I sogni son desideri!

I sogni son desideri!

  • di Redazione
  • 26 Luglio 2022
  • Amor vincit omnia

L'amica Daniela Zedda ci parla dell'importanza del vivere qui e ora e di realizzare i piccoli desideri di ogni giorno. 

DISCLAIMER: Sono sempre i sogni a dare forma al mondo, sono sempre i sogni a fare la realtà! (Ligabue)

Quando ho ricevuto la mia diagnosi, una tra le prime cose che ho fatto, è stata quella di prendere in mano carta e penna e cominciare a scrivere. Scrivere tutto quello che mi passava per la testa, TRADURRE IN PAROLE TUTTI QUEI TUMULTUOSI PENSIERI CHE AFFOLLAVANO LA MENTE, le paure, i dubbi, le incertezze, sperando forse di poterli, in questo modo, disintegrare, di poter prendere da loro le distanze. E così ho cominciato a riempire pagine e pagine di quadernetti, agendine, diari, foglietti sparsi: parevo quasi un pittore completamente assorto, mentre con il suo pennello dipingeva con tutto l’estro che possedeva in corpo, la tela della sua migliore opera d’arte. E, VIA VIA CHE QUELLE PAROLE ROTOLAVANO SUL FOGLIO, USCIVA DA ME UNA PARTE DEL MIO DOLORE, che pian piano si scioglieva come neve al sole.

LA SCRITTURA SI SA, HA UN POTERE TERAPEUTICO perché ti permette di prendere le distanze dal problema, di scaricarlo, di dargli forma e sostanza per poterlo affrontare con maggiore presa di coscienza e consapevolezza. E così le parole scivolavano via veloci sui fogli, nei posti più impensati. Anche quando andavo in campagna, o quando andavo a fare la terapia, portavo spesso con me il mio quadernetto, in cui annotavo i miei pensieri, le mie riflessioni, le conclusioni alle quali giungevo. Pensieri talvolta carichi d’entusiasmo e di speranza, altre volte tristi e malinconici, talvolta leggeri, altre volte più profondi, complessi, articolati.

Un po' come quando ero bambina. Quella bambina che, quando la mamma la mandava dalla nonna, invece di portar la torta come faceva Cappuccetto Rosso, non mancava mai di portar con sé l’immancabile libro sottobraccio. Mia mamma lo racconta sempre questo aneddoto, mentre si perde nei ricordi di quella che è stata la sua vita e la nostra infanzia. E racconta di quella bambina bionda, dallo sguardo dolce, silenziosa e taciturna. Di quella bambina con il vestitino rosa a pois viola, con le immancabili calzette traforate, di cotone bianco, che arrivavano fino al ginocchio e le scarpe a bambola, perché così andava di moda vestire le bambine nei primi anni '80, che, giunta a destinazione, si sedeva in un angolino della stanza, e si immergeva in un'attenta lettura, catapultandosi nel suo mondo immaginario, fatto di personaggi e di storie più o meno concrete e realistiche, dalle quali nessuno poteva tirarla fuori fino a quando non avesse deciso lei stessa di piegare a triangolo l’orecchietta della pagina, per mettere "il segno", e poter poi, in un secondo momento, riprendere la lettura dal punto in cui l’aveva interrotta. Quella stessa bambina che divenne poi un'adolescente, che scherzando con l’amica amava definirsi "TOPO DI BIBLIOTECA", perché è proprio lì che passava moltissimi dei suoi pomeriggi, alla ricerca del libro perfetto, che avrebbe potuto catturare la sua attenzione quella sera. Ricordo che rimanevo incantata a guardare tutti quei libri, disposti stretti stretti uno accanto all’altro, negli scaffali. Grandi, piccoli, grossi, tecnici, di fantasia, di fantascienza, di storia o di letteratura classica. Non sapevo mai quale scegliere: erano tutti accattivanti, ma ce n’era sempre uno che alla fine, catturava la mia attenzione più di tutti gli altri. In ognuno di essi veniva raccontata una storia, attraverso gli occhi incantati dell’autore. Ogni libro letto, rappresentava un viaggio fatto in un mondo sconosciuto e da esplorare.

