Come in uno Shuttle Spaziale

Come in uno Shuttle Spaziale

  • di Redazione
  • 5 Gennaio 2021
  • Ma, soprattutto, vivere

L’amica Francesca ci stupisce sempre per la sua originalità, godiamoci questo splendido racconto! 

DISCLAIMER: SCRIVO IN UN MODO PARTICOLARE, A VOLTE USO  PAROLE DURE O CRUDE, MA NON C’È ALCUN INTENTO OFFENSIVO  VERSO NESSUNA COSA O PERSONA 

All’ingresso del ponte della Businprise mi attendeva Dolores Tremila, la voce digitale squillante, chiara, le giunture ben oliate, una macchina perfetta che aveva in sè tutto lo scibile Businchiano.  Lei sapeva dove dovevi recarti, come ti ci dovevi recare e soprattutto aveva l’accesso al teletrasporto.  "Signora Stok, col numero 4010 è attesa in sala tattica"  Così dicendo Dolores mi teletrasportò direttamente in sala, dove trovai Stellich intenta a trafficare con i comandi, mentre Monique, con mani estremamente esperte controllava le mappe di Gammataxolia 2.  "La sedia comandi è pronta Signora Stock, acceleriamo a velocità 7?" Barbarovich stava sistemando le coordinate dell’astronave Businprise, mentre mi accomodavo sulla sedia, pronta a partire per scoprire Gammataxolia e Carboplatinea.  Da quel giorno quei pianeti per me, giovane comandante Vulcovarica, non ebbero più segreti. Mi trovavo ormai nello spazio: ultima frontiera, stavo per arrivare là dove nessuno era mai giunto prima. 

Ah aspettate, non siamo in Star Trek??? 

Siete sicuri sicuri che no? 

E’ che il modo in cui si trasforma la mia poltrona da Chemio ricorda un po’ una navicella spaziale!  Le infermiere sopraccitate, e molte altre, hanno spesso lanciato gridolini di stupore dinnanzi alle diavolerie che ho iniziato sin da subito a tirare fuori per addobbare la stanza. 

Ma tornando al giorno in cui ho cominciato questa chemiolosa avventura, avevo, sì, una borsa carica di accessori, ma anche gli occhi pieni di lacrime. Come vi ho detto precedentemente, il ritratto mediatico del cancro è sempre stato piuttosto disfatto e triste, quindi mi aspettavo di tutto.  In sala d’attesa molte persone si scambiavano storie sui loro effetti collaterali e nessuno si è in quel momento curato di due occhietti umidi al di sopra di una mascherina lilla.  Quella prima volta, dopo che hanno chiamato il mio numero, sono entrata in una stanza colorata, con due poltrone colorate, dove mi attendeva la mia terapia, costituita appunto da ore ed ore di carboplatino, taxolo, cortisone, antinausea etc etc. Per prima cosa ho appeso al mio collo il mio ventilatore portatile, perché le vampate ce le manda il destino, ma a tecnologia ce la procuriamo noi.  Ho steso poi la mia bellissima coperta di Harry Potter sulla poltrona completamente distesa, apparecchiata in seguito con il supporto per cellulare, la mia magica merenda, 4 bottigliette d’acqua e tanta speranza.  Di sicuro entrando in stanza davo leggermente nell’occhio, tanto che più volte mi è stato appunto detto che la mia sedia somigliava ad una navetta spaziale.  Al che io rispondevo che se mi avessero dato dei chiodi, avrei appeso anche i quadri.  Già mi vedevo, sdraiata, come la Rosdeuitbucheiter del Titanic e il comodino pieno di fotografie.   Al posto di essere morta stecchita, nel mio caso, di solito sto russando come il più rumoroso dei trattori, al fine di disturbare sonoramente tutta l’ala in cui mi trovo dayhospitalizzata.

Ad ogni modo la prima chemio passò, la seconda passò, la terza passò ed io ebbi la fortuna di prenderla estremamente bene.   Non ho accusato mai effetti collaterali disastrosi, né ho mai cacciato la testa nel water per rimettere l’anima.  Non voglio dire che assumere determinati farmaci sia come bersi un brioschi dopo essersi sfiammato l’Atalanta ad un pranzo di famiglia, ma neppure è come ingerire il cianuro.  Facendo la terapia però ho potuto constatare che potevo proseguire davvero con la mia vita, in quanto fortunatamente quella monellaccia me lo permetteva. Mi erano stati prescritti 6 mesi di balletto Carbotaxolante, per cui l’unica scelta era quella di ballare, dopotutto.  Così sono iniziate le mie chemioavventure, tra un Cocktail farmaceutico e l’altro. Come al solito per saperne di più vi do appuntamento alla prossima puntata, sempre che io abbia spazio pev voi nella mia stvapiena agendah.