Casa Brown
- di Redazione
- 13 Giugno 2019
- Ho smesso di pianificare...ho iniziato a vivere!
Torna l'appuntamento bisettimanale con la rubrica curata dalla nostra Daniela Cadeddu dal titolo "Ho smesso di pianificare...ho iniziato a vivere!"
Nella primavera del 2015 vivevamo in un piccolo appartamento. Era carino, grande abbastanza per affrontare i primi anni di Federico, ma non particolarmente adatto alle nostre esigenze future.
Avevamo in mente di allargare la famiglia, dello spazio in più ci avrebbe fatto comodo. Oltretutto ci piaceva l’idea di poter avere un piccolo giardino da dedicare alla nostra inseparabile tata Gaia, una beagle che pur di stare con noi riusciva ad adattarsi a tutte le nuove dinamiche dettate dall’arrivo del suo baby padroncino, meritava anche lei un pochino di respiro!
La ricerca di una nuova casa stava quasi diventando un secondo lavoro, c’era sempre qualche variabile che non combaciava con il nostro ideale.
Non ricordo più quanti immobili visitammo nell’arco di un anno… Spesso spaziosi ma troppo datati, altre volte si trattava di costruzioni recenti ma con spazi inscatolati, altre ancora si sforava troppo rispetto alle cifre di nostra portata.
In parallelo cercavamo di vendere il nostro appartamento. Tante visite, tanti complimenti, ma nessuna proposta concreta. Spesso fissavo gli appuntamenti in assenza di Matteo per non fargli perdere del tempo, iniziavo a perdere le speranze. Del resto chi eravamo noi per combattere la crisi del mercato immobiliare?! Pazienza, i nostri sogni avrebbero dovuto aspettare.
Mi piaceva andare in giro per il paese a passeggiare con Federico. Con Gaietta al guinzaglio, andavamo a scoprire spazi nuovi. Un pomeriggio notai un complesso di nuova costruzione, poche villette non lontane da casa nostra, di cui solo due ultimate. Mi colpirono i colori vivi e la presenza di lavorazioni in legno che davano un senso di calore familiare. Mi ricordavano le baite in montagna.
Provai a chiamare il numero indicato nei cartelli e fissai un appuntamento per il giorno dopo.
Incontrai un impresario dall’aspetto gentile ma stanco, ancora impastato dopo una lunga giornata di lavoro. Mi fece visitare il cantiere e mi spiegò con molta cura in che modo realizzava le abitazioni, quali materiali e rifiniture avremmo potuto scegliere e tante altre cose fantastiche sugli impianti, il risparmio energetico, ecc, ecc….
Provai uno strano senso di pace immaginando la nostra vita lì dentro, ma come poteva essere? A malapena esisteva un tetto! Stavo viaggiando troppo con la fantasia. Sarebbe stata una spesa troppo elevata, avevo promesso a Matteo che non ci saremmo accollati troppi anni di mutuo. Ancora pazienza…. Ringraziai Filippo per la chiacchierata e gli spiegai che purtroppo quelle case avrei continuato ad osservarle mentre passeggiavo con il cane, dato che non riuscivamo a vendere per poter riacquistare con serenità.
Ci pensò un attimo e prima di congedarmi disse una frase magica: "Se siete davvero interessati possiamo trovare delle soluzioni. Il vostro appartamento non è un problema, potrei valutare di rilevarlo io". La sua proposta mi sembrò troppo bella per essere vera! In un colpo solo avremmo eliminato ogni pensiero? Non vedevo l’ora che Matteo tornasse dal lavoro per spiegargli tutto.
Non sapevo molto di quel signore dall’aspetto buono, ma il mio istinto mi diceva che Filippo non ci avrebbe regalato fregature. Quel nome aveva qualcosa di familiare, ma non ne capivo il motivo, andando a memoria non ricordavo che altri amici si chiamassero così. Poi arrivò la firma del preliminare e notai la sua data di nascita, il 26 maggio, coincideva con quella delle nostre Nozze: San Filippo Neri (detto anche il Santo della Gioia).
Coincidenze, energie buone, preghiere ascoltate, chiamatele come volete! Sono certa che il progetto "Casa Brown" sia arrivato al momento giusto, prima che la diagnosi di cancro tentasse di rubare la scena alla nostra felicità.