LEGGERE MI PERMETTEVA DI VOLARE LONTANO, di spaziare con la mente, di sconfinare al di là dell’orizzonte, come un’aquila in volo. Ed è proprio l’amore per la lettura, che mi ha spinto in seguito a prendere in mano la penna e a far scivolare leggero l’inchiostro sul foglio immacolato, per dar vita ai miei pensieri, alle storie fantastiche che ogni tanto la mia mente proiettava quasi fosse un vecchio cinematografo, e questa mia capacità, acquisita da bambina e rimasta immutata da adulta, mi è tornata utile quando la vita ha deciso di pormi di fronte ad una delle sfide più complesse in assoluto, quella della malattia.

Quella capacità di estraniarmi dalle situazioni, di vivere in una realtà mia personale, mi ha sicuramente aiutato a fare fronte a una realtà fin troppo cruda, da accettare e rielaborare.

Dopo essermi ammalata, un giorno, una persona a me molto cara, mi disse di PROVARE A IMMAGINARE D’ESSERE GUARITA, E DI IMMAGINARE COME SAREBBE STATA LA MIA VITA, SE QUESTO FOSSE ACCADUTO. Dove mi vedevo, come mi vedevo, con chi mi vedevo. Pare una cosa tanto semplice, ma in realtà, non lo è. Si trattava di ignorare tutto ciò che già sapevo, tutte le informazioni in mio possesso sulla mia malattia, categoriche e tangibili, DI LASCIARE ANDARE I PENSIERI CUPI E LE PREOCCUPAZIONI, per tracciare le linee di uno scenario futuro, probabilmente anche impensabile, al quale aspiravo.

IMMAGINARE in latino significa "IN ME MAGO AGERE", ossia "LASCIO AGIRE IL MAGO CHE È IN ME".

Il mago, a conti fatti, non è altro che colui che cambia le proprie sorti, ribaltando la prospettiva attraverso cui osserva la realtà. E io ho dato ampio spazio al mio mago, gli ho dato carta bianca affinché potesse creare qualcosa di speciale. SE NON POTEVO VINCERE SUL MALE FISICO, POTEVO QUANTOMENO IMPEDIRGLI DI RUBARMI IL TEMPO PRESENTE. Se i medici ci avevano messo competenza, intuito e professionalità per tenermi in vita, per fare lo sgambetto alla malattia e rallentare la sua corsa, io potevo contribuire immaginando quello che avrebbe potuto essere il mio futuro possibile, E PROVANDO A DARE UN SIGNIFICATO DIFFERENTE ALLA MIA VITA.

Ovviamente, nella mia fantasia, il mio futuro non poteva che prevedere una mia guarigione completa. Inizialmente costruivo scenari di questo tipo, proprio come nei film, quei film in cui, per tutta una serie di circostanze, anche nelle situazioni più assurde e disparate, ANDAVA A FINIRE CHE TUTTO SI RISOLVEVA NEL MIGLIORE DEI MODI. I classici HAPPY END. Questo, ovviamente, non significava non avere chiaro e presente il quadro d’insieme. Non significava non avere una visione realistica dei fatti concreti, vivere d’illusioni o dissociarsi dalla realtà, ma SIGNIFICAVA PERMETTERE A ME STESSA DI DARE SPAZIO A QUELLA FORMA DI PENSIERO IL CUI FINE ULTIMO ERA QUELLO DI TENERE A DISTANZA QUEI PENSIERI CHE AVREBBERO POTUTO FARMI CADERE FACILMENTE, VISTA LA SITUAZIONE, NEL BARATRO DELLA DEPRESSIONE O DELL’ANSIA MARTELLANTE. Porsi in questa prospettiva rappresentava UN MODO PER LA MENTE DI PROTEGGERE SÉ STESSA DAL DOLORE, per AGGANCIARSI SALDAMENTE AL TEMPO PRESENTE, e impedire ai pensieri, che si proiettavano prepotenti nel futuro o rimpiangevano il tempo passato, di prevaricare sull’adesso.

QUELL’ADESSO CHE RINGRAZIO DIO OGNI GIORNO DI POTER VIVERE, CHE MI CONCEDE OGNI GIORNO IL PRIVILEGIO DI POTERCI ESSERE. RINGRAZIO DIO E LA MEDICINA, I MEDICI E IL LORO IMPEGNO PIONERISTICO PROFUSO FINALIZZATO A SALVARE VITE UMANE, ANCHE LADDOVE LE SPERANZE SI ASSOTIGLIANO.

