Volontariato: per chi?
- di Redazione
- 7 Maggio 2021
- Di sole, di ombre, di Mari
Nuovo racconto della nostra Marisa Guidetti che mostra tutto il suo grande "Cuore" dedicato ai bimbi delle terapie intensive neonatali unito alla passione per il lavoro a maglia
Ho cantato in un coro polifonico per oltre 10 anni. Poi la mia sclerosi multipla è peggiorata e così la salute dei miei anziani genitori. Lavoro, assistenza ai genitori e coro polifonico non potevano più coesistere. Ho dovuto rinunciare a quest’ultimo.
Un giorno una collega mi disse che una parente aveva realizzato davanti a lei un cappellino a maglia in appena un’ora: "Un cappellino piccolo piccolo. Mia cognata lavora per un’associazione e fanno lavori per bambini prematuri." Mi brillarono gli occhi! Il lavoro a maglia, l’uncinetto, il ricamo e il cucito sono attività che ho sempre praticato. Non sapevo ancora scrivere quando, senza che mia madre se ne accorgesse, aggiungevo qualche punto ai lavori che lasciava sul divano.
Chiesi subito alla mia collega dettagli in più su questa associazione, lei mi mise in contatto con la cognata e da lì è cominciata la mia collaborazione con l’"Associazione Cuore di Maglia". Un’associazione diffusa in tutta l’Italia che, per volontariato, realizza cappellini, scarpine, giocattoli, sacchi nanna e tutto quello che può servire ai bambini delle TIN, le terapie intensive neonatali. Sono bambini che vengono alla luce pretermine e per loro non esistono capi della misura adeguata perché sono talmente esili che spesso non arrivano a pesare 700 grammi. Ma è importante che questi piccoli, che hanno abbandonato troppo presto il grembo materno, si sentano protetti anche da un semplice cappellino, ed abbiamo testimonianze di mamme che si sentono sollevate vedendoli nelle incubatrici con delle scarpine colorate o un cappellino buffo.
Gli incontri dell’associazione erano solo una volta al mese, per consegnare i lavori eseguiti, prendere la nuova lana da lavorare, ricevere istruzioni sui modelli da realizzare e le prossime consegne previste. Per il resto si lavora da casa. Era proprio l’attività adatta a me in quel periodo. Sono diventata una "cuoressa". Si lavora da casa, ma non si è isolate perché ci si confronta spesso via facebook o chat. Si postano i lavori realizzati, scambiandoci idee o consigli, spesso facendoci i complimenti, perché è vero che gli schemi sono uguali ed abbiamo delle regole rigorose da seguire: cuciture piatte per non dare fastidio ai piccoli; filati particolari; misure precise che variano a seconda degli ospedali a cui sono destinati. Ma ognuna dà un’impronta diversa e personale ai lavoretti realizzati, che può essere un accostamento di colore o una decorazione particolare. Molto difficile che riusciamo a vedere il capo indossato. A volte capita che qualche genitore invii una foto del piccolo per ringraziarci e chi riconosce il proprio lavoro prova una gioia immensa.
Nel 2015, quando la salute dei miei è peggiorata, ho lasciato per un po’ l’associazione, per poi riprenderla dopo la morte di mio padre e quando stavo già facendo la chemioterapia. Rientrai nel giugno 2016, ultimo incontro prima della pausa estiva. Non avevo avvisato nessuno perché non sapevo se avrei avuto la forza di andare. Mi sono presentata al bar dove facevamo le riunioni con un turbante, ben diversa senza il metro di capelli con cui mi avevano conosciuta, mi sono affacciata e ho detto "Ciao, vi ricordate di me?" Si ricordavano. Avevo portato dei lavoretti che ero riuscita a terminare e la nostra Ambasciatrice (così si chiamano le responsabili dei gruppi di ogni città) mandò la mail di saluti e ringraziamenti per la chiusura dell’anno, con la foto di questi. Qualche giorno dopo mi mandò un messaggio dicendomi che per qualche giorno sarebbero stati messi nella copertina del sito ufficiale. Mi commossi.
Il lavoro a maglia lo porto sempre quando faccio la chemio perché utilizziamo dei ferri che si usano solo muovendo le mani e posso lavorare anche semi sdraiata. In più i lavori sono piccoli e leggeri, non ostacolano la chemio. Anche se qualche volta la pompa va sotto pressione "Signora Guidetti! Lei sferruzza, sferruzza e la pompa si blocca" mi sgridano bonariamente le infermiere. Quando ho avuto la prima recidiva ho postato nella pagina Facebook dell’associazione del gruppo di Cagliari, una foto del mio braccio con la flebo e del lavoro a maglia che stavo realizzando. Ho scritto "Si ricomincia. Ma Cuore è con me". Tante cuoresse mi hanno risposto che anche loro erano con me e qualcuna propose: "Marisa sta facendo un maglioncino per la dimissione. Facciamolo tutte."
Insomma, mettiamo sulla bilancia cosa faccio io per volontariato: faccio qualcosa di utile per i bambini prematuri e per i loro genitori; faccio una cosa che mi piace; nelle notti insonni a causa delle terapie ho realizzato i lavori migliori; ci passo il tempo in ospedale; gongolo quando faccio qualcosa di carino; mi rifaccio gli occhi ammirando le meraviglie che realizzano le mie colleghe cuoresse; mi fa arrabbiare mio marito quando mi prende in giro "Pensavi di essere brava lavorando a maglia ma qui ci sono delle anziane che ti superano sia come bravura che come quantità di lavori realizzati." Mio marito ha ragione. Ci sono delle cuoresse il cui termine "mani d’oro" non è sufficiente.
Tirando le somme, come dico sempre: Cuore fa per me più di quanto io faccia per Cuore.