Tumore del seno: arte e sport per vivere meglio

Tumore del seno: arte e sport per vivere meglio

  • di Redazione
  • 27 Gennaio 2025
  • Italia ed estero

Arte e sport sono gli alleati della salute e possono combattere e ridurre del 43% lo stress generato dal tumore del seno. A ribadirlo e dimostrarlo è il  progetto Re-Start  promosso da Fondazione IncontraDonna al fianco dei partner scientifici Azienda Ospedaliera-Università Policlinico Umberto I e Istituto Dermopatico dell’Immacolata, patrocinato da Fondazione AIOM (Associazione Italiana Oncologia Medica) e da Fondazione Sport City

L’iniziativa ha avuto inizio nel marzo 2024 con l’intento di fornire un programma personalizzato di attività sportive e culturali gratuite rivolte alle pazienti oncologiche per migliorare la qualità della vita. Secondo i risultati raccolti, attraverso appositi questionari, a quasi un anno dalla partenza del progetto è stato dimostrato che lezioni di tai chi chuan, canottaggio, teatro, scrittura espressiva, flamenco, pilates matwork, mindfulness e arte terapia hanno ridotto, appunto, del 43% il distress (stress negativo) e migliorano disturbi psico-fisici come dolore, depressione, preoccupazione, nervosismo e senso di paura.

"La pratica clinica oncologica ha ampiamente dimostrato negli ultimi anni come i trattamenti debbano essere sempre più a misura del singolo paziente", spiega Andrea Botticelli, responsabile della Breast Unit del Policlinico Umberto I di Roma e responsabile scientifico del progetto. "Con Re-Start Cancer Care abbiamo voluto proporre questo stesso approccio personalizzato ai bisogni specifici delle nostre pazienti". Sono state così coinvolte oltre 100 pazienti con tumore del seno che hanno potuto partecipare gratuitamente a uno o più corsi.

"Questo progetto ha dimostrato di essere un’iniziativa di grande valore, in grado di apportare benefici significativi a livello psicofisico ai partecipanti e fornire una rete di supporto fondamentale", afferma Adriana Bonifacino, presidente di Fondazione IncontraDonna. "Tutte le attività hanno apportato giovamenti sotto il profilo mentale e relazionale, favorendo l’incontro tra persone che vivono e che hanno vissuto esperienze simili. Stiamo già lavorando per ottimizzare il progetto, vogliamo renderlo replicabile sul territorio nazionale, ampliare l’offerta dei corsi proposti e coinvolgere un numero sempre maggiore di pazienti". E Botticelli aggiunge: "I risultati hanno soddisfatto gli obiettivi quali l’empowerment e la qualità di vita incidendo sugli aspetti pratici, fisici ed emozionali che possono causare disagio nelle pazienti. È stato inoltre confermato dai partecipanti quanto sia stato determinante svolgere i corsi al di fuori di contesti ospedalieri/sanitari al fine di allontanare il pensiero della propria malattia".

Lo sport ha un ruolo centrale all’interno del progetto Restart: "Il canottaggio, oltre a offrire un ottimo allenamento, permette di immergersi nella natura, favorendo calma e serenità. Inoltre, migliora l’umore, promuove buone abitudini e un approccio sano alla vita quotidiana. Il suo valore sociale è uno dei principali benefici, poiché stimola l’interazione tra le persone: una barca si muove solo grazie al contributo di tutta la squadra", sottolinea Nicoletta Alborino, coordinatrice delle attività sportive della Fondazione IncontraDonna e vogatrice della squadra di Re-Start Cancer Care.

Anche il teatro ha avuto un particolare effetto benefico e dei risultati positivi. Lo scorso 20 gennaio al Teatro Ghione di Roma è andato in scena lo spettacolo "Il Cappotto" di Gogol a cura di Francesco Giuffrè in cui si sono esibite le pazienti che hanno aderito al progetto e i loro caregiver. Seguirà poi una breve dimostrazione da parte di alcuni dei partecipanti agli altri corsi. L’intero ricavato della serata è stato devoluto alla Fondazione IncontraDonna. Il "Cappotto" di Gogol racconta l’emarginazione di un uomo che non viene accettato fin quando non apparirà, agli occhi dei suoi colleghi, con un cappotto nuovo ed elegante al posto del suo, ormai logoro. Lo spettacolo intende essere un invito ad essere orgogliosi della nostra diversità e unicità. 

"Lo spettacolo è frutto di un percorso di condivisione tra persone che stanno attraversando un momento di fragilità fisica ed emotiva", aggiunge Francesco Giuffrè, regista e insegnante del corso di Teatro. "Dopo aver lavorato sull’esplorazione dei sentimenti, sull’ascolto dell’altro e di sé, la costruzione di un vero e proprio spettacolo è stato il naturale epilogo di questo ‘viaggio"