Superare i tabù per proteggere la sessualità dei pazienti oncologici

Superare i tabù per proteggere la sessualità dei pazienti oncologici

  • di Redazione
  • 17 Aprile 2025
  • Italia ed estero

La sessualità è un aspetto chiave e anche questo va preservato quando si parla di un malato oncologico anche se in troppi casi in passato è stato sottovalutato.

Se n’è parlato al convegno nazionale "Mi Amo Ancora: La sessualità nell'era dell'innovazione terapeutica del tumore della mammella": le disfunzioni sessuali, come indicato dagli esperti, sono presenti al momento della diagnosi in oltre il 50% dei casi di tumore, e tendono poi ad aumentare nettamente in seguito ai trattamenti oncologici; per questo motivo, la sfera sessuale non deve rappresentare un tabù, ma un aspetto chiave della cura da affrontare in modo multidisciplinare.

"Quando viene diagnosticato un tumore si va incontro a profondi cambiamenti che possono avere un impatto negativo sul desiderio e la salute sessuale. La neoplasia mammaria colpisce una parte molto particolare del corpo femminile da sempre sinonimo di maternità e femminilità ma anche di erotismo", ha sottolineato in occasione dell’apertura del convegno Alessandra Fabi, Consigliere Nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica/Aiom e Responsabile Scientifico dell’evento. 

La malattia può quindi distorcere l’immagine che una donna ha di sé, soprattutto dopo interventi chirurgici radicali o la somministrazione di alcune terapie farmacologiche. In questi anni l’innovazione in oncologia ha ridotto l’impatto delle cure, e oltre l’80% delle donne che subisce una mastectomia riceve una protesi mammaria dopo l’operazione. Rimangono però molti aspetti da migliorare, ed è fondamentale garantire l’accesso alle cure per tutte le pazienti, visto che sono disponibili trattamenti in grado di garantire la libido o più in generale il benessere psico-fisico.

"Sono problemi che interessano quasi tutte le patologie oncologiche. Nel carcinoma vescicale più dell’80% dei pazienti, sia uomini che donne, lamentano dolore durante il coito, difficoltà nel raggiungere l’orgasmo, forte calo del desiderio e continui episodi di disfunzione erettile. Lo stesso avviene nel tumore del colon-retto, in quelli del distretto della testa-collo e anche nei carcinomi ginecologici o urologici. Le disfunzioni sessuali devono essere contrastate anche a livello psicologico attraverso il supporto di specialisti adeguatamente preparati. Il sessuologo o lo psiconcologo dovrebbero perciò entrare nei team multidisciplinari attivi nelle Breast Unit. Possono dare un loro prezioso contributo e aiutare una donna a superare un tumore mammario", ha aggiunto Saverio Cinieri, Presidente di Fondazione Aiom e membro del Comitato Scientifico del convegno.A differenza di quanto avviene per gli uomini, gli esperti ammettono che per le donne è più raro e difficile che la sfera della sessualità venga presa in carico dall’equipe medica. E i trattamenti disponibili sono quasi tutti a pagamento, circostanza che crea una disparità nell’accesso alle cure, e un conseguente incremento della "tossicità finanziaria".

"La letteratura scientifica sulla sessualità nei pazienti oncologici è ancora carente a livello mondiale. Come Società Scientifica siamo impegnati in questa tematica e abbiano creato uno specifico Working Group. Al momento sta lavorando, con un approccio multidisciplinare, per migliorare la preparazione degli oncologi italiani. A breve pubblicheremo una revisione sulle disfunzioni sessuali ed eventuali approcci terapeutici che colpiscono in corso di diagnosi di tumore le donne, gli uomini, la comunità Lgbtqia+. Vogliamo fornire uno strumento di lavoro utile a tutti i clinici", – ha concluso Francesco Perrone, Presidente Nazionale Aiom.