Fraperonzolo, sciogli la tua lunga treccia sintetica
- di Redazione
- 2 Febbraio 2021
- Ma, soprattutto, vivere
Ironica e con quel ritmo incalzante che contraddistingue il suo stile, l’amica Francesca ci regala un altro originalissimo racconto da leggere tutto d’un fiato
DISCLAIMER: SCRIVO IN UN MODO PARTICOLARE, A VOLTE USO PAROLE DURE O CRUDE, MA NON C’È ALCUN INTENTO OFFENSIVO VERSO NESSUNA COSA O PERSONA
Inizio subito col dirvi che il titolo non è farina del mio sacco, ma del mio collega di capelli, che qui chiameremo Angelino Bianchi. Eravamo nel mio giardino, qualche giorno fa, a bere un Lewiscarroliano the caldo, ai due capi del tavolo come il Cappellaio Matto e Alice. E nel frattempo che lui pettinava, con molta attenzione, una lunga parrucca rosso rame, io mi lambiccavo circa il titolo che avrei dato a questo, ritardatarissimo articolo. Sì, sono in ritardo! Di ben due settimane! "E’ tardi! È tardi!!!" questo articolo urlava nella mia mente come fosse il Bianconiglio. Ma finalmente siamo qui e come il nostro amico, Angelino Bianchi, suggerisce nel titolo da lui partorito, parliamo proprio di capelli.
E anzi, iniziate già ad abituarvi al fatto che ripeterò tantissimo la parola "parrucca", perché la leggerete più volte di quante vi capiterà di sbattere gli occhi. Parlo di capelli e ne parlo a chi, probabilmente, in questo momento capelli non ne ha, parlo a chi teme di perderli, a chi adesso stanno giusto ricrescendo. La figura femminile, nel corso dei secoli, tra iconografia e cinema, si è più o meno sempre avvolta e ammantata in una cornice lunga e setosa che fosse bionda, mora o rossa. Forse anche per questo la paziente oncologica soffre tanto all’idea di perderla. A sentire la mia oncologa è appunto una delle loro prime preoccupazioni, quando si va a parlare di effetti collaterali delle terapie.
Io, però, anche in questo ho da raccontare della mia stranezza. Non avevo alcun timore di quando avrei perso i capelli, cosa che poi è accaduta solo in parte. Venivo dal mondo del cosplay, dal mondo teatrale e conoscevo molto bene quello delle parrucche. So che il sistema sanitario nazionale fa in modo di rimborsare una parte dell’acquisto di una parrucca medica all’utente finale, ma siccome io devo sempre fare di "testa" mia, mi sono lanciata alla ricerca su Amazon. Capelli veri, brasileiri, che ti viene quasi paura siano stati strappati da una Bèlen urlante solo per finire nel tuo carrello ed esserti poi recapitati da Poste Italiane. Sì, perché rispetto ai costi che si vanno a sostenere nei classici negozi, quelli che ho affrontato io sono praticamente irrisori. La mia estate edonistica era appena iniziata e io avevo già acquistato Copri Picc impermeabile iper-tecnologico, fascia per Picc, Foulards di vario genere e una bellissima parrucca lunga e castana. In pratica era come se avessi consegnato ad Amazon la mia cartella clinica! Ci mancava poco che mi arrivassero da Jeffrey Preston Bezos gli auguri di pronta guarigione.
In tutto ciò (cit.) ho vissuto il momento in cui i miei già radi capelli volavano a terra e lasciavano apparire righe stile mar rosso che si divide per far attraversare gli ebrei, con una calma estrema. Ad un certo punto, più scocciata di trovare i capelli ovunque che per altro, ho deciso di tagliarli corti. Ho portato al parrucchiere cinese una foto di Michelle Williams, la beneamata Jen Lindley di anowanowei, altrimenti detto Dawson’s Creek. Lei, per molto tempo, ha portato i capelli corti, ho letto che piacevano un sacco al fidanzato, sa bonanima di "TizioBrokebackMountain". Il cinese mi ha guardato dubbioso, come a voler dire "Lagazza tu non somigliale a donna bionda di foto, capile che tu fale schifo con taglio colto?" Ho rassicurato il signor Wang hair stylist dallo sguardo preoccupato, mostrandogli i buchi che avevo in testa. Della serie che tanto c’era poco da fare. Sono rientrata a casa e mio marito, vedendomi da dietro, mi ha detto "Bambino, che ci fai qui, ti sei perso?". Poi ha scoperto che ero io. Travestita da paffuto bimbo di otto anni. Per imparare a indossare la parrucca brasileira però ci è voluta una preparazione olimpionica. Ho visionato settemiladuecentosessantatrè video di meravigliose donne di colore che di indossare capelli altrui ne fanno davvero un' arte. Ovviamente il numero è un’iperbole, ma ne ho visti davvero davvero tanti. La cosa bella, però, è che una volta imparato l’effetto di una bella lace front installata a dovere è meraviglioso e iper naturale. Nessuno potrebbe mai dire che quei mirabolanti riccioli castani non siano spuntati come