Un libro che racconta la vita passando per il cancro
- di Redazione
- 1 Gennaio 2025
- Italia ed estero
Un po’ in tutte le famiglie, in un modo o nell’altro si sente parlare di tumore, per una diagnosi riscontrata a un parente stretto o per esperienza diretta. Ma quando arriva la malattia cambia totalmente la vita. Come la si può superare e si può conviverci a lungo? Qual è il significato di stare bene? E come si fa a considerare la malattia un’opportunità? Il libro "La vita è adesso. Ammalarsi, Rigenerarsi, Vivere" (Cairo Editore), scritto da Gabriella Pravettoni, docente di Psicologia delle decisioni all’Università di Milano e psiconcologa presso l’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, e Mauro Boldrini, giornalista scientifico e direttore della comunicazione dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), tenta di dare una risposta a questi temi.
"Il nostro obiettivo era parlare di come affrontare e convivere con una diagnosi di tumore – spiega Pravettoni – ma il libro è rivolto anche a chi è colpito da altre gravi patologie per una riflessione più ampia su come si possa uscire trasformati da ciò che ci presenta la vita, forse non più gli stessi, ma talvolta persino migliori. La malattia colpisce il fisico e coinvolge ogni aspetto della vita emotiva, ma è possibile trovare spunti e occasioni di felicità grazie anche ad un qualificato sostegno psicologico".
Come spesso denunciato da medici, pazienti e associazioni scientifiche, questo purtroppo non è sempre possibile oggi in Italia: solo il 20% dei malati oncologici può contare su servizi strutturati di psico-oncologia all’interno degli ospedali. "Anche io sono stata duramente colpita da una malattia, sebbene non oncologica, che mi ha costretto a sperimentare in prima persona tutto il lungo percorso dalla diagnosi, fino alla guarigione - prosegue Pravettoni - Conosco quindi molto bene cosa sia quel ‘tempo sospeso’ indotto da una patologia, e l’importanza di ritrovare la felicità nel programmare nuovi progetti di vita. Il volume vuole essere un atto di condivisione profonda, un viaggio tra le emozioni e le esperienze della mia carriera e anche della mia vita personale".
"Nel libro cerchiamo di descrivere come sia ormai obbligatorio abbandonare l’equazione semantica ‘tumore uguale male incurabile’ - risponde Boldrini - Negli ultimi 25 anni, la lotta ai tumori ha conosciuto avanzamenti epocali e parole come cronicizzazione e addirittura guarigione sono ormai entrate nel nostro lessico quotidiano in una comunicazione diventata ogni giorno più forte, più presente e più necessaria". Come ricorda Giuseppe Curigliano, presidente eletto della European Society for Medical Oncology nella prefazione, oggi in Italia ben oltre la metà degli uomini e ancora di più delle donne colpiti da un cancro sono vivi cinque anni dopo la diagnosi.
"In questi anni - prosegue Boldrini - ho maturato la convinzione, dal mio osservatorio privilegiato, di come sia diventato indispensabile parlare di cancro, dei successi e degli insuccessi, dei progressi ma anche dei diritti dei malati. Comunicare vuol dire affrontare i temi della prevenzione primaria, dell’adesione agli screening e delle diagnosi precoci. Significa inoltre parlare anche di chi non riesce a superare la malattia e poi di ricerca, innovazione, di disparità nell’accesso e di tossicità finanziaria".