cercano di fuggire da lei, far arrabbiare sua cognata mentre le spiega qualche astruso concetto incomprensibile che non capisce nemmeno lei stessa, abbracciare fortissimo le persone godendosene fortissimo il profumo.

Come cosa? Ho nuovamente sbagliato film? Eh ma dai! Qua non si può manco giuocare a fare finta però! Però giocare ho giocato eh, ho giocato tutta l’estate! Quando ho cominciato la terapia e ho poi scoperto che non ero destinata ad essere una palla informe e vomitante che striscia per casa senza forze, ho cominciato anche una terapia alternativa. Avrò mica preso la dhrogah? Sarò mica diventata la sorellastra dal grosso c**o bianco di Bob Marley? Con rasta e c**none fumante tra le labbra? No No No, la mia terapia alternativa è stata l’edonismo. Sono stati la gioia, la vita, il divertimento e l’ascoltarsi di più. Tanto per cominciare avevo pronta da subito tutta una "squad" al supporto costante. Io, che mi sono passata il compleanno in ospedale a vedere i loro video esilaranti, e a parlare con loro al telefono, sapevo che avrei potuto contare su di loro anche dopo. E così è stato. Innanzitutto menzione d’onore va alla mia cara vecchia Irby (no mia cognata non si chiama così, ma io ho l’abitudine di dare dei nomi alla genteh anche se questa non li vuole, una volta che glieli ho dati se li tiene) che è stata con me in ogni parte della transizione, dal periodo blu, al rosa, al verde a pois.

Abbiamo vissuto insieme, gomito a gomito, mentre ci scannavamo per i nostri caratteri difficili, mentre io, da sempre vittima dell’incontinenza da sforzo le chiedevo invano di smettere di farmi ridere come una pazza, per evitare eventuali patatrak, mentre guardavamo Via col vento e poi per settimane la inseguivo gridandole dietro "Mis Rosellaaaaa deve mettersi lo scialle, Mis Rosellaaaaaa!!!!" Senza di lei, tante delle belle avventure vissute quest’estate non si sarebbero verificate e, di certo il sapore di cancro si sarebbe sentito più forte e più amaro. Poi abbiamo l’adorabile Stannis, mio "figlio" Gigih, il mio "Scimpru de guerra" preferito al mondo. Tutto quello che faccio insieme a lui sa di dita infilate nella marmellata, di gatti pigri con la pancia al sole e di folle divertimento. Ma anche di lunghi e profondi discorsi filosofici, di sguardi sofferti, confidenze di vita e di amicizia solida e fraterna. Della mia Cammaffare preferita dobbiamo parlare? "Niente ci fa" direbbe lei con quei suoi occhietti da perfetta volpina, mentre con amore materno mi consola e con una mano invece mima le pappine che mi darebbe se mai dovessi buttarmi troppo giù.

Poi non dimentichiamoci la mammina della mia dolce canenipote Malaria! Quella che una volta ci stavamo incasinando perché ci avevano servito del sushi improponibile e quando siamo riuscite a sbolognarlo, speravamo che il cameriere non si sushidasse dalla tristezza perché avevamo buttato via quel cibo che, dopotutto non ci aveva sushidato alcuna emozione. Che dire poi della squadra delle mie amiche storiche, capitanate dalla "Dottoressa Cucciolina": ognuna di noi ha un super potere sfortunello da sfoggiare, quindi ci capiamo a vicenda e lasciamo che il black humor ci avvolga nelle sue spire che odorano di birra, pane nero con crema di funghi e di pane guttiau. A proposito della squad, abbiamo festeggiato il mio compleanno tipo con 4 mesi di ritardo, al parco. Ho organizzato una festa a tema, come mio solito. Ma non come quando costringo tutti a vestirsi da liceali americani degli anni 90, quest’anno l’ho chiamata "Cancer and social distancing". Vi racconto subito ogni particolare, facendo finta che sia di fondamentale vostro interesse.

Anzitutto ho portato un metro. Si, ho portato un metro per distanziare le postazioni. Avevo ordinato degli ottimi vassoi di finger food, che però con le finger non andavano assolutamente toccati, per stare in tema con la festa. Una volta sistemati i vassoi col cibo in 3 coperte differenti, ognuno a 3 metri dall’altro, poi millimetrato le postazioni di tutti, ogni coperta ad almeno 2 metri dall’altra, ognuna ospitante soli congiunti conviventi, dopo aver sistemato la bacinella di ghiaccio e bevande con davanti il sanificante per le mani si era pronti per contingentare la fila al buffet. E qui la mia idea figherrima per prelevare il non più finger food. Ognuno, con le proprie personalissime pinze prendeva il cibo e lo depositava nel proprio personalissimo piatto per poooi fingerfooddarselo con le manine sante sanificate di fresco. Diciamo che come festa di compleanno non è stata certo la migliore, diciamo pure che per sentire quello che ci dicevamo dovevamo urlare e diciamo che abbiamo praticamente finito un flacone di sanificante solo per versarci le bevande, ma era una delle prime sorsate di vita post cancrum che stavo bevendo ed è stato favoloso!

Da allora sono volutamente e intensamente entrata in una fitta spirale di avventure molto edonistiche e molto divertenti che hanno fatto della mia prima estate tumorosa una delle estati più stimolanti della mia vita, nonostante la paura, nonostante le limitazioni, nonostante la voce nasale di Giuseppì. (che scusa perché non vai dall’otorino porcaccia l’oca?!) Seguiranno, come testimonianze della mia estate da tumorata doc, consigli per gli acquisti, la storia della mia trasformazione in Unicorna, varie ed eventuali, state sintonizzati, o anche no. Io proseguo, chi vuole, pure fosse il fuoco, cammini con me. Della serie "La David Lincha de noantri"!