Nothing but the truth

Nothing but the truth

  • di Redazione
  • 26 Marzo 2021
  • La collana di perle di Giulia

Parole di riflessione quelle della cara Giulia Muntoni che in mezzo alla tempesta, trova sempre la primavera

Ultimamente mi sono chiesta se non io non sia troppo "nonchalant" riguardo alla mia diagnosi. E’ un dato di fatto che, a parte i riferimenti nei miei scritti, io ne parli poco, quasi nulla, e soltanto con chi mi sta molto vicino. Me lo sono domandata perchè non vorrei che questo venisse percepito come un rifiuto ad affrontare l’argomento, come una illusa pretesa di non avere bisogno di calore e supporto. E’ tutt’altro, infatti. Credo che in me ci sia il pudore di non voler dare forma a un concetto negativo che non merita la mia energia, come se parlare di certe cose le potesse rafforzare.

Ma io non credo che il mio sia un rifiuto di accettare la realtà. Anzi, ci sono stati dei giorni, recentemente, nei quali sono stata male e la miseria e l’afflizione della mia condizione mi sono piombate addosso come uno schiaffo in faccia. Ma nella quotidianità, mentre riesco a gestire tutto sommato bene gli effetti collaterali, quando mi concentro sulla mia giornata anziché temere la prossima PET, perchè alla fine il presente è tutto quello che abbiamo, non posso fare a meno di sentire una freschezza di spirito che con la malattia non ha nulla a che fare.
"La mia anima è nel cielo" diceva uno dei personaggi di Shakespeare. E io sento che mi rappresenta.

C’è un albero davanti alla mia finestra che resta spoglio per tutti i mesi freddi. Ma ieri, guardando distrattamente fuori mentre lavoravo, ho visto che le gemme che lo ricoprivano in passato son tornate. Presto sarà vestito a festa, di delicati fiori lilla. E allora mi rendo conto che il mio occhio viene agganciato in automatico dalla bellezza della primavera, e che prima non lo notavo non perchè non lo vedessi, ma perchè semplicemente non mi interessava.

Sia chiaro, so bene che non sarebbe sano se anche io non mi concedessi il privilegio di sentirmi e mostrarmi fragile. E di sicuro è troppo sottile il confine tra non chiedere aiuto e non averne bisogno. Spero ci sia sempre chi sappia coglierne la differenza, chi riesce a sentire il mio non detto, ad abbracciare quei laceranti momenti di sopraffazione che mi colgono in un giorno qualunque, senza preavviso.
Per tutti gli altri, quello che vedono è quello che c’è. Non ho aspettative specifiche ma continuerò a dare un gioioso benvenuto a chi saprà connettersi con le mie parole e farmi arrivare, sotto qualunque forma, la solidarietà che, più che di chi già si conosce, è propria della condizione umana.