La bella addormentata

La bella addormentata

  • di Redazione
  • 30 Luglio 2021
  • Di sole, di ombre, di Mari

L’amica Marisa Guidetti racconta con sincera lucidità un nuovo capitolo della sua vita

"Mari, vuoi mangiare qualcosa per cena?"
 "Per cena? Che ore sono?"
 "Le 19:30. Hai dormito più di due ore."
 Questo è quello che mi succede minimo ogni tre giorni. Tutte le volte che cambio il cerotto antidolorifico che porto. La mattina non è molto diverso. L’altro giorno mi sono svegliata alle 5:00 ed ho pensato che fosse troppo presto per alzarmi. Mi sono ricoricata e dopo un po’ mi marito è venuto a chiamarmi e dirmi che era pronto il caffè. Dopo un po’… in realtà erano le 10:00 passate. Tralascio i vari pisolini nel corso della giornata, complice una comodissima poltrona. Ma mi sono addormentata nei momenti e nelle posizioni più assurde. Questa è la mia vita, da quando ho cambiato di nuovo terapia.
Il mese scorso facevo il taxolo una volta alla settimana. Mi recavo in ospedale il giovedì mattina per fare le analisi e, se queste andavano bene, il venerdì pomeriggio tornavo in ospedale per fare la terapia. Il marcatore continuava a salire, ma molto lentamente e, soprattutto, la tac aveva evidenziato una riduzione della metastasi al fegato. Purtroppo però, qualche mese fa, i linfonodi delle gambe sono impazziti. Gambe e piedi si sono gonfiati moltissimo e camminare è diventato una scommessa. E c’è di peggio: sono arrivati i dolori. Schiena, stomaco e gambe sono talmente doloranti che dormire e mangiare era diventato impossibile. 
L’unica soluzione è stata quindi l’ennesimo cambio di terapia, unito all’uso di antidolorifici oppiacei sotto forma di cerotti. Adesso, a giorni alterni, prendo delle capsule che mi vengono fornite dall’ospedale. Molto più comodo perché faccio la terapia a casa e mi reco in ospedale ogni due settimane solo per le analisi e la visita. Il cerotto antidolorifico invece, lo cambio ogni tre giorni. I dolori vanno meglio, anche se non posso di certo fare passeggiate o uscire quando voglio perché le gambe non si sgonfiano e fanno sempre male. Gli altri effetti collaterali di questo tipo di terapia sono la stipsi, la debolezza e la letargia. Dormirei di continuo. Mi alzo la mattina, mi sistemo e poi mi devo riposare. Se riesco mi prendo cura delle mie piantine in balcone ma dopo mi capita di addormentarmi.
Ho deciso di smettere di lavorare quando mi sono ritrovata a sonnecchiare durante una riunione. Lavoravo in smart working quindi le riunioni le facevamo con Zoom o Google Meet. Avevo sia il video che il microfono staccato, perché in quel momento non si parlava del mio settore, e quando è stato il mio turno ho fatto correttamente l’intervento, ma non va bene. Mi ero ripromessa che avrei smesso di lavorare quando avessi dovuto iniziare le cure palliative e quel momento è arrivato.
Nei limiti delle mie condizioni, sono sempre stata molto attiva e non sono abituata a questo stile di vita. Ma devo rispettare il mio corpo, cosa che non ho mai fatto, e i nuovi ritmi che questo mi impone. Iniziamo questo nuovo capitolo di vita.