Il fruttosio alimenta la crescita dei tumori
- di Redazione
- 10 Dicembre 2024
- Italia ed estero
Le cellule tumorali sono ghiotte di zucchero come scoperto da oltre un secolo. In realtà tutte le cellule hanno bisogno di glucosio per replicarsi e quelle tumorali ne usano molto, perché si replicano molto e velocemente. Basti pensare che proprio su questo si basa uno degli esami di imaging più efficaci per scoprire la presenza di masse tumorali, la Pet con mezzo di contrasto. Ma un ruolo nel sostenere la crescita tumorale sembra averlo anche il fruttosio, un altro zucchero semplice che compone il normale zucchero da tavola, molto presente nell’alimentazione e usato spesso come dolcificante.
Una nuova ricerca, condotta dal laboratorio di Gary Patti dell’Università di Washington e pubblicata sulle pagine di Nature, ha fatto luce sui diversi meccanismi che queste due sostanze innescano a livello dell’organismo. E apre una strada per contrastare l’azione del fruttosio a sostegno della divisione cellulare nei tumori.
"Il glucosio e il fruttosio sono simili dal punto di vista della struttura chimica, ma sono metabolizzati da tessuti diversi. Il glucosio può essere assimilato da tutte le cellule dell’organismo, mentre il fruttosio viene digerito prevalentemente da fegato, rene e intestino tenue. I tessuti tumorali che abbiamo studiato non avevano i meccanismi biochimici per metabolizzare il fruttosio. Quindi, a differenza del glucosio, l'effetto del fruttosio sulle cellule tumorali isolate è quasi trascurabile", hanno spiegato Gary Patti e Ronnie Fowle-Grider, autori dello studio.
Per comprendere veramente in che modo gli effetti del glucosio e del fruttosio siano diversi, i ricercatori hanno considerato l'intero corpo, individuando come il fruttosio alimenti i tumori indirettamente attraverso il fegato, stimolando il trasferimento dei lipidi.
Il gruppo dell’Università di Washington ha messo in coltura cellule di diversi tipi di tumore e notato che il fruttosio non aumentava la divisione cellulare. Un risultato in contrasto con quello che gli stessi scienziati vedevano negli animali, dove invece una dieta ricca di fruttosio portava a un accrescimento della massa tumorale.
"Questo ci ha lasciato perplessi. Alla fine, abbiamo scoperto che le cellule tumorali non utilizzavano direttamente il fruttosio come fanno con il glucosio: il fruttosio viene trasformato dal fegato in uno specifico tipo di lipidi che vengono rilasciati nel sangue. A quanto pare, le cellule tumorali si dividono molto più velocemente quando hanno accesso a questi lipidi. Quando una cellula tumorale si divide, infatti, deve replicare il suo contenuto e questo richiede che si creino nuove membrane: i lipidi prodotti dal fegato servono proprio a questo scopo", hanno spiegato ancora i ricercatori.
Il meccanismo individuato a livello epatico potrebbe essere considerato un target terapeutico, cioè una chiave per contrastare gli effetti nocivi del fruttosio. Patti e colleghi lo hanno subito verificato, con esito positivo: inibendo il metabolismo epatico del fruttosio, i tumori nei topi sono cresciuti più lentamente.
"In realtà esiste già un farmaco che colpisce questo meccanismo, sviluppato per il trattamento della steatoepatite associata a disfunzione metabolica (precedentemente nota come malattia del fegato grasso). Un altro vantaggio di colpire il metabolismo del fruttosio è che si pensa che possa essere fatto con effetti collaterali lievi. Esiste infatti una rara condizione genetica in cui il metabolismo epatico del fruttosio è compromesso, chiamata fruttosuria essenziale, e sappiamo che chi ne è affetto vive una vita sana e normale", hanno concluso Patti e Fowle-Grider.