Tumore al seno, costi non sostenibili per 4 donne su 10

Tumore al seno, costi non sostenibili per 4 donne su 10

  • di Redazione
  • 9 Aprile 2025
  • Italia ed estero

Il report dell’Associazione Andos e Crea Sanità evidenzia che la spesa media annua per le donne con tumore al seno è di 1.665 euro

Cure, visite ed esami specialistici continuano ad essere sempre meno sostenibili. Basti pensare che una donna che si ammala di tumore al seno affronta una spesa media annua di 1.665 euro ( solo la metà viene utilizzata per farmaci e visite specialistiche private.) Due donne su 10 devono far ricorso ai risparmi e una su 10 deve rinunciare a beni essenziali, compreso il cibo. Il Crea Sanità (Centro per la Ricerca Economica Applicata alla Sanità),  ha infatti svolto un’indagine commissionata dall’Associazione Nazionale Donne Operate al Seno (Andos). Si tratta del primo rapporto Andos-Crea Sanità "Effetti collaterali del cancro alla mammella" svolto su quasi 600 pazienti con tumore del seno. E’ emerso che oltre il 70% sostiene spese private durante il percorso di cura, e che il 38% è colpita dalla cosiddetta tossicità finanziaria: il 32% rinuncia alle vacanze, a mangiare fuori e ad altre attività "extra", mentre il 10,3% deve fare a meno persino dei beni essenziali. Il fenomeno è maggiormente presente al Centro-Sud e nelle isole, e riguarda soprattutto le donne giovani con una diagnosi recente.

"La quota delle pazienti che hanno sostenuto spese private aumenta in relazione al livello di istruzione – spiega Federico Spandonaro, Professore aggregato all’Università di Roma Tor Vergata e presidente del comitato scientifico di Crea Sanità – La spesa media annua è massima nel Sud e Isole, pari a 4.129,7 euro, e minima nel Nord-Est, con 614 euro, e raggiunge il livello più elevato - 3.505,2 euro - nelle pazienti tra 41 e 50 anni".

In particolare i farmaci assorbono il 40,8% della spesa privata (con un onere medio annuo di 502,8 euro), seguono con il 14,7% le visite specialistiche (181,6 euro). 

Inoltre protesi e ausili importanti rimangono economicamente a carico delle pazienti come parrucche e reggiseno post-operatorio le cui spese si aggirano dal 39,9% e dal 73,8%. Particolare da non sottovalutare soprattutto per chi vive nelle isole o in piccoli centri abitati sono le spese di trasporto: il 36,4% lamenta la lontananza del centro di cura dalla residenza e il 32,1% i costi per raggiungerlo.

"Sebbene la quasi totalità delle pazienti sia esente dalle compartecipazioni, circa il 15% ha ritenuto opportuno dotarsi di copertura aggiuntiva mediante polizze assicurative – prosegue Spandonaro – La condizione di paziente genera, però, varie forme di discriminazione: ad una quota rilevante di donne, pari al 17,6%, non è stata concessa copertura assicurativa e il 12,5% ha riferito di avere subito una limitazione o un diniego totale per l’accesso al credito, per esempio per il mutuo per l’acquisto della casa".

"Come abbiamo visto, la tossicità finanziaria interessa quasi 4 donne con carcinoma mammario su 10 - commenta Francesco Perrone, presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) - Il 32,6% ritiene che le possibilità di cura siano legate alla propria condizione economica, timore che non dovrebbe avere spazio in un sistema universalistico che offre assistenza indipendentemente dal reddito. Il 52,5% però afferma che il Servizio Sanitario Nazionale non copre tutti i costi associati alla malattia. Vanno comunque evidenziati anche alcuni aspetti positivi: quasi l’80% afferma che il personale sanitario ha agevolato il percorso di cura e l’86,3% riesce ad effettuare gli esami di follow-up nei tempi previsti".

Aspetto fondamentale è la realtà lavorativa. Il 60,8% di coloro che hanno ricevuto la diagnosi da meno di due anni dichiara di avere un'occupazione dipendente o da libera professionista, ma il 30,6% però è preoccupata di non poter più lavorare a causa della malattia. Nell’ultimo anno le donne intervistate hanno perso in media circa 20 giornate di lavoro/studio e per 15,2 giornate hanno avuto una ridotta produttività; quasi la metà (49,7%) riceve poco o per nulla aiuto da strumenti di welfare aziendale; il 40,5% è stato costretto a ridurre le ore di lavoro; il 13% ha dovuto cambiare lavoro o percorso di studi; il 27% ha dovuto sviluppare nuove abilità. "Vi sono problemi diversi a seconda che il datore di lavoro sia pubblico o privato, che il contratto sia a tempo indeterminato o determinato, che si tratti di libera professione con iscrizione ad un ordine oppure no. Le tutele contrattuali variano molto in relazione ai diversi casi, fino ad essere pressoché assenti", riprende Spandonaro.

Inoltre le pazienti giovani e operate da poco sono coloro che hanno i problemi psicologici più rilevanti, come sottolinea Barbara Polistena, direttore scientifico di Crea. Sanità: "Il 32,2% delle under 40 soffre molto o moltissimo la solitudine e l’isolamento, il 28,6% ha molto o moltissimo timore del giudizio degli altri e il 21,4% dichiara di avere molto o moltissimo disagio relazionale". 

L’oncologo per oltre due terzi delle pazienti è la principale  figura di riferimento a cui segue il chirurgo. "Oltre due terzi delle donne, però, non riscontra un contatto tra il medico di riferimento e il proprio medico di famiglia. Il basso livello di interazione fra le due figure va migliorato", sottolinea Polistena.

Occorrono rimedi ed alleanze efficaci, come spiega Flori Degrassi, presidente Andos: "Questi dati rappresentano la base per individuare le donne colpite da tumore del seno a più elevata fragilità socio-economica, promuovere alleanze tra le diverse realtà associative presenti sul territorio, attivare collaborazioni con Istituzioni nazionali e locali e stimolare i decisori politici all’attuazione di iniziative legislative di sostegno nei confronti delle pazienti".