Know how to wait

Know how to wait

  • di Redazione
  • 15 Luglio 2022
  • La collana di perle di Giulia

Torna la perla della nostra Giulia Muntoni che con estrema attenzione analizza i pensieri più profondi del nostro essere

"A volte il romanzo non è ancora pronto per essere scritto perché non hai ancora trovato l'ispirazione giusta per il protagonista principale. A volte ti servono ancora due anni di vita prima di realizzare il tuo capolavoro in un modo che sembri vero, puro e onesto agli occhi degli altri. A volte non t'innamori perché qualsiasi cosa tu debba sapere su te stesso è accessibile solo attraverso la solitudine. A volte non hai ancora incontrato il tuo prossimo collaboratore. A volte la tristezza ti avviluppa perché, un giorno, si rivelerà l'opera su cui costruire la tua vita."


Chi ha detto che dobbiamo essere sempre all’altezza della situazione, pronti, capaci di affrontare tutto quello che abbiamo davanti, o dentro?
Va bene anche non sapere, non sapere affrontare, sentirsi un po’ persi. Perchè ci ricorda che, oltre a saper essere supereroi quando la necessità si presenta, siamo anche e soprattutto umani.  E questa è anche una ricchezza perchè ci riguarda tutti, più di quanto siamo capaci o disposti ad ammettere. Siamo simili più di quanto siamo diversi,  e purtroppo o per fortuna siamo insieme, avvolti da una coperta di solidarietà in cui le nostre fragilità brillano come frammenti di stelle.

A un certo punto, dobbiamo concederci il permesso di essere umani, di arrancare, di essere semi appena piantati che ancora non sanno sbocciare, perchè non è la stagione giusta.  Con pazienza, molta pazienza.  Ci può essere grazia anche nel sapersi trattenere dall’azione, e coraggio nel fidarsi ed affidarsi.
A volte, "cogliere l’attimo" ha più a che fare con l’attimo che lasciamo andare piuttosto che con quello che abbracciamo. Così che possiamo rispettare l’appartente lentezza di cui noi abbiamo bisogno o di cui altri posso necessitare.

Altre volte, la differenza sta tutta nelle domande che ci poniamo. Cosa saremmo senza le domande giuste? Saremmo condannati ad una vita da amputati della verità. Per me, la domanda che ha cambiato tutto non è stata: "Perchè a me?" ma "Cosa sta cercando di insegnarmi?" E nessuna delle amputazioni che posso aver subito mi pesa quanto le lezioni che non ho saputo cogliere.