Lung Unit per curare nel modo migliore il tumore del polmone
- di Redazione
- 2 Dicembre 2024
- Italia ed estero
In Italia il cancro del polmone è il terzo tumore più frequentte, dopo quello della mammella e del colon-retto. Si registrano, infatti, circa 44.000 nuovi casi all’anno. Per curare tale neoplasia in in modo efficace sarebbe auspicabile avere dei Gruppi Oncopneumologici Multidisciplinari funzionali (GOM) o, meglio ancora, strutturali (Lung Unit). Si, si chiamano proprio così, Lung Unit, sono le sorelle delle Breast Unit che curano il tumore alla mammella.
Però solo il 50% dei pazienti viene gestito in centri sanitari che mancano di GOM. Questo allarme è stato lanciato dalla Fondazione FONICAP (Forza Operativa Nazionale Interdisciplinare contro il Cancro del Polmone) e dalla LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori) in occasione del loro 3° Congresso Nazionale tenutosi pochi giorni fa a Roma e che ha visto nove diverse sessioni scientifiche dedicate alle neoplasie toraco-polmonari.
"Ogni singolo paziente deve essere preso in carico solo da team oncopneumologici esperti, con adeguati volumi di attività - ha sottolineato Antonio Santo, Presidente FONICAP -. Professionisti sanitari con competenze diverse dovrebbero lavorare insieme nello stesso team come già avviene per il carcinoma mammario. Come le Breast Unit sono una realtà consolidata nell’oncologia italiana anche le Lung Unit devono diventarlo quanto prima. Esistono già alcune di queste strutture sanitarie attive nel nostro Paese e stanno producendo risultati molto interessanti per medici e malati".
"I nuovi casi ammontano ad oltre 44mila all’anno e nei prossimi decenni il numero assoluto di diagnosi è destinato ad aumentare - aggiunge Francesco Schittulli, Presidente della LILT e Vice-Presidente della Fondazione FONICAP -. Il tumore polmonare è strettamente legato al fumo di sigaretta, da solo responsabile dell’85-90% dei casi. E’ una patologia molto complessa ed eterogenea da un punto di vista biologico. Infatti, è stata una delle prime neoplasie gestite con la "medicina di precisione" per ottenere una diagnosi quanto più precisa possibile e di conseguenza una selezione delle terapie per ottimizzare i risultati. Tuttavia, bisogna ribadire che a tutt’oggi l’arma più efficace resta la prevenzione primaria con la lotta al tabagismo e la prevenzione secondaria con una diagnosi precoce. Infatti, le diverse neoplasie polmonari presentano ancora insoddisfacenti tassi di sopravvivenza a cinque anni. Stiamo tuttavia registrando graduali miglioramenti negli ultimi anni grazie alle target therapy e l’immunoterapia e attualmente la sopravvivenza a 5 anni si attesta al 16% per gli uomini e al 23% per le donne".
Purtroppo il tumore del polmone è una neoplasia molto diffusa. "Attualmente - prosegue Rossana Berardi, Presidente del network GIOT (Gruppi Interdisciplinari Oncologia Toracica) di FONICAP - più di 120mila pazienti convivono con tale diagnosi e ciò comporta un forte impatto anche da un punto di vista economico. L’evoluzione dei trattamenti ha portato negli ultimi 10-15 anni all’introduzione, nella pratica clinica, delle terapie biologiche e dell’immunoterapia. Sono delle cure che possono determinare benefici ad un numero crescente di pazienti, cui deve essere assicurato un accesso equo e sostenibile. Presentano però alti costi per l’intero sistema sanitario nazionale e pertanto, devono essere gestite in modo appropriato da oncopneumologi esperti".
"La nostra Fondazione è nata nel 2018 e prima era operativa come Associazione FONICAP dal 1981 - conclude Santo -. Da molti anni siamo impegnati per promuovere in Italia un nuovo modello di approccio alla cura del carcinoma polmonare. Come per altre malattie oncologiche bisogna sempre più prevedere l’azione congiunta di tutti gli attori coinvolti nel processo completo di assistenza. Pneumologi, radiologi, patologi, chirurghi, radioterapisti ed oncologi devono lavorare insieme in modo da favorire lo scambio di esperienze ed informazioni tra operatori, medici e paziente. Le "Lung Unit" strutturali rappresentano la naturale evoluzione dei gruppi multidisciplinari e di recente ne è stata aperta una presso l’Ospedale P. Pederzoli di Peschiera del Garda. Il nostro auspicio è che possa rappresentare un modello organizzativo riproponibile a breve, in tutte le Regioni d’Italia".