Ognuno di noi, ha la sua strada da fare, prendi un respiro ma poi, tu non smettere di CAMMINARE!
- di Redazione
- 28 Giugno 2022
- Amor vincit omnia
Lunghe passeggiate all'aria aperta e quell'insostituibile sapore di libertà. Daniela Zedda ci racconta la sua "evasione" durante il Covid
DISCLAIMER: Camminare è ad ogni passo, un incontro con noi stessi. (R.Tagore)
Quando si parla di tumori si parla sempre più spesso di PREVENZIONE, ed in particolare di STILE DI VITA SANO, inteso come quello capace di coniugare un corretto stile alimentare ad una costante e regolare attività fisica. La prevenzione infatti parte, in primo luogo, da una particolare e fondamentale attenzione verso se stessi e il proprio corpo, verso quella che può essere considerata la nostra macchina biologica, che, proprio come un’automobile necessita di una revisione periodica, che potrebbe permettere, quanto prima di stabilire se vi è la necessità o meno di un'eventuale manutenzione. È vero, a volte capita che chi conduce uno stile di vita sano, si ammala comunque, ma nonostante questo, però è indiscutibile che, chi ha cura e attenzione per il proprio corpo, mantenendone inalterato lo stato ottimale, ha una minore probabilità di contrarre determinate patologie.
E in ogni caso, sappiamo bene che esiste una grande certezza: UNA DIAGNOSI PRECOCE SALVA LA VITA. Quindi ben vengano i controlli periodici "..anche se non ho niente", il "qualcosa non mi convince, forse dovrei fare un controllo", e soprattutto, L’ADESIONE ALLE SEMPRE PIÙ FREQUENTI E UTILI CAMPAGNE DI SCREENING, atte a individuare precocemente patologie inizialmente silenti.
È vero, l’importanza di tutto questo è oramai nota, eppure accade spesso che trascuriamo, e lo facciamo perché, diciamo … NON ABBIAMO TEMPO. Ripetiamo spesso la frase "Non ho tempo!", o meglio, non è che non abbiamo tempo, è che ci sono sempre delle priorità, delle cose più importanti, e CI DIMENTICHIAMO TROPPO SPESSO DI NOI. È sempre il tempo a influenzare le nostre scelte, così come è la nostra vita a venire influenzata dal modo in cui decidiamo di investire il nostro tempo. Spesso trascuriamo i segnali del corpo perché fagocitati da una vita troppo frenetica, e dimentichiamo quella che è UNA VERITÀ ASSOLUTA, o che dovrebbe esserlo: che SI LAVORA PER VIVERE, E NON SI VIVE PER LAVORARE. Che LA SALUTE È UN BENE PRIORITARIO E INSOSTITUIBILE. Senza lavoro non si può vivere, ma senza la salute non si può spesso, neanche lavorare. La vita ci chiede sempre di trovare IL GIUSTO EQUILIBRIO NELLE COSE, di fare scelte ragionate, di trovare LA GIUSTA VIA DI MEZZO. Di compiere il nostro dovere, di essere coscienziosi, ma allo stesso tempo di tutelare il nostro benessere personale. Queste sono state le prime grandi certezze che hanno accompagnato i miei pensieri, dopo essermi ammalata. A primo impatto decisi di fare pilates. Mai fatto in vita mia, ma da qualche parte dovevo pur pure cominciare, e pilates mi ispirava … ma l’oncologo si mostrò scettico. "Meglio limitarsi a fare delle lunghe camminate", mi disse "per evitare di sollecitare troppo la colonna, viste le lesioni". E va beh!!!
"E va beh!" è la classica esclamazione che usa chi deve necessariamente prendere atto di una realtà, di un fatto, per poter poi ripartire da un nuovo punto di partenza. D’altronde, opporsi a ciò che non poteva essere cambiato, avrebbe costituito solo l’ennesima perdita di tempo. Seppur non ad un’attività sportiva, potevo comunque aspirare a delle lunghe passeggiate che, ai tempi del Covid, tra l’altro, erano un lusso non concesso a tutti. Ogni tanto finivamo in zona rossa, e a volte era proibito allontanarsi dalle nostre abitazioni, o quantomeno bisognava rimanere in prossimità delle stesse.
