Morta per una diagnosi sbagliata: i familiari risarciti con un milione

Morta per una diagnosi sbagliata: i familiari risarciti con un milione

  • di Redazione
  • 20 Agosto 2024
  • Italia ed estero

L'Asl Toscana è stata condannata a un maxi risarcimento di 950 mila euro più interessi alla famiglia di una paziente di 40 anni malata di cancro che è morta a causa di una diagnosi errata. Un tumore maligno era stato infatti scambiato per benigno ritardando di fatto le cure necessarie. Il fatto risale al 2014 quando la donna di Empoli si era recata in visita in un ambulatorio specialistico dell’Asl nella vicina Fucecchio per un piccolo nodulo al seno. Il medico dopo averla visitata aveva eseguito l’agoaspirato, inviando il campione al laboratorio per farlo analizzare. E proprio qui, stando al resoconto processuale, qualcosa non ha funzionato.

L’oncologo provvede a dimettere la donna tranquillizzandola sulla natura benigna del nodulo. Ma la realtà è ben diversa. Dopo 15 mesi la donna si aggrava e solo allora i medici dello stesso ambulatorio si rendono conto che il tumore era di origine maligna e che nel frattempo si era sviluppato con metastasi. La paziente inizia comunque le cure del caso, ma è troppo tardi. È lei stessa a far partire la causa contro l’ambulatorio dell’Asl per chiedere il risarcimento dei danni, perché è evidente che qualcosa è andato storto. Ma muore a 40 anni, a processo in corso. "L’errore medico, a seguito di una diagnosi citologica sbagliata, ha comportato una riduzione della probabilità di sopravvivenza della signora di oltre il 70%, ed ha perciò inciso in maniera ragguardevole sul bene vita, ponendosi in diretta correlazione causale con la morte", questo è stato l’esito della sentenza storica.