Viaggio in zattera
- di Redazione
- 16 Maggio 2019
- Ho smesso di pianificare...ho iniziato a vivere!
Torna l'appuntamento bisettimanale con la rubrica curata dalla nostra Daniela Cadeddu dal titolo "Ho smesso di pianificare...ho iniziato a vivere!"
"Perché ne parli? Adesso addirittura scrivi, chi te lo fa fare?!"
Non mi obbliga nessuno e non si tratta di un lavoro, ma avrei anche io una domanda: per quale motivo non dovrei farlo?
In primo luogo ne traggo beneficio interiore, nella scrittura ho trovato un supporto per riordinare i pensieri che in questi anni si erano accumulati e aggrovigliati troppo.
Scrivere mi permette di entrare in contatto con persone delle quali altrimenti non avrei conosciuto l’esistenza. Mi sento come se stessi navigando in acque agitate, sopra una piccola zattera resistente…ogni volta che qualcuno mi chiede aiuto, oppure lo dona a me senza riserve, aggiungiamo un legnetto e proseguiamo il viaggio insieme in modo più sicuro e confortevole.
In questi ultimi anni, mi sono ritrovata a vivere situazioni sintomatiche del fatto che nella mentalità comune sia molto diffusa l’idea delle persone ammalate intese come soggetti da isolare. Le malattie fanno paura, parlarne tende a svelare le ansie di chi ci sta di fronte.
Tutto ciò che ci fa paura tendiamo a chiuderlo in un cassetto. Figuriamoci poi affrontare l’idea di doverci dare pensiero per problemi che apparentemente non ci riguardano e che oltretutto ci mettono di fronte ad una realtà che pare inaccettabile: la malattia, qualsiasi essa sia, è un problema sociale la cui risoluzione è affidata a ciascuno di noi.
Ho sperimentato sulla mia pelle l’ignoranza e l’indifferenza. Ho elaborato con fatica i gesti e le parole di chi con leggerezza andava a minare nuovi equilibri raggiunti lentamente.
Ho imparato che se sprigioni tutta l’energia che la vita ti ha donato e cerchi di ribaltare le sorti di una diagnosi pesante da gestire (con l’anima, prima ancora che con il corpo), se ti azzardi a sorridere e ad amare le tue giornate oltre ogni possibile aspettativa, in quel momento diventi fonte di fastidio epidermico per tutte quelle persone incattivite che non godono della propria vita ma al tempo stesso non hanno il coraggio di cambiare ciò che le rende insoddisfatte. Lamentarsi quotidianamente è sicuramente noioso, ma non comporta rischi. Per alcuni diventa quasi un affronto scoprire che persone con reali difficoltà dichiarano addirittura di essere felici!
A volte mi sono sentita come un piccolo insettino che rischiava di essere schiacciato dal pensare diffuso che esistesse un "noi" e un "loro". Ma si è trattato di brevi periodi. Ho liberato la mia solida zattera dalle zavorre per fare spazio a speciali compagne di viaggio.
Una telefonata, un incontro casuale (o talvolta cercato) con chi capisce che unire le forze e non abbassare la guardia porta buon frutto ed è fonte di preziose informazioni per tutti, mi spingono a proseguire con maggiore determinazione in questa avventura, la mia avventura!