Verso un'oncologia ecosostenibile

Verso un'oncologia ecosostenibile

  • di Redazione
  • 1 Luglio 2024
  • Italia ed estero

L’oncologia, in particolare la sperimentazione sembrerebbe essere poco ecologica, è quanto evidenzia un articolo pubblicato su ESMO Daily Reporter, il sito di aggiornamento ufficiale della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO). L’autore è Pawel Sobczuk, oncologo presso l’Istituto nazionale di ricerca oncologica Maria Skłodowska-Curie di Varsavia, in Polonia,

"Gli studi clinici sono indispensabili per sviluppare nuovi trattamenti e per valutare e ottimizzare gli strumenti oggi disponibili, ma non possiamo trascurare l’impatto ambientale della ricerca clinica" spiega il professionista.
Il benessere dell’ambiente, quello degli esseri umani e quello degli animali (selvatici, domestici e d’allevamento), contribuiscono al miglioramento della "salute globale". In quest’ottica, anche l’oncologia e la pratica medica in genere devono rivolgere uno sguardo all’ambiente, cercando di preservarlo il più possibile senza nulla togliere alla salute e alla cura dei pazienti.

Si è scoperto che gli studi clinici, nel mondo, procurano circa 100 megatonnellate di emissioni di equivalenti di anidride carbonica (CO2e), una quantità all’incirca pari a quella prodotta annualmente da un Paese come il Belgio, dove risiedono 11,5 milioni di persone. "Per un ricercatore clinico sarebbe utile conoscere l’impatto ambientale di ciascun singolo studio clinico per ridurre l’impronta di carbonio [la cosiddetta "carbon footprint"] derivante dalle attività di ricerca" spiega Sobczuk. Il ricercatore è anche membro della ESMO Climate Change Task Force, un gruppo di esperti europei che cercano di valutare e ridurre l’impatto ambientale delle attività di ESMO.

In un altro articolo su ESMO Daily Reporter, Sobczuk ha illustrato anche il legame tra l’impatto ambientale della medicina e dell’oncologia e pratiche quotidiane che non hanno a che fare con la conduzione di studi clinici. Un contributo importante viene, per esempio, dall’utilizzo di materiale monouso che potrebbe essere sostituito con altri riutilizzabili; dallo smaltimento non corretto di alcuni tipi di rifiuti (per esempio materiali "puliti" che sono stati smaltiti come "pericolosi", anziché venire riciclati, con impatti ambientali maggiori); i viaggi che dipendenti e pazienti devono compiere per raggiungere l’ospedale. La lista non si ferma qui: per esempio, include anche gli spostamenti per congressi e riunioni, o la produzione dei farmaci e la scelta di quali farmaci prescrivere da parte dei medici.

E’ importante che i medici prestino attenzione anche a piccoli gesti quali il corretto riciclo dei rifiuti o le prescrizioni di esami a volte inutili. Com’è riportato nei risultati di uno studio, pubblicati nel 2020 sul Medical Journal of Australia, un singolo esame del sangue completo comporta l’emissione di circa 116 grammi di CO2. "Ciò significa che prescrivere 1.000 esami equivale a percorrere circa 770 chilometri in auto" spiega Sobczuk.

Il ricercatore sottolinea che la telemedicina e l’intelligenza artificiale possono aumentare la sostenibilità della pratica medica e dell’oncologia, ma perché ciò accada servirà un cambio drastico di mentalità e un impegno concreto di tutti contro i cambiamenti climatici.