E così cominciai a camminare, e camminare e camminare. Ogni giorno, tutti i giorni. Con il sole, con la pioggia, con il vento. All’inizio mi sembrava d’essere un po' Forrest Gump, e mi tornava spesso alla mente la scena in cui Jenny diceva a Forrest "Corri Forrest, corri, corri!", e lui correva, sempre più veloce, sempre più deciso per sfuggire ai bulli. Io camminavo per sfuggire al cancro. Il primo periodo facevo fatica, non ero abituata: all’inizio avevo questa sensazione di pesantezza e di dolore alla gamba destra, conseguenza delle terapie, e a giorni mi pareva quasi dovessi trascinarla, eppure notavo che, NONOSTANTE L’AVESSI SOTTOPOSTA A SFORZO, IL DOLORE E QUELLA SENSAZIONE DI PESANTEZZA, INVECE DI ACCENTUARSI, DIMINUIVANO. Ero quindi, sulla buona strada. Quelle lunghe camminate, oltre che salutari diventavano ogni giorno più piacevoli. Da allora ne ho percorso di strada…è proprio il caso di dirlo. Il giro del mondo in 80 giorni, come Willy Fog, senza mongolfiera però. Amavo e amo girare per le campagne, perché … sì, ovviamente le mie lunghe camminate non potevano che avere come meta la campagna. Camminare all’interno del paese significava, durante il primo periodo post Covid del 2020, girare con la mascherina sul volto. Perennemente. In aperta campagna potevo toglierla, non potevo contagiare, non potevo essere contagiata. Da chi, d’altronde? Dagli uccelli? Dalle farfalle?? Non c’era anima viva, se non gli animali, e qualche raro pastore ad accompagnare il suo gregge. Ero in una botte di ferro. Nonostante il cancro e nonostante il Covid, io mi ritagliavo ogni giorno IL MIO ANGOLO DI FELICITÀ, IL MIO ANGOLO DI LIBERTÀ, perché questo era ed è diventato per me quell’appuntamento quotidiano. In assoluta solitudine, o talvolta con mia figlia, mi addentravo studiando nuovi percorsi da scoprire, da percorrere in mezzo al verde e alla natura incontaminata, mentre la mia mente macinava pensieri. ANCHE IL CONTATTO CON LA NATURA HA IL SUO POTERE CURATIVO E TERAPEUTICO. La pace, la tranquillità il silenzio, la geometria perfetta della natura, TI TRASMETTONO QUELLA CALMA E QUELLA SERENITÀ di cui necessiti per ritrovare il tuo equilibrio interiore, personale. Il centro di te. Camminare in aperta campagna mi ha regalato spettacoli mozzafiato, tramonti indimenticabili, colori in cui cielo e terra si fondevano e si separavano improvvisamente, silenzi carichi di significato, e viste dall’alto straordinarie che ti davano la piacevolissima sensazione di trovarti nel posto giusto al momento giusto.
Certo, devo essere sincera! Soprattutto inizialmente, ci sono stati alcuni problemi come dire… tecnici… logistici, che a tutt’oggi mi fanno sorridere un po’.
Ogni qualvolta confidavo a qualcuno che amavo andare a camminare in campagna, puntualmente, con la precisione di un orologio svizzero, mi sentivo dire "Dove vai?? In campagna da sola?? Ma sei matta??? Ci sono i cani dei pastori! È pericoloso, potrebbero aggredirti!!" "Rientri quando è già buio?? Ma è pericoloso! Potrebbe succederti qualunque cosa!". Detto con quell’intensità pareva quasi che questo triste scenario si sarebbe concretizzato con certezza assoluta e con precisione quasi matematica, di lì a poco.
