Capo ricordati che la felicità sta dentro alle piccole cose!
- di Redazione
- 15 Marzo 2022
- Amor vincit omnia
Nuovo appuntamento con la rubrica "Amor vincit omnia" curata dalla nostra amica Daniela Zedda che fa dell’ironia una grande alleata.
DICLAIMER: "Ognuno di noi elabora una strategia personale per far fronte al dolore, e se non avessi imparato a ridere di me stessa, non avrei mai saputo come affrontarla questa malattia, perché spesso anche RIDERE TI SALVA LA VITA!"
Se proprio devo essere sincera fino in fondo, la verità è che il mio rapporto con la chioma è sempre stato problematico, e ho sempre avuto un rapporto contrastante con i miei capelli. Fin da bambina mi incantavo a guardare quelle lunghe chiome folte e lucenti, fluide e leggiadre, talvolta lasciate libere al vento, altre volte intrecciate in pettinature dalle simmetrie perfette e io…io, invece, avevo quattro capelli messi in croce, fini, finissimi, lisci, che più lisci di così non potevano essere. Dopo 14 lunghissimi anni d’attesa per raggiungere una lunghezza su cui poter "lavorare", decisi, in occasione della Cresima, di cambiare look, e d’andare per la prima volta dalla parrucchiera e farmi una permanente ad onde larghe. Avevo sempre sognato capelli dalle onde leggiadre. Ma, i miei piani vennero presto disattesi: né io, né la parrucchiera avevamo preventivato la stoica e coraggiosa resistenza di quei finissimi e fragili capellini, ostinatamente decisi a non volersi piegare al nuovo e innovativo taglio.
Vidi, quindi, la parrucchiera muoversi velocemente, spalmare strane sostanze sulla mia testa, avvolgere, incartare. Ma…dovevo avere fiducia: l’obiettivo era comune. Ottenere una bella chioma leggiadra. Dovevamo vincere. Dopo 6 ore di acidi e intrugli vari per sedare la ribellione di quei finissimi e rigidissimi capelli, sfilò via tutto quanto, e….mi aveva fatto una permanente a ricciolini stretti stretti, che parevo quasi la famosa pecora Dolly appena uscita dal salone di bellezza. Fu un trauma. Invece di durare 6 mesi, l’effetto Dolly durò sei anni. Rimasi talmente traumatizzata dall’esperimento che, fino al 2019, non misi più piede in una parruccheria…fino a quando, pochi mesi prima di scoprire di essere malata, decisi che era giunto il momento di dare un taglio e un nuovo tocco di originalità alla chioma. Mi fece un taglio e una piega semplici: avevo deciso di iniziare gradualmente, poi mi sarei sbizzarrita, ma… non ha portato molto bene, direi. Dopo pochi mesi la diagnosi, la chemio e…la chioma era bella che andata. Tutti caduti. E’ naturale. Era necessario, inevitabile, il male minore, ovviamente. "Ricresceranno", dicevano tutti "più belli di prima, sicuramente ricci." Ah, beh…almeno quello!!
E nel frattempo?? Mi hanno regalato la parrucca. Bella. Aveva un sacco di capelli, lisci, biondi, ordinati e vaporosi. Sembravano veri, sembravano i miei. Anzi, meglio dei miei. Avevo un sacco di capelli, che così tanti non ne avevo mai avuti, di un colore bellissimo, anche se, in realtà, io e la parrucca abbiamo avuto un rapporto altalenante e occasionale. Capitava che la mattina la indossassi per andare a fare la spesa, per farla poi "magicamente" sparire il pomeriggio prima di andare a prendere mia figlia a scuola, lasciando il posto al sobrio, pratico e veloce capellino dall’allegro fazzoletto fiorito, mentre la notte mi aggiravo per casa senza nulla indossare. Così, senza una logica prestabilita. Durante la stessa giornata potevo essere 3 persone diverse: che poi… con questa cosa del Coronavirus che dovevi indossare anche la mascherina, parevi un agente segreto in incognito. Tra mascherina, turbante e occhiali da sole, il viso era bello che celato. A far una rapina chi mai t’avrebbe potuto riconoscere? Ricordo che quando andavamo a prendere le bambine a scuola, che ai tempi era una delle poche uscite autorizzate, la mia amica, visto il look atipico e originale, mi aveva ribattezzato "LA BRIGATISTA", e poiché in macchina dovevamo sederci una dietro e una davanti, per ovvie ragioni di distanziamento, mentre apriva la portiera mi invitava a salire, dicendo "PREGO, ONOREVOLE!". La verità è che ci ridevamo un po' di questa assurda situazione, di questa scomoda malattia. Era il nostro modo di "farla fuori". Per sopravvivere, per vivere ancora, nonostante l’uragano imperversasse, e noi vi fossimo finite proprio al centro. E ricordo poi quando la compagnetta di mia figlia mi disse "Lo sai?? Solo adesso ho capito che hai il cancro. Io pensavo ti fossi convertita all’Islam, visto il turbante che indossi!" …beata innocenza!!!
Così come ricordo gli occhi vispi e curiosi della mia piccola nipotina, quando, trovata la parrucca sul tavolo mi chiese perché i miei capelli erano finiti lì, e io affabulatrice e con fare convincente, gli dissi che ero "magica", e potevo staccarli e attaccarli ogni qualvolta lo desideravo…finì per credermi sulla parola, perché per i bambini tutto è possibile, anche l’improbabile e l’improponibile…dovremo imparare da loro cos’è la SEMPLICITA’.
Che ricordi…a ripensarci ora, mi viene ancora da sorridere.
Penso che non esista un modo "giusto" per affrontare la malattia e tutto ciò che ne consegue…ognuno di noi dovrebbe semplicemente essere libero di seguire il suo sentire. Se mettere la parrucca ti fa stare bene con te stessa, metti la parrucca, e gli altri muti. Se vuoi uscire rasata, esci rasata, e gli altri muti. Se vuoi indossare un fazzoletto allegro o sobrio ed elegante, metti il fazzoletto e gli altri muti. Sarai sempre e comunque bellissima, perché è la tua anima che brilla di dignità e coraggio, e sei sempre la stessa meravigliosa creatura, così come sei, che prova ostinatamente e disperatamente a rinascere dalle sue ceneri.Mi sono mancati i miei capelli. Mi mancano ancora, ma ero e sono disposta a qualunque cosa pur di guarire, o quantomeno di vivere. Adesso ho una serissima pettinatura che non si capisce bene se sia riccia o liscia, dove i capelli che spuntano a destra si muovono verso sinistra, e quelli che spuntano a sinistra si muovono verso destra, creando uno strano ingorgo: e così accadde spesso che il ciuffo di capelli A mandi a quel paese il ciuffo di capelli B, che però sbaglia la strada e si scontra con il ciuffo C, che offeso calpesta il ciuffo D, quasi fossero degli automobilisti impazziti sulla tangenziale Nord, e quando cerco con grande impegno, di darle un tono, una forma armoniosa e ordinata…non c’è proprio niente da fare!!!Finisce sempre che i capelli fanno come vogliono!
Lo so, pare strano, ma durante questo viaggio chiamato malattia ho versato tante lacrime, e ce ne saranno ancora da versare, però RIDERE DI ME, in alcuni momenti, è stata una delle poche cose che, insieme ai farmaci, MI HA TENUTO IN VITA!