Tutta colpa del cortisone

Tutta colpa del cortisone

  • di Redazione
  • 26 Marzo 2021
  • Di sole, di ombre, di Mari

Torna l'appuntamento con la rubrica bisettimanale con l'amica Marisa Guidetti che ci racconta le sue disavventure legate al cortisone

Da quando mi è stata diagnosticata la sclerosi multipla, ufficialmente nel 2004, ho fatto per anni flebo su flebo di cortisone. Unico modo per eliminare le recidive. In seguito a questi trattamenti d’urto, la recidiva dopo qualche settimana passava, ma non senza conseguenze. Una notte mi sono sentita come se mi stessero stringendo le braccia ed avevo la tachicardia a mille. Sono andata al pronto soccorso pensando ad un infarto e, in effetti, entrai in codice rosso. Grazie al cielo mi trovarono solo la glicemia alle stelle e il giorno dopo al Centro Sclerosi mi dissero che avrei dovuto chiamare lì perché sapevano esattamente cosa era successo: un effetto collaterale del cortisone che mi aveva scatenato temporaneamente un’altra recidiva.
 

Questo effetto collaterale è stato fortunatamente unico, però così non è per altri effetti come il gonfiore abnorme di gambe e viso, la pelle grassa ma a volte secca, incurabile insonnia che ha provocato una over produzione di cuffiette e calzini per i prematuri della TIN, capelli strepitosi, irritabilità che mi fa mettere in guardia chi mi sta intorno e... la testa che non ragiona. Grazie alle cure che hanno ridotto frequenza e gravità delle recidive, ho abbandonato il cortisone ma, dopo l’intervento del 2016 per la rimozione del tumore, è ridiventato un compagno di vita. Non a livelli di quel periodo, ovviamente.        

Tuttavia, non so se sia solo per me, ma ad ogni terapia cortisonica la mia testa sfarfalla. Ora poi che si è aggiunta la chemio, queste cose mi sembra che capitino più spesso. Tutte scuse! Sono sempre stata così! Più o meno. Diciamo che sfarfallo più del solito ma ho la scusa perfetta: "Ho fatto una castroneria ma io in corpo ho cose pesanti. Tu che scusa hai?" Ricordo che durante una delle lunghissime sedute di chemioterapia, con altre "colleghe" sottoposte ad analogo trattamento, stilammo una classifica delle fesserie fatte nel periodo. Io mi pare citai la volta che inviai una mail ad una collega scrivendole "Sono sola, andiamo a pranzo insieme?". La collega non mi rispose ma solo dopo pranzo mi resi conto che la mail l’avevo mandata non a lei, ma ad uno dei clienti aziendali con cui ero in contatto per un’attività!

Appena me ne accorsi, gli mandai una mail scusandomi dell’errore e come ci sentimmo al telefono fu un signore: "Marisa non preoccuparti, ovviamente avevo immaginato. Comunque, per il pranzo quando vuoi. Se passi di qua…".  Per la cronaca, la classifica non la vinsi io. L’onore andò alle scarpe da bambino ritrovate dopo due giorni in freezer e la standing ovation fu impedita solo dalle flebo che ci tenevano inchiodate alle poltrone. Una volta ho fatto una torta di mele e marmellata che è venuta malissimo. Orgoglio ferito. Io cucino dei dolci strepitosi. Solo il giorno dopo ho realizzato che non avevo usato un trascurabile ingrediente: la marmellata. Non ho letto bene una ricetta che quasi non leggo più da quante volte l’ho fatta, ma la colpa è del cortisone. Una mattina stavo scaricando la lavastoviglie. Ho sistemato le posate e stavo cominciando a riporre i piatti quando mi sono accorta che un piatto era sporco. Controllo le altre stoviglie, vedo che anche le pentole erano sporche e che lo sportellino del detersivo era chiuso. La sera prima non avevo fatto partire la lavastoviglie! Ho dovuto rilavare tutte le posate del cassetto e diversi piatti. Erano le 6:30 del mattino, non avevo ancora preso il caffè ma soprattutto avevo fatto il cortisone.

Ora però ho imparato: quando svuoto la lavastoviglie i piatti li metto prima sul tavolo, controllo che siano effettivamente puliti e solo dopo li ripongo. Perché l’asino sardo lo freghi una volta sola! A meno che non prenda il cortisone. Qualche giorno fa, panico! "Gioia, fammi squillare il telefono. Non lo trovo in borsa. Spero di non averlo perso in qualche negozio".

"Mari. Non lo hai dimenticato in un negozio e non lo trovi in borsa perché lo hai già tolto. È sul divano, vicino al lavoro a maglia". Ok! Marisa, calma. È il cortisone.

"Mari, di cortisone ne hai fatta una dose irrisoria tre giorni fa." Commenta mio marito.

"Il cortisone ha l’onda lunga. È colpa del cortisone!"