Stiamo arrivando al dunque?

Stiamo arrivando al dunque?

  • di Redazione
  • 25 Agosto 2020
  • Rita, poesie e non solo

La nostra amata Rita Meleddu racconta la perdita di una cara amica che ha lottato contro il tumore

Anche questa settimana è stata contrassegnata da giorni che definire pesanti è poco. Lo so che è triste parlare di morte, non piace a nessuno, a me per prima non piace, ma in due giorni ho ricevuto tre notizie che annunciavano la morte di una cara amica, di un'altra amica, con la quale però avevo un rapporto meno stretto diciamo così, il dispiacere è però sempre grande, poi della morte di un fratello di un'amica. Tutti andati via per tumore. Purtroppo dal cancro non sempre si guarisce, talvolta si ha un epilogo che nessuno vorrebbe.

Della partenza della mia cara amica sono venuta a conoscenza grazie al marito che trovando il mio numero nel telefono della moglie, mi ha informato. Non sono però potuta andare a salutarla, perché troppo impegnata e dolorante, poi dirò...  col Covid in nuova ripresa inoltre,  forse non l'avrei neppure potuta vedere. Questa amica era una persona che definire deliziosa era poco, sempre sorridente, gentile con tutti, mai sentita inveire contro la malasorte, o chiedere "perché a me?" La malattia le aveva fatto cattiverie così grandi che sembra impossibile che una persona possa sopportare tanto dolore. Ricordo che verso la fine di febbraio, lei si trovava ricoverata nel nostro ospedale. Non c'era stata ancora la chiusura a causa del Coronavirus, persino gli accompagnatori potevano ancora entrare in ospedale, in Sardegna se ne parlava, come però di  una cosa ancora lontana, anche se di lì a pochi giorni avrebbero chiuso tutto e preso provvedimenti negli ospedali. 

Quindi decisi di scendere al quarto piano e vedere se mi facevano entrare, almeno a fare un salutino alla mia amica che non stava benissimo. Invece mi vide una dottoressa che giustamente mi disse di non entrare assolutamente in reparto, perché questo Covid, di cui da noi si parlava ancora poco, era pericolosissimo e nessuno doveva mettere a rischio gli altri ammalati.  A questo punto chiamai la mia amica al telefono dicendole che non mi facevano entrare, ma non importava, ci saremo salutate al telefono. Lei invece mi disse che sarebbe venuta da me, di aspettarla nel salottino presente nel reparto.  Aveva appena fatto la cementoplastica, e la vidi arrivare col bastone, visibilmente sofferente, ma sorridente come sempre. Sapevamo che non si poteva, ma ci abbracciammo lo stesso. Lei sempre serena e dolcissima, e vi assicuro che stava male...di nuovo nessuna lamentela, e parlammo come facevamo ogni volta che ci vedevamo, o sentivamo, del cappuccino che avremmo dovuto prendere insieme. Ogni volta però succedeva qualcosa, o io avevo già fatto colazione, o lei, oppure c'era  qualche altro intoppo, così questo cappuccino non lo abbiamo mai potuto prendere insieme, e ora mi rimane quel rimpianto. 

Ho detto che la malattia le aveva fatto troppe cattiverie, non sto a elencarle, perché non serve a nulla, dico solo che aveva anche lei metastasi cerebrali e voleva fare il trattamento Cyberknife, e invece credo che non sia stato possibile.  Ma prima di questo, tanti disturbi, e sto adoperando un eufemismo, non so come abbia potuto resistere a certe cose. Ci eravamo sentite qualche mese fa, come sempre tutt'e due speranzose e allegre come succedeva sempre quando ci si vedeva o ci sentivamo. Ho capito dalle sue parole di quel giorno che il suo tempo si stava esaurendo; eppure come sempre la testa mi dice una cosa, il cuore un altro. Sapete quando si dice "vanno via sempre i più buoni?" Ecco, questo detto alla mia amica si poteva applicare davvero, non meritava tanto soffrire, tanto penare, da una cosa all'altra, senza tregua. Era giovane, bella, dolcissima e innamoratissima ricambiata, del marito e dei figli. Erano una bellissima coppia, lui come fa Elio con me, sempre solerte e apprensionsivo con lei, quasi preveniva i suoi desideri. Ci siamo tanto affezionati gli uni agli altri e io e Elio siamo davvero dispiaciuti del triste epilogo, abbiamo sperato tanto che non succedesse e invece come sempre i nostri disegni non sono quelli di Dio. Porterò sempre con me il suo ricordo, e ho ancora nelle orecchie la sua dolcissima voce, quando mi chiamava "Ritina!!!".

Non scrivo il suo nome per la privacy, ma ho voluto un po' raccontare la sua storia che poi sarà sicuramente simile, a quella dell'altra amica, o di quella del fratello di un'altra amica; venuti a mancare in questi giorni, per far capire se ce ne fosse bisogno, di quanto sia infida e malvagia questa malattia, che non bisogna mai prenderla sottogamba, e che forse l'unico modo per contrastarla è la prevenzione, o la diagnosi precoce, per cui, niente timori inutili, ma fare le visite periodiche, in modo da poter anticipare in qualche modo la malattia, che naturalmente non è detto che si presenti...