Sacred keys
- di Redazione
- 13 Febbraio 2020
- La collana di perle di Giulia
Le bellissime parole della nostra amica Giulia Muntoni ci accompagnano in un viaggio all'interno di noi stessi
Quando penso a mio padre, vengo trasportata quasi subito in un luogo remoto e ovattato. Non è un luogo fisico, ovviamente, ma una sensazione, simile a quella di essere comodamente sdraiata a occhi chiusi ad ascoltare un pezzo di jazz, uno dei tanti che lui adorava e suonava con la chitarra. E' un angolo di mente molto intimo, quello che condividiamo. Un mondo speciale, accogliente, pieno di luce e potenzialità. Mentre penso alla dolcezza con la quale mi guardava e mi guidava, mi chiedo quanto tempo sia passato dall'ultima volta in cui io mi sono genuinamente guardata attraverso gli stessi occhi. Percepita con quel tipo di benevolenza. Del resto, lui possedeva molte mie chiavi.
Io credo che noi siamo fatti di porte. Un sistema di porte comunicanti che collegano il nostro nucleo spirituale con l'esterno e il resto del mondo. Alcune, quelle che regolano le emozioni più basilari, impariamo ad aprirle in automatico, di solito da bambini. Man mano che si procede verso l'interno, tra le parti più remote e delicate di noi stessi, però, scattano meccanismi difensivi di ogni sorta. Ci sono intere zone del nostro essere con cui, spesso, neanche noi siamo mai stati in contatto. Ne ignoriamo completamente l'esistenza, tanto ineludibili sono i meccanismi che le proteggono.
O almeno così ci appaiono, fino a quando non incontriamo le "nostre persone". E' questa la parte più affascinante. Ci sono una manciata di persone là fuori nel mondo, ciascuna dotata di una chiave unica che, a insaputa di tutti, apre una nostra porta. Loro ne sono allo scuro tanto quanto chiunque altro. Capita che le cose restino immutate per vite intere. Per i più fortunati, invece, le rispettive strade si incrociano e una serratura, semplicemente, si sblocca. Senza alcuno sforzo. Come se fosse stata programmata per quell'esatto momento e non un secondo prima, o dopo.
La distribuzione non sembra obbedire ad alcuna legge. Così, laddove ci si potrebbe aspettare che i parenti più prossimi, come genitori e figli, ne siano sempre muniti, questo non è assolutamente scontato. Sono grata del fatto che mio padre mi abbia non solo conosciuta quando sono nata ma anche "riconosciuta". A quasi nove anni dalla sua scomparsa, continuo a scoprire cose su me stessa che, mi rendo conto, lui già sapeva e aveva predetto. In tutti gli altri casi, può essere uno sguardo che ci aggancia, o una conversazione che risuona particolarmente affine alle nostre corde. In ogni caso il segno di un'intesa profonda, troppo familiare per essere appena nata. Per questo è, non solo importante, ma vitale andare là fuori ed esplorarlo, questo mondo.
Per quanto rischioso o spietato possa apparire, per quante probabilità esistano di ritrovarsi il cuore spezzato o l'orgoglio ferito, senza apertura non ci può essere scambio. E senza scambio col prossimo c'è una possibilità più che concreta che intere parti di noi stessi rimangano inesplorate per sempre. L'interazione con gli altri genera energia. Quando questa è positiva, diventa una forza creatrice inarrestabile, potenzialità allo stato puro, che è in grado di tirare fuori il meglio dagli individui; che li trasforma da umani in eterni, perché custoditi vicendevolmente nei cuori, l'uno dell'altro.
Non c'è garanzia che troviate le vostre persone, perciò tenetevi stretto chi vi ama senza se e senza ma. E se la porta si apre e la magia si compie, custodite con cura le cose che scoprirete sul vostro conto, ed esaltate le vostre fragilità invece di nasconderle. Perché ho il sospetto che sia proprio grazie all'empatia e alla generosità di cuore che potreste anche voi regalare a qualcuno la gioia di una porta aperta.