Difficult gifts
- di Redazione
- 24 Maggio 2019
- La collana di perle di Giulia
Ritorna il consueto e imperdibile appuntamento del venerdì con la rubrica "La Collana di Perle di Giulia" curata da Giulia Muntoni
"Ogni problema reca un dono per te nelle sue mani." Questa frase mi è molto cara.
Sempre più spesso, ultimamente, incontro persone che, al racconto della mia storia, si dicono ammirate e ritengono che, nelle stesse mie circostanze, non sarebbero state in grado di reagire. Ma io non sono mai d’accordo.
Non si è consapevoli delle proprie risorse e della forza con cui sappiamo aggrapparci alla vita fino a quando, banalmente, una minaccia vera non rischi di portarsi via tutte le nostre certezze.
Credo che il motivo del nostro oblio abbia anche a che fare con l’idea di non essere mai "abbastanza" di cui soffriamo tutti, chi più chi meno, in maniera cronica. Tutti tranne, magari, proprio i boriosi e gli arroganti che dovrebbero, invece, avere qualche dubbio.
Quasi sempre ci sfugge che, purché si faccia del nostro meglio, questo non può che essere abbastanza. Perché il nostro meglio proviene da noi, e noi siamo SEMPRE abbastanza, che lo capiamo o meno. E soprattutto, che gli altri intorno a noi lo capiscano o meno.
Certo, loro hanno aspettative che potrebbero condizionarci ma il nostro meglio non è e non sarà mai davvero affare di altri, perché a ciascuno appartiene un potenziale unico che si accompagna ai nostri doni di nascita.
Non c'è nulla di casuale riguardo alle nostre vite. Non lo è la famiglia che ci accoglie, né le persone che incrociamo. Perché, allora, dovrebbero esserlo le sfide che la Vita ci propone?
Certo, dentro al ciclone quasi mai si ha il tempo o la lucidità per essere filosofici, tanto meno grati. La volontà, in questo senso, può soltanto fino a un certo punto. Eppure, per quello che conta, la mia è una testimonianza di speranza e forza.
Oggi, vedendo tanti dei doni che l'esperienza del tumore aveva in serbo per me, so che la trasformazione che ho intrapreso da allora è stata evoluzione e non mera sopravvivenza.
Ancora adesso, ci sono doni che intuisco soltanto e altri che forse non scoprirò mai. Ma non mi importa. Quello che importa è che non voglio smettere di ravvisare un senso anche in quelle parti della mia storia che ho superato a fatica e che avrei preferito dimenticare.
Ricordo tutto, invece, e continuerò a ricordare ed esplorare a voce alta quel prezioso raccolto. Perché è necessario, perché quello che ne consegue è la certezza di una serenità genuina, con basi sofferte ma solide. O forse , semplicemente, solo perché anche questa è Vita ed io, abbastanza fortunata da essere qui per celebrarla, ne ho troppo rispetto per permettermi di scegliere arbitrariamente quali parti vadano salvate e quali ignorate.