Finalmente la nostra amica Giulia Muntoni può tornare a fiorire e a vivere la sua primavera

Questo capitolo della mia vita si chiama "È arrivata la primavera". Ode alla medicina e ode alla mia tenacia. L’ho superato un’altra volta. Sono e mi sento sana. Ogni atomo esulta e fa pace con se stesso.
Oltre ogni paura, oltre ogni effetto collaterale, se pure la terapia continui, mi ergo fiera, sentendomi benedetta. Sollevata da una gioia brillante, palpabile, preziosa proprio perché figlia di tanti sacrifici. Qualunque sia la missione per cui sono qui, non è ancora stata compiuta. Con umiltà ne prendo atto.

Ed è inebriante questa ricompensa, per me che credo che la Vita sappia sempre quello che fa, e che non ci sia dettaglio, per quanto piccolo o faticoso, che non serva a dipingere un quadro più grande. Chi sarei senza le mie cicatrici? Le indosso come una collana di stelle mentre mi sorride l’anima. Di certo non sarei questa Giulia, che amo ogni giorno un po’ più onestamente. E anche adesso, che è tempo di una gioia totalizzante e spettinata, il mio corpo mi ricorda di andarci piano, di non smettere di ascoltare i messaggi che senza pause mi invia, di non ripetere errori passati.

Perché la sofferenza abbia un senso, dobbiamo assolutamente afferrarne le lezioni e farle nostre. Non tanto per salire in cattedra quanto per impiegarle per il nostro bene e, di riflesso, per quello degli altri.
Il benessere che riusciamo a raggiungere, e per benessere intendo l’armonia di mente, corpo e spirito, è un capitale di luce che va condivisa, perché a noi è data in prestito. E brilla solo se la reinvestiamo per illuminare il buio di chi ci circonda.

Accolgo questa primavera come se fosse la prima che vedo e dedico i suoi mille colori a chi mi vuole bene.