Tumore al seno, verso un nuovo standard di cura per i casi ad alto rischio

Tumore al seno, verso un nuovo standard di cura per i casi ad alto rischio

  • di Redazione
  • 22 Gennaio 2025
  • Italia ed estero

Nuova conferma per la terapia con trastuzumab emtansine (T-dm1) per il cancro al seno in stadio precoce. La notizia riguarda le pazienti con un tumore del tipo Her2 positivo particolarmente aggressivo, e arriva dalle pagine del New England Journal of Medicine. Sono stati infatti pubblicati i risultati a lungo termine dello studio Katherine che, nelle pazienti ad alto rischio di recidiva, ha confrontato T-dm1 (il primo anticorpo farmaco-coniugato ad essere stato impiegato per questa neoplasia) con trastuzumab, ossia lo standard di cura nonché prima terapia mirata anti-Her2, messa a punto oltre 25 anni fa e oggi ampiamente utilizzata anche in altri tumori.

Lo studio ha coinvolto quasi 1.500 pazienti che non avevano risposto completamente alla terapia neoadiuvante (cioè somministrata prima dell’intervento chirurgico) a base di chemioterapia e trastuzumab, e presentavano un residuo di malattia nel seno o nei linfonodi ascellari, asportato poi con l’operazione. Dopo l’intervento, metà è stata trattata con trastuzumab e l’altra metà con il T-dm1 per 14 cicli.

A distanza di tre anni, i primi risultati avevano mostrato che il T-dm1 dimezzava il rischio di recidiva e decesso. E ora, dopo oltre 7 anni di follow up, quei dati vengono sostanzialmente confermati: il rischio risulta ancora ridotto del 46%; la sopravvivenza libera da malattia è di oltre l’80% nel gruppo trattato con T-dm1 contro il 67% del gruppo trattato con trastuzumab.

Secondo Charles E. Geyer dell’Università di Pittsburgh e principal investigator dello studio, i risultati dello studio Katherine sono destinati a cambiare lo standard di cura per le pazienti con un tumore iniziale Her 2 positivo: "Abbiamo dimostrato che T-dm1 porta a miglioramenti stabili a lungo termine nella sopravvivenza libera da malattia invasiva e migliora la sopravvivenza globale. Continueremo a seguire le pazienti per capire l’entità dei benefici".

T-dm1 è un anticorpo farmaco-coniugato che combina il trastuzumab con il chemioterapico emtansine: il primo aggancia le cellule tumorali che presentano i recettori per Her2 sulla loro superficie, e a quel punto libera il chemioterapico, che uccide il target in modo selettivo. Il farmaco è stato approvato e impiegato inizialmente per i casi di tumore Her 2 positivo metastatico. Nello studio Katherine gli eventi avversi sono stati maggiori nel gruppo trattato con il farmaco sperimentale ma, riportano gli autori, la sicurezza generale è stata ritenuta accettabile.

Per Geyer è particolarmente importante il fatto che il beneficio di T-dm1 si è mantenuto costante in tutti i sottogruppi di pazienti. L'analisi ha infatti mostrato la stessa riduzione del rischio di morte e di tumore invasivo, indipendentemente dall'estensione della malattia al momento della presentazione, dallo stato dei recettori ormonali, dal regime di trattamento neoadiuvante, dalla presenza di linfonodi positivi al momento dell'intervento, dall'età e dall’etnia.