Tumore al seno in fase avanzata, un farmaco mirato al posto della chemioterapia

Tumore al seno in fase avanzata, un farmaco mirato al posto della chemioterapia

  • di Redazione
  • 19 Giugno 2024
  • Italia ed estero

Uno studio presentato all’ American society of clinical oncology (Asco) 2024 potrebbe cambiare lo standard di cura del tumore della mammella metastatico ormono-sensibile. Si tratterebbe di una realtà che riguarda circa 50 mila donne in Italia. Un nuovo farmaco ha dimostrato di essere più efficace della chemioterapia già in prima linea di trattamento: aumenta in modo significativo sia la percentuale di risposte, sia il tempo di vita senza che la malattia progredisca.

Questo farmaco è trastuzumab deruxtecan ed è un anticorpo monoclonale farmaco-coniugato. Questa terminologia indica una terapia mirata, diretta contro un "bersaglio" , in questo caso la proteina HER2. Quando il farmaco incontra la cellula tumorale che presenta il bersaglio, rilascia il chemioterapico al suo interno e nel microambiente vicino. Il dato più importante e interessante è che funziona molto bene anche quando la presenza di HER2 è bassa. Anzi, bassissima. E questo apre all’impiego del farmaco potenzialmente a moltissime pazienti. Molte più di quante non lo ricevano oggi. Il farmaco è infatti approvato (anche in Italia) per chi ha un tumore al seno metastatico sensibile agli ormoni (HR+) ed HER2 positivo, anche con bassa espressione di HER2, ma come seconda linea di trattamento, dopo che si è sviluppata resistenza alla terapia endocrina e si è avuta progressione di malattia in seguito alla chemioterapia.

I dati del nuovo studio Destiny-Breast06, a detta degli esperti, sono senza precedenti: nelle pazienti con bassa espressione della proteina HER2 (HER2-low): trastuzumab deruxtecan ha ridotto del 38% il rischio di progressione di malattia o morte, e la sopravvivenza libera da progressione della malattia è stata di 13,2 mesi rispetto agli 8,1 raggiunti con la chemioterapia standard. Anche il numero di pazienti che rispondono è maggiore: si è infatti osservato un tasso di risposta oggettiva del 56,5% rispetto al 32,3% del braccio trattato con la chemioterapia. A colpire è soprattutto il dato nelle pazienti con bassissima espressione della proteina HER2 (HER2-ultralow): qui il tasso di risposta è più che raddoppiato rispetto alla chemioterapia (61,8% rispetto a 26,3%). Lo studio ha coinvolto in tutto 866 pazienti con tumore del seno metastatico, positivo per i recettori ormonali (HR+): HER2-low (713) e HER2-ultralow (153). Tutti hanno ricevuto almeno un trattamento con terapia endocrina. Circa metà sono stati trattati con la chemioterapia standard, e l’altra metà con trastuzumab deruxtecan.

"Nel tumore della mammella metastatico positivo per i recettori ormonali, dopo la terapia endocrina nelle fasi iniziali, lo standard di cura è la chemioterapia, che però è associata a benefici limitati, commenta Giuseppe Curigliano, membro del Direttivo Nazionale AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), Nello studio Destiny-Breast06 i pazienti con tumore della mammella metastatico HR+, HER2-low e HER2-ultralow trattati con trastuzumab deruxtecan hanno vissuto più a lungo, senza progressione o peggioramento della malattia rispetto alla chemioterapia standard. I risultati rappresentano un potenziale cambiamento nel modo di classificare e trattare il tumore del seno metastatico, poiché abbiamo la possibilità di utilizzare trastuzumab deruxtecan precocemente nel trattamento del tumore del seno metastatico HR+ e di impiegarlo in una nuova popolazione di pazienti con malattia metastatica, che precedentemente non ha potuto beneficiare di un farmaco mirato dopo la terapia endocrina".

Circa il 90% delle pazienti con un tumore ormonosensibile potrebbe beneficiare del nuovo trattamento.Però gli effetti collaterali gravi sono stati più comuni nel gruppo trattato con trastuzumab deruxtecan (41% vs. 31%), tra cui la polmonite interstiziale correlata al farmaco, come ha ricordato Erica L. Mayer del Dana-Farber Cancer Institute (Boston, Usa) e come è stato sottolineato nel corso della conferenza stampa dell’Asco. "Conosciamo questo effetto e sappiamo come affrontarlo: educando le pazienti a fare attenzione a sintomi come tosse o febbre e monitorandole in maniera periodica con una Tac ai polmoni", ha sottolineato Curigliano.

"I progressi nella cura di questa neoplasia negli ultimi anni sono stati davvero molto importanti e la cronicizzazione è una realtà per un numero significativo di pazienti – spiega Francesco Perrone, Presidente AIOM -. L’innovazione consente di offrire terapie in grado di migliorare la sopravvivenza a lungo termine, con un ottimo controllo della malattia. I risultati dello studio DESTINY-Breast06 evidenziano l’importanza di determinare con precisione lo stato di HER2. In questo senso, è fondamentale il ruolo del team multidisciplinare nei centri di senologia, in particolare la collaborazione tra oncologo e patologo che effettua i test diagnostici per definire il profilo molecolare". 

Lo scorso anno, al congresso dell’Asco erano stati presentati i risultati dello studio Destiny-Breast04, che hanno poi portato all’attuale utilizzo di trastuzumab deruxtecan in seconda linea nelle pazienti HER2 low, conclude Saverio Cinieri, Presidente di Fondazione AIOM: "Questi nuovi dati a lungo attesi suggeriscono che il farmaco possa diventare un’opzione terapeutica di preferenza in prima linea per i pazienti con tumore del seno HR+ metastatico". I ricercatori dello studio continueranno a seguire le pazienti per valutare la sopravvivenza globale e le informazioni raccolte direttamente dai pazienti riguardo alla qualità di vita.