Ero e sono perfettamente presente a me stessa, cosciente e consapevole, ma ho scelto di proiettarmi in una realtà della quale io stessa traccio personalmente i confini. E così costruivo uno scenario immaginario dove ERO SI' GUARITA, ma al quale però, con il tempo cominciai ad aggiungere particolari su particolari, PER RENDERLO SEMPRE PIÙ REALISTICO E CREDIBILE, e allora ho cominciato a pensare a cosa avrei potuto, e soprattutto voluto fare, nella e della mia vita. Le classiche cose che hai sempre desiderato fare, ma non hai mai trovato né il tempo, né il modo, né l’occasione, né forse il coraggio di fare. Era arrivato il momento di AGIRE. E nella mia fantasia ho cominciato a stilare una sorta di LISTA DEI DESIDERI. Niente di particolarmente articolato o complesso: cose semplici, per una persona altrettanto semplice. Per rendere possibili quei desideri, PER PORTARLI DAL PIANO DELLA FANTASIA A QUELLO DELLA REALTÀ, ho dovuto impegnarmi affinché potessero essere potenzialmente realizzabili. GRAN PARTE DI CIÒ CHE OTTENIAMO È FRUTTO DEL NOSTRO IMPEGNO, DELLA NOSTRA SERIETÀ, DELLA CAPACITÀ DI NON ARRENDERCI DI FRONTE ALLE DIFFICOLTÀ E ALLE OSTILITÀ DELLA VITA, come dice sempre un'altra persona, che stimo e ammiro profondamente.

DOVEVO FARE IN MODO DI FAR CONVERGERE CIRCOSTANZE E OPPORTUNITÀ.

Si trattava di mettere in piedi la vita al di là della malattia, insomma.

Il tempo non è infinito e se è fondamentale e naturale destinarne una parte alla vita concreta e reale, lo è altrettanto destinarne un’altra alla realizzazione di quei piccoli grandi desideri, che potrebbero APRIRE SQUARCI DI FELICITÀ E DI SODDISFAZIONE PERSONALE IN UNA VITA TALVOLTA DIFFICILE, DURA E FATICOSA.

E così, in questi due anni, ho deciso di passare dal DESIDERARE al FARE.

Ho sempre desiderato scrivere, ma NON HO MAI TROVATO IL TEMPO per poterlo fare con continuità.

Ho sempre desiderato visitare un faro, per ammirarne la maestosità, alcuni Musei, Chiese e Monumenti, per poterne portare con me storia e ricchezza, MA NON HO MAI TROVATO LA GIUSTA OCCASIONE PER POTERLO FARE.

E stato l’ADESSO a concedermi tutte queste opportunità, concedendomi tempo, occasione, e possibilità quando ho cominciato a DARE SPAZIO AL FARE E NON SOLO AL DESIDERARE.

Ho sempre desiderato poter stare accanto e tendere la mano a chi, per varie circostanze, si sente perduto, fuori tempo, fuori luogo, fuori posto, a chi si sente perdente ancor prima di iniziare, MA NON HO MAI TROVATO UN MODO CONCRETO PER POTERCI RIUSCIRE APPIENO, e L’ADESSO mi ha permesso, in un modo del tutto impensato, di poterci essere e collaborare.

Ho sempre desiderato realizzare alcuni piccoli sogni di mia figlia e delle persone che amo, ma NON HO MAI TROVATO IL MOMENTO GIUSTO PER POTERLO FARE, e l’ADESSO mi ha indicato la via per poterli concretizzare.

E così, AGENDO ho cominciato a CREARE!

A conti fatti, l’ADESSO, si è trasformato in un'OPPORTUNITÀ, ed È DIVENTATO STIMOLO PER AGIRE E REALIZZARE TUTTO CIÒ CHE PER TANTO, TROPPO TEMPO ERA STATO TRASCURATO, a fronte di un ipotetico "Più avanti, quando potrò, lo farò!". Piccole cose, che per tanti potrebbero non esser neanche considerate desideri, tantomeno irraggiungibili, ma che, nella frenesia della quotidianità della mia vita, ho spesso RIMANDATO, DIMENTICANDO CHE LA VITA È FATTA ANCHE DI PASSIONI, DI INTERESSI E DI SOGNI CHE FANNO SORRIDERE IL CUORE. Dimenticando che quel "Più avanti!" sarebbe potuto non arrivare mai, e invece, adesso, con quella mia lista fatta di tanti piccoli e semplici desideri, ogni qualvolta ne realizzo uno, metto un piccolo segno di spunta verde, con su’ scritto "QUESTO L’HO FATTO! IL TEMPO L’HO TROVATO! IL MIO PICCOLO SOGNO L’HO REALIZZATO!"