Impariamo dai bambini
- di Redazione
- 2 Maggio 2019
- Ho smesso di pianificare...ho iniziato a vivere!
Torna l'appuntamento bisettimanale con la rubrica curata dalla nostra Daniela Cadeddu dal titolo "Ho smesso di pianificare...ho iniziato a vivere!"
Ho scoperto, mio malgrado, che inciampare in un problema particolarmente fastidioso e bizzarro come il cancro può renderti oggetto di studio accurato da parte di esperti conoscitori di qualsivoglia argomento.
Appena catapultata nel variegato universo oncologico, mi sono imbattuta in correnti di pensiero riguardanti l’atteggiamento che avrei dovuto avere nei confronti della malattia e della vita, in relazione al fatto che mi dichiarassi cristiana (non è una parolaccia, vi assicuro! Trovare chi volesse convincermi del contrario mi ha portato a capire meglio cosa può significare esserlo).
Avere fede in qualcosa di superiore rispetto alla nostra esistenza terrena può essere un punto di partenza per elaborare ed affrontare con maggiore slancio positivo tutto ciò che ci fa stare male. Che si tratti di una malattia, della perdita di un affetto importante o semplicemente di un momento di smarrimento interiore, trovare la speranza in Dio non credo possa mai essere un aspetto negativo.
Il primo approccio profondo con la preghiera avvenne nel 2011, per disperazione, quando persi mio Babbo. Cercavo solo un modo per liberarmi di quelle sensazioni di dolore e impotenza. Con il tempo mi ritrovai sempre più consapevole dell’incredibile forza rigenerante che avvertivo ogni volta che mi inginocchiavo in silenzio davanti al Tabernacolo.
La fede divenne negli anni un porto sicuro, un rifugio per il cuore, una medicina per l’anima. Riuscì a dare senso a ciò che in apparenza era inspiegabile e inaccettabile. Mi diede una direzione da seguire.
Avere fede non mi ha però in nessun modo elevato ad essere priva di difetti, di paure e di imperfezioni; non mi ha reso priva di dubbi… non mi ha reso meno umana!
Frasi dette in momenti di sofferenza possono arrivare come spade e destabilizzare chi le riceve: "Adesso che ti sei ammalata come fai a credere ancora? Vedi che non serve?" – Serve, è servito, servirà sempre, perché è sinonimo di speranza, è ricerca di serenità e forza.
Oppure: "…hai la fede, devi accettare le croci" – Accettare è possibile, ma non significa perdere il diritto di provare emozioni. La rabbia e lo sconforto richiedono il loro tempo. Ho fede in Dio, non sono Lui!
Oppure, ancora una tra le preferite: "Le malattie arrivano per punirci!" – Credo in un Dio che è prima di ogni cosa Padre e come tale non mi farà mai del male. Siamo essere umani, le malattie e la morte fanno parte del nostro percorso terreno.
Dio è l’abbraccio che ci sostiene quando le forze mancano…è il sorriso delle persone che non scappano davanti ai problemi… è una giornata passata a fare tutto e niente mentre la normalità si riaffaccia nelle nostre vite. Dio è presente in ogni gesto sincero donato senza pretendere nulla. È presente nelle chiacchierate più semplici con amici vecchi e nuovi
Non servono grandi interrogatori, la fede è semplice, solo gli adulti la sanno complicare. Federico ha il potere di spiegarmi le cose in modo inattaccabile: "Mamma, nonno Santino vive a casa di Dio. Quando sono molto vecchietto andiamo a trovarlo così vede i miei Lego".
Più chiaro di così!