C'est la vie
- di Redazione
- 24 Gennaio 2020
- La collana di perle di Giulia
E' venerdì e Giulia Muntoni ci regala un'altra magnifica perla
A volte, nonostante tutti gli sforzi di essere una brava comunicatrice, il filo dei miei discorsi si spezza e io precipito nel vuoto. Mi ritrovo avvilita, dolorante e spaventata in un posto che non ha nulla di familiare. Non so dove mi trovi né come uscirne. Non sono mai sicura se a impedirmi di vedere sia più l'oscurità o più le lacrime. Non averlo visto arrivare mi fa sentire ingenua e stupida. Ma niente mi addolora di più di quando, nel cadere, travolgo anche le persone che mi stanno vicine, quelle che più amo e che pensavo di saper proteggere, anche da me stessa e dalle mie debolezze. Cercando di accudirle, le afferro troppo strette e le trascino giù nel baratro con me. Perché facciamo i danni peggiori proprio alle persone a cui teniamo di più? Non lo so. Anche in una mente sempre affollata da mille pensieri come la mia, a volte le parole si bloccano e le risposte semplicemente mancano. I miei angeli sono temporaneamente troppo lontani, sulla strada per venire da me.
Del resto, nasci nudo e, alla fine, te ne vai nudo. Ma nella parte in mezzo hai bisogno di riparo e di calore. Perciò provi a costruirti un tetto. All'inizio non sei sicuro di niente e vai a tentativi. Man mano che cresci perfezioni il riparo sempre di più. Sai che potrebbe succedere qualcosa ma non ci pensi. Poi arriva il terremoto e sei vivo per miracolo. Ti disperi e ti senti sconfitto, sopraffatto. Ne hai diritto ma lo sconforto non aiuterà, non può durare. Alzati, raccogli quello che si è salvato e ricomincia a costruire. Questa volta, magari, sceglierai materiali migliori, qualcuno ti darà una mano. Ma non c'è una garanzia. È faticoso, tanto. A tratti solitario. Ma hai bisogno di quel riparo e ne vale la pena. È la vita