At the end of the day

At the end of the day

  • di Redazione
  • 5 Settembre 2019
  • La collana di perle di Giulia

Torna l’atteso appuntamento del venerdì con la rubrica curata dalla nostra amica Giulia Muntoni

Alla fine, non è colpa di nessuno. Amiamo chi non ci ama, siamo disponibili con chi sceglie di essere sempre egoista. Non è colpa nostra, non è colpa loro. È una lezione che possiamo scegliere di imparare, oppure no. Lo facciamo ancora e ancora. Finchè, un giorno, smettiamo di cercare un colpevole e non lo facciamo più.
Eppure, non smetterò mai di pensarlo: essere positivi, anche in faccia alle avversità, non è mai ingenuità o leggerezza. È una scelta, fatta unendo cuore e mente ed avvolgendoli con lo spirito. Non significa soffrire di meno. Significa guardare la terra nera rivoltata dal terremoto e avere voglia di piantare nuovi semi anziché soccombere al senso di devastazione.

Quando la gente fa le cose in maniera approssimativa per incuria o menefreghismo, dicendo con aria furba: "chi te lo fa fare?", proprio non capisce. Che si tratta sempre e solo di onestà verso se stessi, coerenza, decoro. Perchè fare bene le cose dà loro un senso, ripaga dello sforzo, aiuta a mantenere un po' di ordine nel marasma della vita.
Come dice una frase che adoro: "Nessuno è così povero da non poter donare qualcosa agli altri". E così sia, procedere con disincanto ma conservare dentro la tenerezza per sè e per gli altri.
Non mi importa tanto di avere una vita "facile". Se capitasse, certo, aiuterebbe. Ma più di tutto voglio che abbia un senso. Mi interessa quello che la mia passione può creare, quello che gli altri mi posso ispirare a fare, a pensare. Perciò non auguratemi bonaccia. Lo voglio sentire quel vento mentre rivolta le mie vele, mentre mi sfida e sprona la mia motivazione. Non sarà tanto la mia sopravvivenza a definirmi quanto il coraggio con cui avrò tentato di non soccombere.