Of Life and Death
- di Redazione
- 18 Ottobre 2019
- La collana di perle di Giulia
Ritorna l'appuntamento del venerdì con la rubrica curata dalla nostra meravigliosa amica Giulia Muntoni
Che tipo di giornata avrai oggi? Devi andare al lavoro, fare terapie, goderti un giorno di riposo? Qualunque sia il piano, a prescindere da cosa faremo io e te, Elisa sarà altrove. Questo sarà il secondo giorno che non conosce. Non ci è arrivata, lei. L’ho salutata l’ultima volta il 25 agosto, un attimo e di corsa, e nel giro di un mese e mezzo un tumore, anzi vari tumori l’hanno attaccata con una violenza tale da farle desiderare di morire. Ieri la sua preghiera è stata esaudita. E, come altre volte in cui qualcuno che conoscevo se ne è andato, tutto mi sembra avvolto da un silenzio assordante.
Cose che cambiano tutto, come dice la canzone. Che diritto abbiamo, io e te, mi chiedo, di essere ancora qui? Me lo chiedo soprattutto nei giorni in cui riporto a casa un corpo stanco e un’anima ingrigita da questioni minori che però riescono a minare l’umore e la voglia di brillare, a beneficio mio e degli altri. A contarli accuratamente, questi giorni purtroppo sono sempre troppi. E spero vivamente che anche tu te lo sia domandato mentre, incessantemente, notizie terrificanti di guerra e violenza continuano ovunque ad invadere la cronaca.
Perché le morti, tutte le morti che pongano fine a una vita prematuramente, sono pugni nello stomaco. Ma anche adesso che, attonita, mi interrogo sul senso di vita e morte, so che c’è un’unica risposta che abbia un senso considerare: non siamo noi a decidere né il come né tanto meno il quando. O almeno, non dovremmo essere noi. Il che non significa, però, che non ci sia qualcosa che possiamo fare, che dobbiamo fare: che la causa sia una malattia o la malvagità umana, ognuno di quei fili che si spezzano dovrebbe essere un monito per chi resta. Per quanto retorico possa sembrare, non ha senso arrendersi al nichilismo né nascondersi dietro la superficialità. Abbiamo un dovere, io e te: onorare chi non può più esserci amando e aiutando chi c’è ancora. Anche se spesso ci sentiamo sopraffatti. Anche quando ci sia un solo giorno di luce in mezzo a mesi di buio.
Ad Elisa ed a ogni giorno di luce che riusciremo a trovare dedico dei versi che adoro. Sono versi tristi ma necessari perché, a volte, anche chi vive per donare conforto e gioia, ha diritto a fermarsi e rendere omaggio al proprio dolore."Fermate tutti gli orologi, isolate il telefono,
fate tacere il cane con un osso succulento,
chiudete i pianoforti e fra un rullio smorzato
portate fuori il feretro, si accostino i dolenti.Incrocino gli aeroplani lassù
e scrivano sul cielo il messaggio Lei È Morta,
allacciate nastri di crespo al collo bianco dei piccioni,
i vigili si mettano i guanti di tela nera…
Non servono più le stelle: spegnetele anche tutte;
imballate la luna, smontate pure il sole;
svuotatemi l'oceano e sradicate il bosco;
perché ormai nulla può giovare."