Tumore al seno: si può combattere la nebbia mentale?

Tumore al seno: si può combattere la nebbia mentale?

  • di Redazione
  • 19 Novembre 2024
  • Italia ed estero

Annebbiamento mentale, difficoltà ad avere elasticità nell’esprimersi con l’utilizzo di alcune parole che spesso sfuggono e non si riesce a utilizzare con tempestività, mancanza di concentrazione. Questi sono alcuni degli effetti collaterali che molti pazienti oncologici patiscono dopo la chemioterapia e la terapia ormonale. E’ un fenomeno noto come chemofog o chemobrain ma che più propriamente si chiama Chemotherapy-related cognitive impairment (Crci). I dati epidemiologici sono ancora scarsi, ma sembra essere qualcosa di frequente.

"Sebbene si tratti di un fenomeno temporaneo, cioè che si verifica durante i trattamenti farmacologici ma che poi tende a scomparire nel tempo, non può rimanere misconosciuto né può essere ignorato - dice a Salute Ornella Garrone, direttrice dell’Oncologia medica della Fondazione Irccs Ca' Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano - Soprattutto adesso che per alcuni tipi di tumori, come il carcinoma mammario, gli screening e i trattamenti adiuvanti hanno permesso un significativo miglioramento della prognosi a lungo termine: la qualità di vita anche durante le cure non può essere messa in secondo piano".

Il team di Garrone sta iniziando uno studio che coinvolgerà 128 donne con tumore della mammella in fase precoce.  L’obiettivo è valutare l'efficacia preventiva di un programma di riabilitazione cognitiva in pazienti con carcinoma mammario operabile che riceveranno chemioterapia neoadiuvante (cioè prima dell’intervento chirurgico) o adiuvante (ossia dopo la chirurgia).

"Lo studio è randomizzato - spiega Garrone - Le donne che accetteranno di aderire allo studio verranno assegnate in modo casuale in due gruppi, uno destinato a ricevere il programma di training neuro-cognitivo e uno ‘di controllo’ a cui non verrà somministrato. Per evitare di introdurre variabili confondenti, non verranno coinvolte pazienti con malattie neurologiche o psichiatriche, con percezione soggettiva di difficoltà cognitive o disabilità intellettive, o che abbiano alle spalle altri trattamenti chemioterapici".

La dottoressa prosegue: "Ciascuna paziente sarà valutata dallo psicologo attraverso test neuropsicologici sui principali domini cognitivi, come la memoria, l’attenzione, le funzioni esecutive e le loro diverse componenti. Il funzionamento cognitivo sarà poi rivalutato dopo 6 mesi e dopo un anno dall’inizio della chemioterapia in modo da raccogliere ulteriori dati generali sul fenomeno e, soprattutto, capire se il programma di training cognitivo, appositamente studiato, sia di aiuto nel prevenirlo o almeno a mettervi un freno".

Le pazienti vengono seguite per 10 ore, una alla settimana dallo psico-oncologo che utilizza degli esercizi cognitivi avvalendosi di uno strumento digitale chiamato Neurotablet e svolgendo altri esercizi con carta e matita. "Il Neurotablet è un sistema multipiattaforma di riabilitazione neurocognitiva che contiene esercizi differenti con migliaia di livelli personalizzabili - spiega Luca Bondi, psico-oncologo del Policlinico di Milano, coinvolto nello studio - Gli esercizi che abbiamo selezionato sono volti a stimolare i vari domini cognitivi, come quelli delle funzioni esecutive, di memoria e di attenzione, che sembrano maggiormente coinvolti nel fenomeno della chemofog. Vogliamo contribuire ad ampliare la comprensione del fenomeno e dei suoi meccanismi sottostanti - concludono i ricercatori - ma la vera sfida è riuscire a essere di aiuto alle pazienti e fornire nuove prospettive per lo sviluppo di interventi terapeutici mirati".