

Tumori vulvari: sintomi e prevenzione
- di Redazione
- 13 Marzo 2023
- Italia ed estero
Si parla così poco dei tumori vulvari perchè si tratta di tumori rari, ma è importante non trascurare l’informazione dato che i casi sembrano in aumento. Mario Preti, Professore Associato di Ginecologia e Ostetricia all'Università degli Studi di Torino ha spiegato in un’intervista per Fondazione Umberto Veronesi Magazine: «I tumori vulvari insorgono sui genitali esterni femminili, la vulva, che è composta dalle grandi labbra, dalle piccole labbra, dal clitoride e dal vestibolo che porta alla vagina; originano più frequentemente dalle cellule squamose che costituiscono lo strato esterno della cute (carcinomi spinocellulari), a volte dalle cellule basali (basaliomi), o, in casi più rari, dalle cellule ghiandolari (adenocarcinomi) o dai melanociti (melanomi)».
I tumori vulvari costituiscono meno del 4% di tutti i tumori genitali femminili e meno dell’0,5% di tutti i tumori femminili. Il tasso di incidenza si aggira attorno a 2 nuovi casi ogni 100000 donne ogni anno e si stima che ogni anno si diagnosticano circa 600 nuovi casi in Italia.
« Negli ultimi anni studi epidemiologici hanno evidenziato una tendenza generalizzata di aumento dell’incidenza dei tumori vulvari, spiega il professore, in particolare nelle donne al di sotto dei 60 anni. Questo aumento si presuppone rifletta i cambiamenti epidemiologici di esposizione all’infezione da HPV ovvero i Papillomavirus Umani »
La casistica: «Il tumore della vulva è più frequente nelle donne in post menopausa, soprattutto intorno ai 70 anni. Il tumore della vulva impiega molto tempo a svilupparsi ed è preceduto da lesioni preinvasive. Sono conosciute due forme preinvasive principali: una causata da infezione da HPV (Papillomavirus Umano) e una legata a dermatosi croniche vulvari. La prima (lesione intraepiteliale squamosa di alto grado, VHSIL) tende a colpire donne più giovani e riconosce l’infezione da HPV come principale causa oncogenica. La seconda, meno frequente, è la neoplasia intraepiteliale vulvare differenziata (dVIN), spesso associata al lichen sclerosus, una dermatosi cronica infiammatoria».
I sintomi:
«Il tumore della vulva - precisa Mario Preti - si può manifestare con segni e sintomi anche aspecifici. Può essere preceduto da sintomi di lunga durata, come prurito e bruciore vulvare resistente alle terapie, solitamente indicativi di dermatosi precancerose come il lichen sclerosus. Può presentarsi a livello vulvare o perineale come un nodulo in crescita, un’ulcera che non regredisce nel tempo o come un’area sanguinante. A questo riguardo, una diagnosi precoce permette un trattamento meno invasivo e con migliori risultati sia estetico/funzionali sia oncologici».
Come prevenirlo:
«Il rischio di sviluppare un tumore vulvare si può ridurre evitando alcuni fattori di rischio noti modificabili e adottando un corretto stile di vita. Evitare il fumo di sigaretta, praticare corrette abitudini igienico alimentari, sessuali e una buona attività fisica sono interventi utili per la riduzione del rischio di ogni tumore. In particolare per i tumori vulvari l’identificazione e il trattamento tempestivo delle lesioni preinvasive e delle dermatosi vulvari sono interventi di fondamentale importanza. Pertanto i controlli ginecologici periodici sono essenziali e non dovrebbero essere abbandonati dalle donne in post menopausa, essendo loro le pazienti più a rischio per lo sviluppo di tumori vulvari.»
L’importanza del vaccino HPV: «Per combattere i tumori vulvari correlati all’infezione da HPV - prosegue il professor Mario Preti, la vaccinazione anti-HPV ha dimostrato la sua efficacia preventiva primaria: riducendo l’incidenza delle lesioni preinvasive vulvari HPV, associate si ha una diretta conseguenza sulla riduzione dei tumori invasivi HPV correlati».
«La nuova frontiera - conclude il professor Mario Preti - sarà la caratterizzazione molecolare dei tumori vulvari, andando a stratificare il rischio di ogni singolo tumore e di conseguenza la necessità di un trattamento più radicale. Questo importante avanzamento permetterà di proporre trattamenti mirati, riducendo la necessità di interventi chirurgici altamente demolitivi, e associando una chemioterapia mirata altamente efficace».