Certo che queste considerazioni non rappresentavano sicuramente un’iniezione di positività! È vero che all’inizio quando passavo i cani abbaiavano ringhiando, ma poi con il tempo anche loro si sono abituati a vedermi andare avanti e indietro, e oramai non ci fanno più caso, o forse, come talvolta rispondo a qualcuno con il sorriso, non mi considerano particolarmente appetibile perché ho talmente tanti farmaci in corpo che loro lo sentono ed evitano di mordermi perché non mi ritengono particolarmente saporita…come dargli torto??!!??! DE GUSTIBUS NOT DISPUTANDUM EST!!
Così come ricordo ancora divertita le mie camminate che seguivano i giorni di pioggia: tutto a un tratto quei sentieri lineari assumevano l’aspetto di impegnativi percorsi d’addestramento, versione Full metal jacket, con grandi pozzanghere paludose nelle quali finivo puntualmente per affondare, nonostante tentassi di evitare le profondità arrampicandomi come potevo sui muretti e sui sassi. Questo perché LE MIE INSEPARABILI SCARPETTE BLU ELETTRICO, running and fitness, leggerissime, perfette per le camminate, non erano proprio adatte ad affrontare intemperie di questo genere, e finivano puntualmente in lavatrice, per tornare a splendere, a fine lavaggio, come nuove, pronte per una nuova avventura.
E mi spunta un sorriso, anche quando penso al periodo in cui la normativa prevedeva che si potesse praticare attività sportiva solo in prossimità della propria abitazione senza allontanarsi troppo, e giunta in campagna, quasi in concomitanza del limite massimo stabilito d’allontanamento, mi voltai e vidi d’improvviso tutte le pecore girate verso di noi, immobili, con sguardo fisso, deciso e indagatore, in silenzio assoluto…qualcuno ci aveva messo, a nostra insaputa, un braccialetto elettronico??
"Non superate quella linea di confine, se no parte la segnalazione alla più vicina caserma!" pareva dicessero quegli occhietti attenti e scrutatori… "STATE SCONFINANDO!". Mi girai verso mia figlia, ci guardammo e scoppiammo a ridere. E, si! "Va beh!"ci saremo giustificate "Ci stavamo spostando verso la campagna, non era nostra intenzione nuocere ad alcuno…non c’era bisogno di reclutare le pecore "evader detector"!!"
A dirla tutta, LA VERITÀ è che in fondo, ciò che mi ha veramente salvato la vita è stata L’IMMUTATA CAPACITÀ DI SORRIDERE SEMPRE, anche nelle situazioni più disparate, e soprattutto la CAPACITÀ DI CONGELARE I PENSIERI TRISTI E BUI, di incartarli e rifilarli in un angolino della mente e di metterli in attesa, cosicché la speranza non potesse mai smettere di rifiorire, ovunque.
La cosa più bella che ancor oggi mi rimane è LA CAPACITÀ DI RIDERE, DI GUSTO E DI CUORE, per delle cose banalissime, e quando rido e sorrido mi sento ancora PIENA DI VITA, dimentico a volte anche di esser malata, anche se non dimentico mai che la favola, da un giorno all’altro, potrebbe finire, e proprio per questo motivo mi sento profondamente grata della possibilità di VIVERE L’ATTIMO PRESENTE.
Al di là di tutto, per me il poter ANDARE A CAMMINARE, oltre ad aver sostituito quell’attività sportiva non praticabile, ha rappresentato non solo il modo di TENERE IL CORPO ATTIVO, ma anche un MOMENTO DI LIBERTÀ, DI LEGGEREZZA, DI RELAX che mi permetteva di sentirmi serena e viva dentro. Proprio per questo motivo l’ho sempre considerata una PARTE INTEGRANTE E IRRINUNCIABILE DELLA MIA TERAPIA, alla stessa stregua dei farmaci. Svolgeva, infatti, un duplice ruolo: da una parte il movimento agiva sul benessere del corpo, dall’altra la sensazione di pace e serenità che trasmetteva agiva positivamente sull’umore, e, adesso, anche volendo, non potrei più farne a meno, perché ha rappresentato e rappresenta tutt’oggi quello che è stato il primo passo verso il mio ritorno alla LIBERTA’.