funghetti direttamente dalla testa di chi li indossa. Io che ho avuto per tutta la vita capelli tremendi (mica come la nostra collega del sito che ci ha scritto tempo fa il suo articolo) finalmente capivo che non dovevo aspettare di salire sul palco per vedermi addosso la chioma dei miei sogni. Dopo un po’ che avevo imparato a farmi figa con capelli non miei, ho provato le parre sintetiche. Un po’ per provare nuovi tagli e poco convinta di poterci uscire di casa, ho ordinato un caschettino nero che invece mi ha assolutamente aperto un mondo nuovo. Ho realizzato che bastava una semplice frangia, che non avevo mai avuto neppure il coraggio di farmi, né a dirla tutta abbastanza capelli perché venisse bene, per ottenere mirabolanti look sempre diversi e anche questi iper naturali. Mi sono divertita tantissimo ogni volta che qualcuno mi ha detto "Che bei capelli!!! Ma woooow!!! Che piega meraviglievole!" e mi sono divertita ancor di più ogni volta che in perfetto stile redbull gridavo "Sono fiiiiintiiiii!". Ogni volta non aveva prezzo! E a proposito, parlando di prezzi, i capelli veri, quelli strappati a Bèlen, vanno in media dal centinaio al bicentinaio di euro. Non so se questa parola esista o meno, ma non intendo neppure assicurarmene: l’Accademia della Crusca deve sapere chi è che comanda ormai. Invece le sintetiche, oltre a tenere la piega in maniera FA VO LO SA (avete il permesso di leggerlo esattamente come avete fatto, sentendovi un parrucchiere di nome Antoine avvolto in un vaporoso boa di struzzo fuxia), hanno anche il pregio di costare veramente una cavolata.
Con questo racconto spero di avervi passato come sempre l’informazione che in ogni situazione si trova sempre qualcosa di buono. E non è la classica storia del bicchiere mezzo pieno, io mi compro direttamente un bicchiere più piccolo e lo riempio completamente! Come al solito mi dimostro una persona strana però, perché non ho mai capito come mai, tra tutte le fanciulle tumorate come me, conosciute dal vivo e per vie internettiane, davvero poche di queste portassero una parrucca. Ho come l’impressione che il mondo si sia lasciato prendere troppo la mano da questo Body positivity, Free bleeding, Free pellettingsullegamben e compagnia bella, ormai sembra che se non sei grassa le ossa le diamo ai cani, se non hai la cellulite o ti alleni per non averla odi chi invece ce l’ha e che se hai voglia di riavere i tuoi capelli, persi per via di una malattia, allora stai facendo un torto a qualcuno, o peggio a te stessa.
Ora, magari sono io che non comprendo, davvero, ma vorrei mettere tutte queste bellissime fanciulle (che in verità nella maggior parte dei casi stanno obiettivamente bene anche coi capelli corti o prive degli stessi) davanti a un foglio bianco, armate di pastelli a cera. Vorrei che queste donne, con la mente sgombra e la musica nelle orecchie, prendessero quei pastelli e si disegnassero così, come si immaginano da sempre. Se dovessero disegnarsi con un taglio corto, o con la testolina tonda, rosea e luminosa, allora, davvero, avrei capito tutto. Sarei felice. Ma se nella loro immaginazione fossero principesse dai lunghissimi capelli biondi, non vedo assolutamente perché dovrebbero sentirsi in colpa per questo. Desidero aiutare queste ragazze a trovare la loro parrucca da principessa, a scoprire come indossarla per sentircisi, principesse! Non voglio che si sentano costrette a dire che si piacciono in qualsiasi modo, solo perché ciò che le ha private della chioma è la terapia che sta salvando loro la vita, o ci sta provando. Non è ingrato nei confronti del Taxolo, o del Carboplatino o della terribile Rossa, dire che ci si piace tanto truccate e con la capigliatura di Ariana Grande. Vorrei solo essere sicura che loro non stiano pensando questo. Dal canto mio, mi disegnerò sempre coi capelli lunghi, solo che questa esperienza, mi ha regalato mille milioni di chiome diverse e la capacità di amarmi per quella che sono e non per come dovrei essere.
P.S. Sono a diretta disposizione per insegnare dove e come trovare le parrucche, inviare link, insegnare come lavarle e come trattarle oltre che come indossarle, a qualunque timida principessa che non sappia come muoversi in questo mondo difficile che è fatto di cambiamenti fisici importanti e a volte devastanti. So che non tutte sono state fortunate come me (almeno io sono stata fortunata fino ad ora in molti sensi), e mi sento così grata per la mia enorme fortuna, da aver necessità di dare una mano a chi si guarda allo specchio e non si riconosce più. Forza donne, io sono con voi.