Mind your back

Mind your back

  • di Redazione
  • 27 Settembre 2019
  • La collana di perle di Giulia

Torna l’atteso appuntamento del venerdì con la rubrica curata dalla nostra amica Giulia Muntoni

C’è una cosa che non capirò mai: perché, pur potendo scegliere accuratamente cosa dire, alcune persone si ostinino ad abusare delle proprie parole.
È stato detto: "Prima di parlare domandati se ciò che dirai corrisponde a verità, se non provoca male a qualcuno, se è utile, ed infine se vale la pena turbare il silenzio per ciò che vuoi dire".
Ma per alcuni non c’è verso. Se le parole sono pietre, ci sono individui che le usano con il solo scopo di distruggere tutto quello che hanno intorno. E, cosa anche peggiore, nella maggior parte dei casi, le persone che più hanno da imparare su come si stia al mondo, sono le più refrattarie a cogliere gli insegnamenti della Vita.
Confermo quello che ho detto in passato: non basta una malattia per accendere arcobaleni dentro le pozzanghere.

Dopo anni ed anni di sforzi immani per cercare di evolvermi ed imparare, non ho più né tempo né pazienza per i detrattori, né tollero chi mostra di non voler afferrare il significato della parola "maturare".
Se questo è grave nelle persone con un vissuto nella "norma", è inaccettabile e disgustoso in quelle che abbiano avuto esperienza di malattie serie come il cancro o che la vivano tuttora.
Proprio non arrivano a capire che il fiele covato nell’animo potrebbe avere un ruolo nella mancanza di buona salute? Sono così ingenue da pensare che l’essere umano sia fatto a compartimenti stagni e tutto il nostro sentire non influenzi il nostro corpo?
A suscitare il mio sdegno non è tanto il modo in cui il loro operato possa ripercuotersi sulla mia vita: ho spalle grandi e pelle spessa. Quanto, il senso di impotenza che provo davanti alle persone "per bene" che invece, pur gradevoli e rispettose, vengono magari stroncate senza appello da un destino che va al di là della mia capacità di comprenderlo.

Solitamente mi identifico con la Giulia della comprensione, certo, e dell’empatia. Ma quando la miseria e la piccolezza di certi animi umani sembrano calpestarle, la mia porta si chiude ed io divento la Giulia della determinazione a lasciare che chi non merita affoghi nel proprio astio.
Neanche il cancro riesce a trasformare l’essenza di una persona, se non siamo noi a permetterlo. Chi era invidioso, maligno, arrogante e voglia continuare a incarnare il peggio dei sentimenti umani, resterà tale.
Per quanto riguarda noi altri, credo che l’unica cosa utile e possibile sia concentrarsi sul bene che è in noi e tutt’intorno e dargli ancora più voce
Per il resto sarà la Vita che, come sempre capita, penserà al da farsi.