Watch out now
- di Redazione
- 3 Giugno 2022
- La collana di perle di Giulia
Nuovo appuntamento con la perla dell'amica Giulia Muntoni che con la solita delicatezza racconta le nostre paure
Da bambini la paura aveva spesso a che fare col buio, l’uomo nero, un mostro in agguato. Da adulti impariamo che anche due, semplicissime parole, hanno il potere di scatenare una tempesta e portare distruzione: "ti lascio", "ti amo", "è tornato". La malattia, come l’amore e la morte, cambia tutto.
Quello che da piccoli non avremmo forse mai sospettato, però, è che i mostri degli adulti non sono tutti da evitare. Alcuni arrivano per darci un messaggio che non abbiamo mai saputo o voluto ascoltare, ed è meglio non fuggire. Non servirebbe, comunque. I mostri degli adulti non saranno tutti neri e in agguato nell’oscurità, ma sono di sicuro molto persistenti. Richiedono attenzione e non si accontentano di una nostra occhiata veloce. Un problema, se non risolto, si ripresenterà identico ancora e ancora, finchè non gli venga data udienza.
Avere paura non ci piace ma è utile quanto necessario. Utile a far cessare di botto ogni altra sensazione, a zittire quel brusio di pensieri che spesso ci accompagna e ci anestetizza.
Nel momento in cui ho appreso dell’esistenza dei miei tumori ho trovato, ogni volta, un punto di svolta, un silenzio di concentrazione, la consapevolezza di essere stata "distratta". Entrando in quella porta, la paura si è trasformata in super potere: senza l’iniziale momento di sconcerto, non avrei mai prestato l’attenzione necessaria a quello che mi aveva colpita, non avrei accolto con benevolenza la violenza dell’istinto primordiale a sopravvivere e reagire.
E, se pure io sia esposta, come tutti, ad una pioggia incessante di emozioni e stimoli di ogni genere, una lezione, almeno, resta mia: sono tutta orecchi, mostro. Parla.