Tumore ovarico: importante creare consapevolezza nelle donne
- di Redazione
- 2 Aprile 2024
- Italia ed estero
In Italia fino all’80% dei casi di tumore ovarico viene diagnosticato troppo tardi. Sono oltre 4.800 le nuove diagnosi l’anno individuate con la malattia già in fase avanzata. È necessario quindi aumentare la consapevolezza tra le donne, attraverso opportune campagne informative, su una patologia di cui si parla ancora poco. È inoltre importante favorire e velocizzare, per tutte le pazienti, l’accesso ai test per biomarcatori predittivi e alle cure innovative contro la neoplasia ginecologica che presenta il più alto tasso di mortalità.
Questo appello è stato lanciato a Roma durante la tavola rotonda dell’Ovarian Cancer Commitment (Occ). Si tratta di un’iniziativa europea promossa da AstraZeneca insieme alla Società europea di Oncologia ginecologica (Eego) e alla Rete europea dei Gruppi di Advocacy sul cancro ginecologico (Engage) che si pone l’obiettivo di promuovere la discussione e il confronto al fine di migliorare la qualità di vita e la sopravvivenza delle donne con cancro ovarico.
Come ha ricordato Nicoletta Colombo (Direttore di Ginecologia oncologica medica dell’Ieo e Professore associato di Ostetricia e Ginecologia presso l’Università di Milano-Bicocca) la patologia provoca ogni anno più di 3.200 decessi. Questo è dovuto a una sintomatologia aspecifica e tardiva, e dalla totale mancanza di programmi di screening. Nonostante le difficoltà, nell’ottenere diagnosi precoci, non sono mancati negli ultimi anni importanti innovazioni terapeutiche. In particolare, l’oncologia di precisione sta portando grandi benefici in termini di sopravvivenza. Il carcinoma ovarico si caratterizza per notevoli deficit genetici che alterano i meccanismi di riparazione dei danni del Dna. Esiste da alcuni anni il test Hrd in grado di rilevare quando non funziona il meccanismo della ricombinazione omologa o Homologus Recombination Deficiency. Si tratta di un "sistema di correzione" che se smette di operare induce il Dna a generare nuovi errori. Sono queste, infatti, le principali caratteristiche biologiche del tumore ovarico. L’esecuzione del test Hrd permette quindi di adattare le cure a ogni singola paziente e consente ai clinici di proporre strategie di sorveglianza o di riduzione del rischio.
Rappresenta un’evoluzione del test Brca ed è rilevante nella scelta della terapia con i Parp-inibitori, la nuova classe di farmaci in grado di contrastare le neoplasie che presentano un difetto nel processo di ricombinazione omologa. L’esecuzione del test Hrd richiede piattaforme tecnologiche e software attualmente presenti solo in pochi centri altamente specializzati. Inoltre, al momento, il processo di tariffazione e rimborsabilità del test non è sempre chiaro e omogeno per tutte le Regioni. È auspicabile una centralizzazione della governance dei laboratori che svolgono queste analisi molto complesse, basate su tecnologia Ngs. Solo così è possibile garantire la massima qualità di erogazione degli esami e il contenimento dei costi di esecuzione.
Tutte le pazienti con carcinoma ovarico hanno il diritto di essere assistite in centri oncologici specializzati nel trattare una malattia molto complessa, ha aggiunto Anna Fagotti (Professore di Ostetricia e Ginecologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, Direttrice Uoc presso Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli Ircss nonché presidente Esgo). In tempi brevi è necessario adottare i criteri e gli standard di selezione dei centri di riferimento all’interno delle reti oncologiche regionali. Su tutto il territorio nazionale servono linee guida omogenee che rispettino alcuni criteri e standard essenziali, in tutto 10, che sono stati stabiliti di recente dall’European Society of Gynaecological Oncology e prevedono, tra gli altri, la presenza di un chirurgo specializzato, un volume di soglia di almeno 30-20 interventi annui, la presenza di team multidisciplinari e l’accesso ai trials clinici. La malattia presenta ancora dei bisogni insoddisfatti per la maggioranza dei pazienti, ha invece commentato Nicoletta Cerana (Presidente Acto Italia - Alleanza contro il tumore ovarico Ets). L’innovazione terapeutica sta migliorando le prospettive delle donne interessate dal tumore ovarico ma bisogna prestare maggiore attenzione a livello di assistenza socio-sanitara e alla qualità di vita durante e dopo le terapie.
L’onorevole Annarita Patriarca (Commissione Affari sociali della Camera dei Deputati) ha rimarcato come il tumore ovarico provochi ancora troppe vittime in Italia, così come in molti altri Paesi Occidentali. Tuttavia è una patologia oncologica ancora poco conosciuta ed è necessario informare maggiormente l’opinione pubblica. Sul versante istituzionale, è quindi necessario un impegno comune del Governo e del Parlamento per garantire l’accesso a tutte le donne ai trattamenti più innovativi ed efficaci. Una priorità non rinviabile e che deve essere inserita nell’agenda politica.