Choose life

Choose life

  • di Redazione
  • 19 Febbraio 2021
  • La collana di perle di Giulia

L’amica Giulia Muntoni ci regala una perla unica, come la sua autrice

Qualche giorno fa ho scritto così: "Oggi non posso che definire il mio sentire come "scoppiare di vita" E non di certo perché il corpo sia scattante o energetico. Però, sin da poco dopo il risveglio, ho sentito una calma, una concentrazione, un intento permeare tutto quello che facevo. Adoro lavorare quando mi sento così. Mi ricorda quanto fortunata io sia a poter provvedere alle mie necessità con le mie forze. Interagire con colleghi ed estranei con un sorriso più sereno, sapere di essere utile. Quando mi sento come oggi, mi sembra di essere una barca a vela che scivola sull’acqua. Vedo il mondo con più benevolenza e mi sembra che tutti stiano facendo del loro meglio. E anche le persone sgradevoli che posso incrociare, mi sembrano caricature di se stesse più che minacce."
Oggi non va così. Oggi sono altrove, in un luogo pieno di insofferenza, debolezza e irritazione. Ho la pelle sottilissima e i pensieri aggrovigliati. Non ho pace e, se facessi l’errore di giudicarmi, non mi piacerebbe la persona che vedo in questo momento. Eppure, capita. E non posso assolutamente permettermi di giudicare. Sono sempre io, e che mi piaccia o meno, è inevitabile avere giorni "no". Quello su cui posso lavorare, però, è il non farmi definire da questo stato. Se ogni nuovo istante è una porta, posso decidere di procedere a occhi chiusi, dando per scontato di conoscere già lo scenario, oppure posso provare a prestare attenzione a quello che mi circonda.  In fondo, chi l’ha detto che tra due passi non si schiarisca il cielo ed io non senta una brezza familiare portare pensieri più leggeri? Spesso il nostro essere cupi deriva dalla presupponenza. E, in qualche modo, dalla pigrizia. Certo, sarebbe più semplice lagnarsi di aver dovuto conoscere problemi che non sono di tutti, come la malattia, e adagiarsi su un comodo giaciglio di lamentele. La vittima rimane immobile, e divide il proprio tempo tra il biasimo altrui e l’autocommiserazione. 
Ma io so di essere elettricità, anche quando la luce è spenta. Non mi interessa trovare scuse né crearmi degli alibi o ribadire cosa io meriti o non meriti.  Quando cammino al buio, faccio passi più piccoli, sperando di non perdere del tutto l’equilibrio. Ma non è mai successo, da quando ne ho memoria, che il buio sia rimasto così a lungo che io non abbia ritrovato la strada. L’ho cercata quella luce, sia chiaro, non mi è "capitata", ma è comunque arrivata. Essere positivi, o provare ad esserlo, non è mai l’opzione facile, non è uno scudo che abbracciamo per non soffrire. Sento tutto, invece: ogni graffio, ogni incognita mi ricorda la mia fragilità e spesso mi riempie di frustrazione. Non è che io mi interroghi di meno rispetto a chi non accetta la sofferenza, è che scelgo quali domande valga la pena di farmi.
Il mondo è pieno di gente a cui capitano cose terribili, ogni minuto di ogni giorno. A volte sembra persino che non resti niente sul quale poter esercitare una qualche forma di controllo. Ma la decisione di non essere vittime, quella è SEMPRE e solo nostra.