

Careful where you stand
- di Redazione
- 19 Luglio 2019
- La collana di perle di Giulia
Ritorna il prezioso appuntamento del venerdì con la rubrica "La collana di perle di Giulia" curata dall'amica Giulia Muntoni
La malattia mi ha insegnato un universo intero di cose nuove, dal secondo in cui ne ho avuto notizia. Per esempio, che non si è davvero malati finchè non ci si sente tali. È una differenza che mi è stata chiara immediatamente non appena, dopo cinque mesi di preoccupazioni intense ma "gestibili", ho iniziato la chemioterapia.
È quasi impossibile descrivere il processo che porta, da un giorno all’altro, il corpo e poi la mente a cedere ai farmaci, sotto ogni aspetto. Dapprima i sintomi, nuovi e sconosciuti, spaventano e privano delle energie, poi un timore costante del futuro, il pensiero che i sintomi non siano finiti e che tra un minuto o tra due ore uno nuovo, ancora più doloroso o fastidioso, possa esplodere, finisce di logorare la serenità residua che era sfuggita all’intervento.
Ricordo quel periodo come l’esperienza più intima che io abbia avuto con me stessa. Un’attenzione, una cura che mai mi ero permessa di dedicarmi hanno sovrastato qualunque altre cosa e persona. Quel corpo sofferente è diventato il mio solo focus, il suo benessere la mia unica aspirazione.
Alla fine, come sempre avviene, i mesi sono passati e le sedute di chemio finite. Ma quel muro protettivo tanto efficace che, con grande sforzo, avevo costruito intorno a me per non essere distratta dall’intento, ancora fatica a sgretolarsi.
Ricordo la voce narrante di una nota serie televisiva che diceva: "I confini non tengono fuori gli altri, servono solo a soffocarti. La vita è un problema e noi siamo fatti così, quindi puoi sprecare la tua vita a tracciare confini oppure puoi decidere di vivere superandoli."
Non ho dubbi sul fatto di volerli superare, sulla mia volontà di abbracciare quel potere benefico che a volte la confusione altrui porta con sé, perché abbatte i nostri schemi e ci insegna a programmare un po’ meno e a vivere un po’ meglio.
Difendersi da persone e situazioni negative che potrebbero ferirci è nostro dovere, purchè lo si faccia "cum grano salis", come avrebbe detto mio padre, con un pizzico di buon senso.
Rischiare di farsi vedere in tutta la propria vulnerabilità spaventa, ma niente produce più gioia del trovare persone con cui poter essere se stessi.