Tattiche di sopravvivenza chemio
- di Redazione
- 12 Marzo 2021
- Di sole, di ombre, di Mari
Torna l'appuntamento bisettimanale con l'amica Marisa Guidetti che ci racconta i disparati modi in cui passa il tempo durante la chemio
Faccio chemioterapia dal 2016 e numerose sedute sono state lunghissime. Circa sei ore di terapia senza contare le attese e le pause. La prima volta, come mio solito, non ho chiesto nulla di quanto mi aspettava. Ho fatto le analisi del sangue il giorno precedente e la mattina verso le 9 mi sono recata al reparto di oncologia, allora era al 4° piano del blocco Q. Ho diligentemente aspettato il mio turno, mi hanno fatto accomodare su una confortevole poltrona a me nota a causa delle terapie per la sclerosi multipla, mi hanno infilato l’agocannula (il picc l’ho avuto solo nel 2019) e l’infermiera ha posizionato sul tavolino oltre 10 flaconi di varie di flebo da mettermi in corpo. Erano all’incirca queste, forse qualcuna in più ma non in meno: protettore gastrico; cortisone; antistaminico; antinausea; una prima chemio da 3 h; lavaggio vena; una seconda chemio da 1 ora; lavaggio vena; una terza chemio da 1 ora; lavaggio vena. Insomma, dovevo restare in poltrona almeno 6 ore.
"Sarà lunga." dissi, "Dovevo portarmi qualcosa da mangiare."
"Non si preoccupi, passa il pranzo." mi informarono le infermiere. Infatti portarono dei panini, acqua e succo di frutta. Poi vennero delle volontarie per offrire un caffè o un’altra bevanda calda. Ora, causa covid, non passano più, ma allora andavano anche in sala d’attesa. Per pranzo presi un panino col salame e quando lo seppe mio marito mi disse che la volta successiva ci avrebbe pensato lui. Da allora ad ogni chemio arrivavo con un paio di tapperware di cui uno con verdura cotta, solitamente patate e fagiolini, ed uno con un’insalata di verdura fresca integrata con un uovo sodo o del tonno, insieme ovviamente ad alcuni pacchetti di crackers, Le altre pazienti mi chiedevano se avessi problemi di alimentazione. "No. Mio marito è fissato col cibo. Non vuole che mangi panini a pranzo" ed io solitamente mangiavo quello che mi preparava mio marito più il panino col salame. Il fatto è che spesso, dopo la chemio, mi veniva la nausea o non sentivo i sapori, quindi non mangiavo per vari giorni. Allora, quando potevo, mangiavo di tutto e di più.
Comunque, dopo la prima seduta, ho capito che dovevo trovare il modo per passare il tempo nel modo più costruttivo possibile, sia in sala d’attesa che durante le lunghe ore della terapia. Organizzai così la mia "Sopravvivenza chemio" che consiste in: lavoro a maglia; i-pad e cellulare rigorosamente muniti di auricolare; power bank per non correre il rischio che uno dei due si scarichi; immancabili generi di conforto alimentari, che posso anche non poter mangiare ma che ci devono comunque essere; copertina anche ad agosto, perché, già freddolosa di natura, l’immobilità mi congela. Non riesco a leggere, per quello ho bisogno di una concentrazione che in ospedale non riesco ad avere. Certo che la volta che ci ho provato mi sono portata ‘le lettere di Gramsci’. Ho pensato "Le ho già lette. Le rileggo, non sarà difficile." Ho cominciato a piangere dalle prime righe. Anche io me la sono cercata!Per prima cosa, scelgo il lavoro a maglia da fare e mi porto l’occorrente anche per uno successivo, qualora fosse troppo rapido o le attese particolarmente lunghe. Realizzo, per volontariato, lavori a maglia per i prematuri della Terapia Intensiva Neonatale, cappellini che stanno su un’arancia e calzine lunghe massimo 6 cm, quindi faccio in fretta. Oramai sono conosciuta in ospedale "Signora Guidetti, oggi non ha portato la maglia?" Se ho solo analisi non la porto, ma se ho la terapia la maglia è sempre con me. Ne parlerò in uno dei prossimi racconti. Poi scelgo cosa guardare sull’i-pad. Prima mi limitavo a mettermi le cuffie e guardare qualche filmato su youtube, ma dall’avvento delle varie tv digitali ho cercato dei film e delle serie tv da scaricare. Qualcosa che mi piacesse e che fosse sufficientemente leggero. Scelta ardua, ho preso certe cantonate…
Ovviamente sono piacevoli anche le chiacchierate con gli altri pazienti, dagli aneddoti divertenti alle informazioni su effetti collaterali e soluzioni. In diversi abbiamo constatato che l’aloe vera per la pelle è spesso meglio delle pomate cortisoniche. Ma capita che ci si addormenti a causa degli antistaminici e il concerto di russate è esilarante. Così passa il tempo, uguale ma sempre diverso. Diverso per le persone che ci circondano, diverso per il lavoro a maglia scelto, diverso per quello che si guarda sull’i-pad, diverso per l’effetto collaterale che da la chemio perché ce ne è sempre uno nuovo. Fino alla prossima seduta.