TAC. La mia vita è un’avventura

TAC. La mia vita è un’avventura

  • di Redazione
  • 9 Aprile 2021
  • Di sole, di ombre, di Mari

Nuovo appuntamento con l'amica Marisa Guidetti che ci parla delle peripezie per arrivare alla TAC

Sardegna, Cagliari, ultima frontiera! Eccovi il resoconto della TAC eseguita dalla paziente chemiotizzata metastatica Mari alias Marisa, nel suo lungo percorso che dalla data stellare

-207083.047, data ordinaria 01.12.2015, la porta a combattere il carcinoma ovarico che in tale data le fu prima solo ipotizzato, ma dopo poche settimane, confermato. Dopo la nuova chemio iniziata il 04.12.2020 era giunto il momento di fare il punto della situazione. La TAC la prenoto quasi sempre io. In ospedale mi fanno la ricetta e poi, prima del covid, mi attaccavo al telefono e prenotavo. Non è mai stata una cosa molto facile, vuoi per le attese al centralino del Cup, vuoi per i tempi biblici. Non ho quasi mai fatto la TAC nello stesso ospedale, come caldamente consigliato, ma è sempre andata bene. Anche la volta che ho dovuto prenotare ad Isili, perché lì era disponibile dopo pochi giorni ed avevo appena scoperto che il marcatore stava crescendo. Ma da quando c’è il problema del covid, la situazione è notevolmente peggiorata.

Ora si aggiunge anche il fatto che, con una chemio alla settimana, sono pochi i giorni in cui sto bene e posso affrontare un esame abbastanza invasivo. Sono classificata come soggetto allergico e quindi, per poter assumere il contrasto, devo sottopormi alla preparazione di cortisonici e antistaminici. Adesso, se devo fare la TAC, mio marito si arma di pazienza e fa il giro delle varie cliniche cercando quella che mi può prenotare l’esame nei giorni in cui, molto probabilmente, gli effetti della chemio si sono affievoliti. Una volta la TAC me la sono pagata di tasca, perché serviva urgente e in giorni prestabiliti, l’unico modo era farla in privato. Penso sempre alle persone anziane che non hanno le mie possibilità o la fortuna di essere assistiti come me e come io ho fatto con i miei genitori.

Comunque, a seconda dell’ospedale, la preparazione cambia. In questo dovevo prendere 50 gr. cortisone 12 ore prima dell’esame, poi altri 50 gr. 2 ore prima e infine 2 pastiglie di antistaminico un’ora prima. Nessun problema, se non per il fatto che l’esame era alle 14:00, quindi  mi sono dovuta svegliare alle 2 di notte per iniziare la preparazione. La mattina alle 8:30 dovevo lavorare, fortunatamente da casa, in smart working, e gli effetti del cortisone sono tutto sommato rimasti tollerabili, non così la stanchezza dovuta alla sveglia notturna. Alle 12:00 mio marito mi ha ricordato la seconda dose e lì ho cominciato a sentirne gli effetti. Poi gli antistaminici e menomale che a quel punto ho spento il PC.

Sono arrivata puntuale in ospedale dove, dopo una breve fila, ho scoperto che l’ingresso per la radiologia era quello posteriore. Tutto ok, breve passeggiata che con tutto il cortisone in corpo ho fatto volando. All’ingresso trovo un’infermiera che fa il triage all’esterno. Non è la sola e mi spiace tantissimo per loro che, al freddo, devono misurare le temperature, far compilare i moduli informativi e indirizzare le persone. Gentilissima, l’infermiera mi comunica che il macchinario della TAC è guasto! "Ma non l’hanno avvisata? Ha trovato chiamate perse nel cellulare?" No! Non ho chiamate perse nel cellulare. Non mi ha avvisata nessuno. Con tutti i farmaci che ho già in corpo, mi sono imbottita di cortisone e antistaminici per niente. Mi sono svegliata alle 2 di notte. Stamattina ho lavorato. Ho saltato il pranzo perché la TAC si fa dopo un digiuno di 6 ore. Nessuno mi ha avvisata! Dico tutto alla povera infermiera, mantenendo ovviamente la calma perché poverina, non c’entra nulla. Mi scuso per lo sfogo ma sto per piangere. L’infermiera mi dice che mi avrebbero contattata per fissare un altro appuntamento, però io non posso fare l’esame in un giorno qualunque. Poi mio marito pensa che, se non mi hanno chiamata, forse hanno il mio numero di cellulare sbagliato. Altra passeggiata per andare all’accettazione centrale. Anche stavolta volo ma sono rassegnata.

All’accettazione c’è solo una persona davanti a me. Aspetto e mi squilla il cellulare. "Signora, la TAC funziona! Era stata riparata ma l’infermiera all’ingresso non lo sapeva. Dov’è adesso?" "Arrivo! Passo da su che mi recupero il marito." TAC fatta! Tutto è bene quel che finisce bene e come premio: Burger king! Whopper medio con aggiunta di bacon, patatine e nuggets. La coca-cola e le salse le ho già a casa. La vita di una chemiotizzata metastatica è un’avventura.