Tumore ovarico e i progressi della genetica

Tumore ovarico e i progressi della genetica

  • di Redazione
  • 1 Febbraio 2017
  • Italia ed estero

Summit dei migliori chirurghi del mondo all’IEO

Il 30 e 31 gennaio si sono riuniti per la prima volta all’Istituto Europeo di Oncologia gli specialisti nel trattamento del tumore ovarico dei maggiori centri oncologici al mondo ovvero Mayo Clinic, Memorial Sloan Kettering, Massachusetts General Hospital e Irvine Medical Center negli Stati Uniti, e il Kliniken Essen Mitte in Germania.

"La medicina molecolare, infatti, offre nuove possibilità, se non di guarire, sicuramente di ottenere un prolungamento della vita mantenendo anche una buona qualità della stessa, anche in presenza di malattia avanzata" - spiega Nicoletta Colombo, Direttore del Programma Ginecologia IEO - "Ad esempio, i risultati dei test genetici che rivelano l’eventuale presenza di geni mutati nel DNA femminile (BRCA1 e BRCA2) ora ci permettono di proporre farmaci mirati ed efficaci a chi ne è portatrice. La ricerca in questo campo va veloce: oggi sappiamo che sino al 25% delle pazienti con carcinoma sieroso di alto grado dell’ovaio hanno una mutazione BRCA, mentre 5 anni fa pensavamo fossero il 5%. La conoscenza di questo dato ci permette non solo di offrire loro trattamenti più mirati, ma anche di identificare i familiari sani a cui offrire misure di prevenzione."

"Oltre ai geni BRCA" - continua Colombo - "altri geni sono implicati nella suscettibilità al carcinoma ovarico e potenzialmente alla sensibilità a farmaci specifici. La tecnologia moderna ci consente di realizzare uno screening genetico in tempi relativamente brevi; in particolare oggi è possibile eseguire una caratterizzazione genetico-molecolare del tumore per i geni potenzialmente actionable, vale a dire suscettibili di terapie mirate."

L’aspetto innovativo discusso durante il convegno è stato la caratterizzazione genetico-molecolare e come essa possa guidare verso una terapia chirurgica più personalizzata: l’obiettivo infatti è identificare le pazienti che potranno beneficiare maggiormente dall’atto chirurgico rispetto a quelle che dovranno essere avviate ad una chemioterapia primaria, con il vantaggio di migliorare la cura e diminuire gli effetti collaterali.

"L’obiettivo futuro" -  conclude la Colombo - "è riuscire a stabilire la fattibilità di un’analisi molecolare di routine che ci permetta di definire per ogni paziente una terapia personalizzata a 360 gradi, non solo per farmaci mirati, ma anche per una chirurgia mirata".

In Italia si contano ogni anno circa 5.000 nuovi casi di tumore ovarico. Purtroppo solo una minoranza di queste donne viene trattata in centri specializzati in grado di offrire loro la cura più adeguata.

Numerosi studi dimostrano che, a tutti gli stadi di malattia, la sopravvivenza migliora se la paziente è trattata in un centro ad alta specializzazione, da ginecologi oncologi e chirurghi specificamente formati.

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