Il quarto decreto
- di Redazione
- 16 Marzo 2020
- Alla scoperta dell'altra me
In questo lunedì di marzo la magica penna di Annalisa Sitzia ci accompagna con un altro significativo racconto
E fu così che la nostra patria, tutta intera, da nord a sud, venne chiamata la "zona rossa". Che colore evocativo! Rossa come il sangue, come la battaglia, come la famosa chemioterapia che noi malati oncologici identifichiamo come quella più temibile. Rossa come la vergogna.
Nell’anno 2020, quando ci si reputava incredibilmente intelligenti, quando ci si poteva salutare istantaneamente e videochiamare da un capo all’altro del mondo semplicemente usando un’app, noi popolo di stolti preferimmo puntare all’autodistruzione.
Da settimane i media diffondevano avvisi, video, testimonianze da parte del personale sanitario che invitava tutta la popolazione al buonsenso a causa di un nuovo virus particolarmente contagioso. Ma quasi nessuno li prendeva sul serio, e i contagi aumentarono di giorno in giorno, crebbero paurosamente anche i decessi. Il buonsenso non aveva attecchito e fu necessario adottare misure restrittive importanti, minacciare con ammende e perfino col carcere per …
Per cosa? Ahhh sì, per tenerci a casa, per farci capire che stavolta sarebbero stati guai molto seri. Ci è servito addirittura un decreto. Un decreto contro l’irresponsabilità e la prepotenza. Sarebbe bastato ascoltare chi ci diceva di evitare i luoghi affollati, gli spostamenti, di lavarci accuratamente le mani e disinfettarle, uscire solo se asintomatici. Non lo sappiamo se sarebbe bastato perché non ci abbiamo nemmeno provato. Ho usato volutamente un tono apocalittico perché penso che sia giusto dare risalto alla gravità della cosa. Bisogna fare un passo indietro e ammettere che abbiamo sbagliato, che non possiamo fregarcene mettendo in serio pericolo la vita di tante persone solo perché non vogliamo cambiare le nostre abitudini. Cerchiamo di essere civili e di avere rispetto della vita. A proposito: « Io non scambio la mia vita per uno Spritz! E voi? »