Tutta colpa del cortisone 2: statemi lontani!
- di Redazione
- 16 Luglio 2021
- Di sole, di ombre, di Mari
La cara Marisa Guidetti ci racconta degli altri aneddoti legati al suo amatissimo cortisone
Col cortisone ho un debito di riconoscenza che non mi basterebbe una vita per saldare. Più volte mi ha letteralmente salvato e migliorato la vita, risolvendomi velocemente le recidive della sclerosi e mitigando gli effetti delle chemio. Gli effetti collaterali del cortisone, per quanto pesanti, non sono paragonabili a quelli delle chemio. Lo sappiamo bene.
Ne ho già parlato. È vero che gli attribuisco più colpe di quante effettivamente non ne abbia, però alcuni effetti sono oggettivi. Per esempio: il nervosismo. Ricordo ancora il colloquio con uno dei miei responsabili, diversi mesi prima che la pandemia ci facesse lavorare tutti da casa. Gli chiesi un giorno di ferie perché dovevo fare la TAC. Allora non avevo ancora la 104 per la riduzione delle ore lavorative giornaliere e lavoravo oltre 8/9 ore al giorno.
Purtroppo, alcuni antibiotici non meglio identificati, mi fanno venire dei rush cutanei più o meno estesi, perciò sono classificata come "soggetto allergico". Questo comporta che, prima di ogni esame con contrasto, debba fare una preparazione che, nel migliore dei casi, consiste in una flebo di antistaminico e cortisone da eseguire poco prima della TAC, nel peggiore sono tre giorni di cortisone e antistaminici. Il cortisone mi rende anche particolarmente irritabile e nervosa, unito poi all’antistaminico, che rimbambisce più del cortisone, è un concentrato esplosivo.
Il problema è che per la TAC danno solo un certificato che giustifica un paio d’ore di permesso e con un certificato del genere, chi lavora, non può esimersi dal recarsi in ufficio. Poco importa se dopo il contrasto si devono bere minimo due litri d’acqua per eliminarlo e, come nel mio caso, sei imbottita di cortisonici e antistaminici che non consentono neanche la guida, figuriamoci un lavoro di concentrazione come il mio. Il certificato di malattia, secondo l’ospedale, dovrebbe farlo il medico curante, ma il medico curante si rifiuta sostenendo che dovrebbero farlo in ospedale, dove si rifiutano perché non possono giustificare che l’esame duri più di due ore. Dovrebbe farlo l’anestesista, ma l’anestesista visita qualche giorno prima e dà la preparazione, non può fare un certificato se l’esame non è ancora stato fatto e non è realistico chiamarlo durante l’esame per un certificato. Insomma, è un cane che si morde la coda e chi ne fa le spese siamo noi pazienti che non abbiamo la forza fisica per star dietro a tutta questa burocrazia. Una volta ho chiesto al radiologo se secondo lui in quelle condizioni sarei potuta stare sei ore in ufficio davanti al PC. Mi rispose "Assolutamente no". Però non mi fece il certificato.
Comunque, il mio responsabile mi chiedeva come mai chiedessi ferie se in effetti la mia assenza era per motivi di salute. Risposi di getto: "Non porto un certificato perché non ho voglia di litigare col mio medico e preferisco non venire a lavoro più per l’incolumità dei miei colleghi che per la mia. Devo fare la preparazione al contrasto e con tutto quello che mi devo mettere in corpo potrei commettere un omicidio ed essere assolta"! Non so se fu quello che gli dissi o come glielo dissi ma mi autorizzò il permesso senza nemmeno guardarmi.